Geek Power! La televisione americana ha sviluppato un debole, non così recente in verità, per gli "sfigati", sia nella declinazione nerd che geek. Accostandosi all'inglesissima The IT Crowd ci si può aspettare una versione "Brit" di The Big Bang Theory, con protagonisti altrettanto computer-dipendenti - ma più sciatti e socialmente ritardati -, invece la serie di Channel 4 creata dall'irlandese Graham Linehan (quello di Father Ted) mandata tutta di fila in Italia da Steel, è sensibilmente differente, e tuttavia affine.
Le quattro stagioni della sitcom tutt'ora in produzione si spalmano in una trentina di episodi di mezz'ora ciascuno ambientati negli uffici-sgabuzzino dei due tecnici informatici di un'azienda nel cuore di Londra, la Reynholm Industries. I due trentenni non hanno le prestigiose prospettive di carriera dei ricercatori universitari del Cal Tech Sheldon, Leonard, Raj e Howard in The Big Bang Theory, né un'esistenza variopinta spesa tra convention di fantascienza, negozi di fumetti e maratone di giochi si ruolo, e tantomeno sfoggiano magliette cool con i supereroi o intrattengono relazioni sentimentali con bionde supertoniche. I tecnici informatici Roy e Moss trascinano un'esistenza indolente con un'attività lavorativa ridotta ai minimi termini, e le loro prospettive di carriera equivalgono a zero: la scarsità della loro vita sociale è imbarazzante e si limita a tediose serate nella casa loculo di Roy e infruttuosi quanto tragici tentativi di inserimento sociale (esemplari gli sforzi per conquistarsi amicizie maschili puntando su commenti calcistici scaricati da internet!). Al posto di una vicina di casa bionda svampita e seducente, frequentano il loro capo, la rossa Jen, ambiziosissima ed esagitata imbrogliona che spacciando conoscenze informatiche fasulle si è conquistata il ruolo di capufficio dei due inermi sottoposti relegati negli scantinati della Reynholm.

Nonostante le premesse, The IT Crowd non è un prodotto votato alla disamina dell'inadeguatezza sociale o uno studio sofisticato sulle dinamiche dei piccoli gruppi camuffato da sitcom - anche se nella finale della prima stagione i nostri ci lasciano di stucco con un episodio sull'influenza del ciclo di Jen su Roy e Moss - e tantomeno votato a indagare le misteriose esistenze parallele dei geek/nerd prediletti dalla recente serialità oltreoceano (di cui pullulano anche i procedural come Csi: Scena del crimine - con Greg - o NCIS - Unità anticrimine - con Abby - o Criminal Minds - con Reid e Garcia -; una lista che comprenda altri generi sarebbe lunghissima).

L'inizio di The IT Crowd coincide con l'arrivo di Jen, che viene promossa capufficio dell'IT della Reynholm, guidata da un evasore fiscale recidivo e funesto poi sostituito alla guida dell'azienda dal figlio reietto Douglas. Jen conquista la posizione mentendo spudoratamente sulle sue conoscenze informatiche - in realtà pressoché inesistenti - e si ritrova responsabile dei paria dell'edificio, Roy e Moss, che trascorrono la giornata nell'ozio stemperato dalle rade telefonate dei dipendenti dei piani superiori che invocano l'assistenza dei due. Assistenza che non viene mai prodotta, visto che ogni intoppo informatico è risolvibile spegnendo e riaccendendo il terminale (Ha provato a spegnere e riaccendere? è il leitmotiv di Roy) o al limite ricollegando la spina alla corrente.

La costruzione dei personaggi, ancor più dei fantasiosi espedienti narrativi, è la peculiarità che rende The IT Crowd un piccolo capolavoro in grado di trasformare due nullafacenti pigri e negletti come Roy e Moss e una trentenne zitella e instabile in personaggi irresistibili e fonti inesauribili di gag e situazioni esilaranti; Roy (interpretato da Chris O'Dowd, il tenero Simple Simon di I Love Radio Rock, lanciatissimo con A cena con un cretino, Gulliver's Travels e Bridesmaids) è un 30-something con un repertorio insolitamente consistente - per un suddito della regina - di magliette (tutte da geek) ma regolarmente sciatto, spettinato e raramente sbarbato, e la sua attività impiegatizia si limita a rade visite ai piani superiori per fornire assistenza tecnica alle impiegate posh della Reynholm.

Ognuno dei protagonisti sembra incarnare uno stereotipo del dipendente medio d'azienda: mediocre, scansafatiche e un po' meschino; in realtà il fancazzismo a oltranza di Roy, l'ambizione sfrenata di Jen, la deficienza sociale di Moss li rendono ilari estremizzazioni di comportamenti che ci accomunano tutti. Più difficile accettare di identificarsi con Douglas, il capo inetto e borioso, grasso e marpione, strafottente e insicuro, che maschera senza successo irresponsabilità e incapacità gestionale e ha ereditato l'azienda da babbo Denholm (lanciatosi dalla finestra dopo essere stato beccato dalla finanza).

Non sappiamo se riusciremo a perdonargli la rehab che lo rinormalizza a un livello socialmente accettabile, per fortuna Roy, Moss e Jen, con le loro idiosincrasie sembrano irriformabili: loser votati all'inanità, apparentemente destinati all'anonimato eppure eccentrici e impermeabili alla normalità, questi sciattissimi geek d'Oltremanica si fanno amare almeno quanto i cugini americani.