The Magic Flute di Branagh presentato oggi a Venezia

Il regista britannico racconta il suo ennesimo, ambizioso progetto: regalare il Singspiel mozartiano al cinema.

Kenneth Branagh approda alla Mostra del Cinema con il suo ultimo lavoro presentato fuori concorso, uno spettacolare adattamento de Il flauto magico di Mozart a metà tra cinema e opera lirica. Gli interpreti del film presenti al Lido con il regista sono, infatti, tutti cantanti d'opera e per l'evento speciale Marco Müller è riuscito a organizzare una proiezione ufficiale straordinaria: il film verrà proiettato al teatro La Fenice nel tentativo di realizzare uno straordinario connubio tra cinema e teatro.

Mr. Branagh, può spiegarci la genesi di questo progetto così speciale e il rapporto tra questo film e le messe in scene precedenti dell'opera di Mozart?

Kenneth Branagh: Il motivo principale che ci ha spinto a realizzare questo adattamento è stata la volontà di rendere l'opera lirica accessibile anche al grande pubblico che frequenta le sale cinematografiche, e abbiamo scelto Il flauto magico proprio perché è una delle opere più aperte e comprensibili, alla portata di tutti. Il lavoro più complesso è stato l'adattamento in inglese del libretto originale tedesco, ma anche questo è stato fatto proprio perché l'inglese oggi è la lingua più utilizzata sia nella vita quotidiana che nel cinema. Prima di realizzare il film ho fatto moltissime ricerche, mi sono documentato sulle precedenti messe in scena del Flauto magico, in particolare su una precedente versione inglese prodotta proprio da Peter Moores che è il padre del mio film. Quando sono arrivato a definire i dettagli del progetto mi sono trovato di fronte a due scelte, o scegliere degli attori veri che sarebbero stati doppiati oppure cercare tra i cantanti d'opera. Ho fatto molti provini per trovare gli interpreti giusti, ma ho preferito la seconda ipotesi perché volevo che l'anima dell'opera fosse completa

Perché il film è ambientato durante la Prima Guerra Mondiale?

Kenneth Branagh: Sono stato colpito dall'umorismo e dall'intensità drammatica di questa vicenda. Nella musica ho percepito un grido a favore della pace e così ho pensato alla Prima Guerra Mondiale perché è un momento buio, drammatico, con moltissime vittime. Questa scelta mi ha permesso di conciliare musica e ambientazione senza che una prevaricasse l'altra. Nell'opera originale ci sono dei vuoti di ambientazione perché il libretto dell'epoca si concentrava su altri aspetti. Il contesto di una guerra secondo me ha reso il tutto più interessante, ad esempio l'entrata di Tamino che avviene in una trincea fa percepire immediatamente il pericolo che l'uomo sta correndo, aumentando il pathos dell'opera.

Che rapporto c'è tra la Regina della Notte e Serastro?

Kenneth Branagh: Nel film lascio intuire che Pamina può essere la figlia di Serastro. Ho suggerito questo legame per creare maggior passione, ma siccome Mozart non ci offre prove certe della cosa, lasciandola solo come suggestione, ho preferito fare lo stesso anche io per non snaturare l'originale. La Regina è una donna persa, anche se molto appassionata, ma non credo sia cattiva. Non ho voluto rifarmi alla tradizione fiabesca, ma ho preferito approfondire la psiche dei personaggi con maggior attenzione.

E' stato difficile adattare la lingua inglese sulla musica di Mozart?

Kenneth Branagh: Ad occuparsi dell'adattamento è stato Stephen Fry, grande attore e scrittore inglese, che ha realizzato una traduzione che facesse attenzione al libretto originale. Stephen ha cercato di restare il più possibile fedele alla versione tedesca preoccupandosi sia della sonorità del linguaggio che del rapporto tra testo e musica.

Quali sono state le difficoltà tecniche nella realizzazione del film?

Kenneth Branagh: Il problema principale riguardava i tempi di lavorazione visto che i cantanti lirici sono impegnatissimi e hanno già il calendario degli spettacoli fissato da anni, perciò dovevamo trovare i momenti in cui fossero tutti disponibili per lavorare insieme. Ho cercato di mantenere un'idea d'improvvisazione perché temevo che un eccesso di tecnicismo avrebbe penalizzato la vitalità dell'opera. Inoltre le registrazioni audio sono state fatte a settembre e le riprese a gennaio, perciò mentre gli attori cantavano dovevano già pensare all'interpretazione e occuparsi della recitazione.

The Magic Flute sarà proiettato al Teatro La Fenice. Cosa pensa di questa scelta?

Kenneth Branagh: E' un grande onore, in quanto è un teatro molto antico e prestigioso. All'inizio eravamo un po' perplessi visto che l'intento del film è quello di portare gli spettatori dell'opera fuori dal teatro e invece in questo caso abbiamo fatto la scelta opposta. Spero che la cosa abbia un seguito visto che sarebbe bello uno scambio sempre più frequente tra cinema e teatro.