Serge Shuster è un alto funzionario che collabora da vicino con il presidente della Repubblica. L'uomo, un tranquillo padre di famiglia, si trova nella sua casa di campagna con la moglie, la figlia e la nipotina di poche settimane, quando il suo nome appare nella cosiddetta lista Matignon, un elenco di individui da eliminare quanto prima. La dimora viene così presa d'assalto da una banda di spietati mercenari, capeggiati dal crudele Phoebus.
In The Gardener quella che si prospetta una missione sulla carta semplice per questi scagnozzi al soldo dei potenti, si rivela invece più complicata del previsto per via della presenza di Leo, un giardiniere di mezz'età dall'oscuro passato. Questi deciderà di proteggere la famiglia ad ogni costo, finendo per rimediare in più occasioni agli errori di Shuster e svelando pian piano chi è veramente.
The Gardener: la natura perdona, lui no!
Come si può intuire dalla sinossi appena esposta, la sceneggiatura è volutamente basilare e funge da sorta di parodia più o meno calcata dei vari action-movie anni Ottanta. Non è un caso che ad esserne protagonista assoluto sia proprio Jean-Claude Van Damme, un volto e un fisico simbolo di quel cinema muscolare che, anche dopo il flop degli ultimi Mercenari di Stallone & Co., sembra essere definitivamente tramontato, almeno nella sua concezione più classica.
Il popolare, amato, attore belga nell'ultima parte di carriera ha cercato prima una svolta introspettiva - su tutti il sottovalutato JCVD - Nessuna giustizia (2008), che vi consigliamo di riscoprire - e poi un approccio autoironico, basti pensare alla serie, anch'essa sottostimata e conclusasi dopo soltanto una stagione, Jean-Claude Van Johnson, uscita in esclusiva su Amazon Prime Video. E proprio con la piattaforma di streaming è proseguita la partnership anche per questo nuovissimo The Gardener, appena sbarcato in catalogo.
Jean-Claude Van Johnson: a Parigi con Van Damme, per ricominciare da Johnson
Essere o non essere
Ovviamente anche in questo caso il protagonista gioca con la propria, consolidata, immagine e con il relativo immaginario, tanto che quando ha le cesoie in mano il pubblico immagina già come queste potranno venire poi usate nel corso del successivo minutaggio. A dire il vero però le coreografie risultano molto meno ispirate di quanto potenzialmente preventivabile, e i fan si ritroveranno a dover attendere la resa dei conti finale per la solita selva di calcioni volanti e pose plastiche che da sempre contraddistinguono il loro beniamino.
I cento e rotti minuti di visione - un taglio a certi passaggi avrebbe snellito in positivo una narrazione a tratti ridondante - vivono su una verve tragicomica, con violenza e risate che vanno a braccetto, ma l'ironia nera non va sempre a segno e i momenti più riusciti risultano essere nei giochi di parole e negli scambi di battute, alcuni dei quali sfruttanti al meglio il lavoro di giardiniere del nostro eroe.
Non tutto funziona
Tra citazioni più o meno volute a cult passati di JCVD come la saga di Universal Soldier e il tentativo di ripercorrere le strade dei più classici buddy-movie, con in questo caso una coppia improbabile e mal assortita formata da un muscoloso ex-agente o similia e da un politicante più bravo a parlare che ad agire (un anonimo Michaël Youn), The Gardener forza la mano in più occasioni ai suoi personaggi, soprattutto nella gestione di alcune figure secondarie la cui caricatura è anche più marcata del dovuto.
David Charhon, regista e sceneggiatore, è al suo secondo lavoro con Van Damme dopo L'ultimo mercenario (2021), seguendone la scia in maniera ancor più spinta. Il risultato è più pasticciato che divertente, con il demerito di aver sprecato uno script che sulla carta, con un minimo di accortezza in più, avrebbe potuto diventare un gradevole divertissement per gli amanti dell'attore ma che, a conti fatti, non ha rispettato le attese.
Conclusioni
Un collaboratore del presidente della Repubblica e la sua famiglia vengono presi di mira da una banda di uomini armati, ma il giardiniere, al lavoro nella villetta di campagna di proprietà della altolocata famiglia, si rivelerà un osso duro per i cattivi, nascondendo un passato misterioso. Jean-Claude Van Damme ad uso e consumo di questa action-comedy che gioca con la sua immagine di action-hero, non sfruttando però appieno le potenzialità autoironiche del contesto. Una manciata di battute e giochi di parole e qualche situazione paradossale non bastano per reggere il peso di un minutaggio inutilmente ingombrante.
Perché ci piace
- Jean-Claude Van Damme è sempre carismatico e possiede un'autoironia rara tra i suoi colleghi.
- Alcuni giochi di parole e una manciata di gag vanno a segno.
Cosa non va
- Troppo lungo.
- Personaggi di contorno poco ispirati, incluso il co-protagonista.
- Forzature varie qua e là nella gestione del racconto.