Non possiamo che iniziare la nostra recensione di The Investigation sottolineando come il titolo di questa nuova miniserie danese e in onda su Sky ogni lunedì (e disponibile on demand su Now TV) sia perfettamente esplicativo di quello che la serie vuole raccontare. Non un processo giudiziario, non un mistero a cui trovare soluzione e pieno di colpi di scena, ma una pura e semplice indagine su un tragico fatto avvenuto nel 2017 in Danimarca. Spogliata della dimensione di puro intrattenimento, la miniserie in sei episodi ha tutte le caratteristiche del documentario senza esserlo davvero. Perché nel raccontare un caso d'omicidio vero, il lavoro di Tobias Lindholm, creatore e regista, si basa su un raro equilibrio che non può che risultare interessante. E funziona. In poco meno di sei ore complessive, diventiamo testimoni di un labirinto di ipotesi, di indizi da cercare, di moventi da provare con un finale che, per quanto non imprevedibile (il caso, accaduto davvero, è ben documentato e con una facile ricerca se ne conosce facilmente l'esito), lascia un senso di soddisfazione generale.
Ricostruire una tragedia
Il capo della Omicidi della polizia di Copenaghen, Jens Møller, deve risolvere un caso molto particolare. Un sottomarino artigianale, il suo inventore e una giornalista svedese di nome Kim Wall sono scomparsi improvvisamente. "Affondato" gli dicono durante il briefing mattutino. Non passa troppo tempo prima che il sottomarino venga ritrovato insieme al suo inventore. Nessuna traccia della giornalista. Inizia così un'indagine da parte di Møller e il suo team per cercare di fare chiarezza sulle dinamiche dell'evento che porterà, man mano che le scoperte si susseguono, a un cambio di prospettiva. Forse non è solo un incidente, ma un caso di omicidio. Mancano le prove, mancano gli indizi, manca una ricostruzione. I sei episodi procederanno con uno scopo solo: riuscire a capire cosa sia successo in quelle ore avvenute nel sottomarino e capire se il corpo della giornalista sia scomparso per un incidente o per scelta dell'uomo che stava con lei. In questo senso, proprio nella prima puntata, c'è un'inquadratura che ben descrive tutta la miniserie: un sottomarino che si erge dalle acque, sospeso in aria mentre viene sollevato. Møller che assiste alla scena, guardando in alto questa gigantesca ombra nera. Il rompicapo ha inizio: un mistero nero e gigantesco sopra la testa di un piccolo uomo, che deve provare a risolverlo.
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Ricostruire un uomo
Sebbene l'indagine occupi la maggior parte del minutaggio, The Investigation dà anche un po' di spazio al fattore umano. Non solo alla relazione che si viene a creare tra il nostro protagonista e i genitori della ragazza scomparsa che chiedono giustizia, ma anche alle dinamiche della famiglia di Møller. Ormai è un uomo di mezza età, totalmente dedicato al lavoro, tanto da rimanere bloccato nelle dinamiche lavorative anche nei momenti meno opportuni come durante una serata di festeggiamenti in cui sua figlia annuncia di essere in dolce attesa. Un uomo che sembra sacrificare tutto ciò che ha per portare a termine l'indagine e che, forse, solo a caso chiuso può ricominciare davvero a vivere. In questo la miniserie riesce a gestire la divisione delle due storie: mantenendo sempre il caso su cui investigare l'elemento principale, lascia alla dimensione intima il vero finale, come una sorta di epilogo aggiuntivo che non stona nel contesto e lascia un senso di soddisfazione maggiore arrivati, per l'ultima volta, ai titoli di coda.
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Un lento procedere
Se l'interesse è quello della ricostruzione di un'indagine, sullo scoprire come si viene a capo di un mistero, su quali sono gli ostacoli che un team della Omicidi deve affrontare costantemente, The Investigation è una serie che darà parecchie soddisfazioni. Se, invece, si richiede una certa dose di azione, inseguimenti, anche spettacolo, la serie danese deluderà senza appello. Con i ritmi nordici che ben conosciamo, quelli che donano un ritmo incessante ma senza fuochi d'artificio, The Investigation preferisce un lento procedere verso la fine, cercando di mantenere alta l'attenzione dello spettatore, ma senza catapultarlo in un turbinio di emozioni. Non sempre questo passo lento e moderato risulta preciso e perfetto per la storia e, soprattutto nella parte centrale, si ha un po' troppo la sensazione di girare a vuoto. Una conseguenza sicuramente inevitabile, complice la vera storia che sta alla base del racconto - un'indagine che ha richiesto mesi per arrivare alla fine - e la stessa difficoltà dei protagonisti di raccogliere informazioni che si possano dimostrare davvero utili, ma che fatica a premiare lo spettatore poco paziente. Lo stesso finale, quasi improvviso, potrebbe risultare deludente per chi avesse voluto vederne di più, ma - come da titolo - la serie si concentra sull'indagine e la ricostruzione e non poteva avere un finale alternativo.
Conclusioni
A conclusione della nostra recensione di The Investigation possiamo ritenerci soddisfatti dalla miniserie danese. A volte il ritmo un po’ troppo dilatato potrebbe spazientire qualche spettatore che si sarebbe aspettato un po’ più d’azione e qualche momento più spettacolare che, però, non è previsto. Il racconto si concentra su una dimensione intima e relegata alle indagini, in una sfida per trovare gli indizi che possono dimostrare l’innocenza o la colpevolezza degli accusati. Pur essendo una fiction, ha il sapore di un documentario, dimostrandosi molto fedele al vero caso della scomparsa di Kim Wall, avvenuta nel 2017, e finendo per omaggiare in un epilogo umano e toccante.
Perché ci piace
- Il ritmo procede lento e inesorabile nel corso delle sei puntate dando una dimensione più intima al tutto.
- Pur essendo una fiction, la serie è molto realistica e attinente con la verità del caso realmente avvenuto nel 2017 dando vibrazioni da documentario.
- Il finale non lascia indifferenti.
Cosa non va
- A volte si ha l’impressione che il racconto giri un po’ a vuoto.
- Manca del tutto azione e senso dello spettacolo, risultando a tratti fin troppo pacato.