Michaël Dichter prende spunto dall'immaginario visivo dei migliori coming-of-age statunitensi (vedi alla voce Stand by Me) per riportarlo in una dimensione europea, nonché profondamente legata alla terra dov'è cresciuto, nelle Ardenne. Una dimensione, allora, più intima, più sentita, più vicina ai ricordi dell'autore, e per certi versi più vicina ai ricordi dello spettatore. Perché i migliori film sono quelli che sembrano parlarci direttamente; quelli che scoperchiano la memoria riportandoci a quei concetti che credevamo dimenticati. Come l'amicizia. L'amicizia che, come l'amore, è pura solo quando non c'è nessuna sovrastruttura che incombe. Un sentimento accettato con il coraggio scevro dai pregiudizi. Un coraggio che non vuole essere addomesticato ma anzi sfida il mondo intero pur di difendere quella che potrebbe essere considerata una famiglia di fatto, e non di sangue. Perché cos'è l'amicizia, se non la famiglia che scegliamo di avere?
Dietro i tratti lievi, che ad un certo punto si tingono di crime (una traccia funzionale, nonostante sia spiazzante se consideriamo l'economia generale), The Fantastic Three (titolo originale Les Trois Fantastiques), presentato al Giffoni Film Festival 2023, è un film che parla d'amicizia, ma anche di scelte, di consapevolezze, di maturità da perseguire solo tramite la condivisione. Per questo, rifacendosi ad un cinema caldo ed estivo (l'estate è un'altro concetto presente nel film), il romanzo di formazione di Michaël Dichter, che amplia un suo corto e segna il suo debutto in un lungometraggio, è pensato per mettere in scena l'orientamento di tre giovani protagonisti in un mondo che ha tolto loro (in modo diversi) i punti di riferimento.
In nome dell'amicizia
Come detto, siamo nella Ardenne, a Nord-Est della Francia. Una geografia che Michaël Dichter conosce bene, ed è eccezionale nel trasmettere e far vibrare i colori, gli odori, i personaggi di una provincia che sembra quella di John Steinbeck. Insomma, la cornice ben definita è fondamentale per The Fantastic Three. Una provincia decadente, quasi di confine, in cui giocano i tre protagonisti di The Fantastic Three: Max (Diego Murgia), Vivian (Benjamin Tellier) e Tom (Jean Devie). Passano il tempo insieme, prima, durante e dopo scuola.
Sempre insieme, affrontano il bullo di turno, facendo squadra senza concedergli un centimetro (e che bella la scena del budino...), ordinando quanto possibile un'adolescenza in tumulto che richiede tempo e spazio. In un certo senso, ognuno dei tre è lì per il gruppo. Ognuno, è funzionale all'altro. Tuttavia, Max ha dietro di sé una situazione famigliare decisamente complicata: una mamma depressa e un fratello spacciatore appena uscito dal carcere. Per questo, la famiglia che Max sceglie è quella con Vivian e Tom, rappresentando per lui una boccata d'aria nella profondità della solitudine e della rabbia.
Un buon esordio alla regia
Per stessa ammissione del regista, il centro del film è Max. Lega gli eventi, detta i tempi, indirizza il film. Una figura che non si lega alla memoria del regista (al contrario di Vivian e Tom), bensì è il frutto della sua visione cinematografica. Un'unione di intenti e sensazioni supportata da un'ottima tecnica e un'ottima messa in scena. Un film d'esordio già maturo, nonostante ci sia una carica eccessiva sulle note crime, che irrompono nella seconda parte, facendo perdere diversi punti d'attenzione. Gli stessi punti che Michaël Dichter tende poi a riprendere nel finale, che nella sua fermezza enfatizza quanto l'amicizia sia un concetto perpetuo, che può mutare in base ai bisogni dell'altro.
Detto questo, The Fantastic Three è anche il ricordo di un'estate da vivere una volta sola, perché un anno passa veloce e il tempo non resta fermo ad aspettare. Un film che si esalta quando lo sguardo si ferma sui volti dei tre ragazzi protagonisti (Diego Murgia, Benjamin Tellier e Jean Devie sono delle rivelazioni), racchiudendo nell'inquadratura i loro dubbi, le loro speranze, i loro sogni. Allargando il genere, il romanzo di formazione del bravo Dichter muta poi forma in una sorta di avventura disfunzionale, che si rifà appunto ad un certo cinema estivo americano, quello che ha segnato il nostro immaginario. Senza pretendere di essere troppo, e senza sbavare fuori dai bordi, The Fantastic Three è un'opera di immaginario ben definito, ed è un'opera di emozioni semplici e dirette, che vive al massimo le sue fasi senza risultare mai (eccessivamente) forzato. Del resto, quando c'è l'amicizia...
Conclusioni
Un contesto notevole e un manifesto all'amicizia per The Fantastic Three, film d'esordio del francese Michaël Dichter. Come scritto nella nostra recensione, l'opera è ben strutturata, ben interpretata e ben definita, nonostante la traccia noir sia un po' troppo invadente nell'economia di un racconto di formazione incentrano sul forte rapporto tra i tre amici protagonisti. I bravissimi Diego Murgia, Benjamin Tellier e Jean Devie.
Perché ci piace
- Diego Murgia, Benjamin Tellier e Jean Devie sono molto bravi.
- La cornice.
- I colori.
- Una regia che non si vede...
Cosa non va
- ... il tono noir, che potrebbe risultare eccessivo nel contesto della perdita dell'innocenza.