BBC vanta una lunga e pregevole tradizione nella programmazione di costume drama, dalle suggestive trasposizioni dei romanzi della Austen e di Dickens a quelle, sgargianti e ricche di azione come Merlin, Robin Hood o i recenti Atlantis e The Musketeers. Quest'ultima ha appena concluso la sua prima stagione sulla rete ammiraglia con un riscontro discreto (ha esordito con ben nove milioni di spettatori, ha chiuso con cinque) di pubblico, sufficiente a garantire alla serie il rinnovo. In The Musketeers nessuno azzecca una pronuncia in francese neanche per sbaglio, ma la serie si ispira alle avventure delle guardie parigine di Re Luigi XIII, frequentemente adattate in film e cartoni animati, pubblicate da Alexandre Dumas a metà del XIX secolo e si rifà, come accennato, alle produzioni dell'emittente nazionale britannica improntate all'intrattenimento per tutti.
Trame verticali
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Prodotto da BBC America e BBC Worldwide e girato per otto mesi a Praga e dintorni, lo show vanta la firma - non particolarmente rassicurante - di Adrian Hodges (sue le poco incisive Survivors e Primeval, ma pure l'agghiacciante Atlantis è opera del geniale Overman di Misfits). Come il romanzo d'appendice dumasiano, The Musketeers segue le prime esperienze militari del giovane e irruento D'Artagnan nella Francia degli inizi del XVII secolo accanto ai moschettieri dell'insicuro re Luigi XIII: il valoroso e intransigente Athos, il seduttore e idealista Aramis, l'imponente e amichevole Porthos. Le prime puntate evidenziano che la trama orizzontale non ricalcherà quella del romanzo - focalizzata sul recupero dei diamanti della regina Anna: anzi, questa è ridotta al mistero che circonda Milady, spia al soldo del cardinale di Richelieu nonché moglie di Athos. Lui la consegnò al boia e ora lei mira a sedurre, fino a portarlo dalla sua parte, il giovane D'Artagnan. Le puntate si sviluppano su trame verticali improntate al semplice intrattenimento, che di volta in volta introducono un personaggio promotore della storia, spesso interpretato da una guest riconoscibile: Jason Flemyng (La leggenda degli uomini straordinari) è un rivoluzionario che vuole sterminare la famiglia reale, James Callis (Battlestar Galactica) un imbroglione schiavista, J.J. Feild (Third Star) un ex moschettiere in cerca di vendetta, Tara Fitgerald (Waking the Dead) la spietata madre di re Luigi XIII, Annabelle Wallis (I Tudors - Scandali a corte) una nobildonna illuminata, Vinnie Jones (Snatch) un prigioniero dalla forza disumana e Sean Pertwee (Dog Soldiers) un pappone assassino.
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Le guest se ne vanno a fine puntata, i protagonisti restano, avendo rivelato qualcosa di più su se stessi. Un Peter Capaldi - il Richelieu avvolto in pelle nera - un po' sottotono è un villain perfido ma non flamboyant quanto ci piacerebbe, mentre Luke Pasqualino nei panni di D'Artagnan - quasi irriconoscibile da tempi di Skins - è poco coinvolgente e non è migliorato come attore dai tempi della serie teen (però è cresciuto di venti centimetri). Il resto del cast annovera un ottimo interprete come Tom Burke (era anche lui in Third Star), che dà del suo meglio nel ruolo di Athos nel corso delle ultime puntate, dove il traumatico passato del suo personaggio torna a perseguitarlo; il bel Santiago Cabrera di Merlin è un Aramis azzeccato e così affascinante da sedurre la regina, e il Porthos del neofita seriale Howard Charles è promettente ma poco sfruttato. La vera sorpresa è il sensazionale Ryan Gage (il meschino Alfrid di Lo Hobbit: La desolazione di Smaug), un re Luigi sfaccettato, fragile, lamentoso e influenzabile, ma anche estremamente spaventato, solo, e non è mai stato amato neanche dalla madre.
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