"Siamo libri di sangue, in qualunque punto ci aprano siamo rossi"
E' la barkeriana verità rivelata di puntata in puntata da The Knick, serie ospedaliera ambientata all'inizio del secolo scorso, che fa dell'apertura dei corpi il proprio climax, con scene dove non si nascondono interiora, infezioni e arterie pulsanti e dove il sangue, rigorosissimamente e copiosamente, non è digitale ma di un bel rosso scuro e con realistica consistenza. Ne è protagonista Clive Owen nei panni del Dr. John W. Thackery, liberamente ispirato a William Halsted, considerato tra i medici più innovatori del tempo.
La serie comunque non mira a ricostruire una fedele cronologia degli avanzamenti in campo medico e condensa varie scoperte e tecniche sperimentali di chirurgia nel tentativo di rendere il senso di un'era tanto avveniristica quanto costretta a prendersi enormi rischi. Infatti, già nel pilot, il mentore di Thackery, dopo l'ennesima morte sul suo tavolo operatorio, non ce la fa più e si toglie la vita. Questo porta il geniale ma non proprio morigerato allievo a ottenere una posizione che non è solo quella di chirurgo, ma anche di capo reparto con ruoli amministrativi, un compito che da una parte dà maggior prospettiva alle sue innovative idee, ma dall'altra mal si rapporta al suo stile di vita, dove per reggere lo stress della chirurgia e mantenere un equilibrio, l'unica soluzione sembra essere la droga.
C'era una volta nella medicina
Thackery ci viene presentato in un'oppieria e bordello cinese, come un Noodles ante-litteram, e non è certo la sua prima visita: lo chiamano per nome e le sue vene sono bruciate dalla cocaina. Inoltre tanto è progressista in medicina quanto è pragmatico nella gestione del personale: sa che aggiungere allo staff un medico nero (una buona ventina d'anni prima di quando successe veramente negli States) è economicamente controproducente, perché danneggia la fama dell'ospedale visto che la gran parte dei pazienti non accetterà di farsi mettere le mani addosso - o, anche peggio, dentro - da un uomo di colore. D'altra parte questa collaborazione gli sarà imposta dalla filantropa moglie del principale proprietario dell'ospedale, che coltiva sogni di uguaglianza troppo avanti sui tempi, ma a cui Thackery è costretto a dare almeno parziale soddisfazione. Ad allargare ulteriormente l'affresco si aggiungano: una suora che attraversa in incognito la città per praticare nientemeno che aborti clandestini; un massiccio bruto che in ambulanza va a prendere i malati e non teme di fracassare le teste dei colleghi di ospedali rivali per guadagnare pazienti al The Knick; un viscido individuo che recupera invece cadaveri, fondamentali per la pratica di Thackery; un amministratore indebitato con la mala di New York, che a quei tempi andava davvero poco per il sottile. The Knick insomma racconta un vero e proprio mondo diviso in strati sociali mentre, a differenza di altri medical drama, i pazienti non fanno da caso di puntata e hanno uno spazio minimo: sono letteralmente corpi su cui operare senza dare più di tanto peso alla loro storia personale e umana. Certamente ci saranno eccezioni in questo senso, ma il manifesto della serie è già nei primi sette minuti del pilot che chiariscono subito cosa fa di The Knick una serie unica.
Un uomo solo al comando
Si era ritirato ufficialmente dal cinema l'anno scorso e poco dopo aveva annunciato che non solo avrebbe diretto una serie Tv, ma che l'avrebbe diretta per intero. E come se questo non bastasse, Steven Soderbergh, come fa di solito del resto, si è caricato anche del ruolo di direttore della fotografia e di montatore. Oltre a garantirgli un controllo forse senza precedenti, avere l'intera sceneggiatura tra le mani gli ha permesso di girare fuori cronologia ottimizzando i set, con consistente risparmio. Il regista ha proposto il progetto a HBO, con cui aveva appena avuto un trionfale successo nel suo ultimo film Dietro i candelabri, chiedendo però di realizzare la serie per la rete gemella Cinemax. Una mossa che lo stesso Soderbergh non nasconde aver gratificato il suo ego: sapeva che, in un canale dove si vanno in onda guilty pleasure come Strike Back e Banshee, la sua presenza autoriale avrebbe avuto enorme rilievo, grandi libertà e non avrebbe dovuto attendere che si liberassero i fondi come invece accade su HBO, dove c'è una lunghissima lista d'attesa di progetti in valutazione e pre-produzione. Il suo sguardo autoriale è infatti evidente nella serie, accompagnata da un anacronistico e straniante score elettronico composto da Cliff Martinez e girata in condizione di luce minime, com'era del resto un mondo dove l'elettricità era ancora una rivoluzione in corso. Il nome di Soderbergh fa gioco naturalmente anche a Cinemax, che ha ottenuto per la prima volta una rilevanza di prestigio e sta ridefinendo il proprio brand agli occhi del pubblico, sebbene sia ancora ignoto cosa seguirà sulla scia di una serie del tutto anomala come The Knick, a parte, naturalmente, per la già confermata seconda stagione della stessa.
Rinascita per tutti
Se Soderbergh sembra essersi reinventato in una dimensione televisiva, dove sfogare la sua iperproduttività e mettersi alla prova in un nuovo contesto (aveva già realizzato nel 2003 K-Street, dove le puntate venivano improvvisate di settimana in settimana, ma appunto era una struttura seriale differente e quasi documentaria), e se per Cinemax The Knick potrebbe essere il punto di svolta, la serie è soprattutto un'inversione a 180° nella carriera dei suoi autori, Jack Amiel e Michael Bagler, sceneggiatori autodidatti che hanno fatto palestra tra le sit-com, si sono diplomati in romantic comedy per il grande schermo e hanno firmato lo stucchevole Qualcosa di straordinario. Intrappolati nell'immagine che hanno costruito di sé a Hollywood, hanno deciso di cambiare marcia e lavorare su qualcosa di completamente diverso, così è nato The Knick, che ha subito conquistato Soderbergh al punto da spingerlo a lasciare i corsi di pittura cui si era dedicato per tornare sul set. E a consolidare questa svolta televisiva del regista si è aggiunto da qualche mese un doppio ruolo di produttore: per la comedy degli Amazon Studios Red Oaks, e per un prossimo drama antologico di Starz, ispirato al suo film The Girlfriend Experience. Il Soderbergh cinematografico è morto, lunga vita al Soderbergh televisivo!
Conclusione
The Knick è la TV come non si è mai vista: sprofondata nelle viscere dell'umanità come un body horror cronenberghiano, la serie di Soderbergh racconta la medicina di inizio 900 e lo fa, come i medici di allora, del tutto senza guanti.
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Movieplayer.it
4.0/5