Con The Evil Within 2 ci perdiamo in un mondo angosciante e decadente

Ci siamo immersi nelle atmosfere malate di uno dei giochi del momento per apprezzarne le suggestioni cinematografiche e di genere.

Quando abbiamo iniziato il nostro viaggio nel mondo dei videogiochi, l'abbiamo fatto consci delle potenzialità narrative del mezzo, di un versante di questo mondo che stava andando gradualmente a far sua una tecnica di racconto più cinematografica, al punto da considerare alcuni giochi degli ultimi anni dei film più intriganti e riusciti dei propri adattamenti finiti sul grande schermo (qualcuno ha detto Assassin's Creed?). Una considerazione che ci sentiamo di applicare anche al genere horror nei videogiochi, che hanno dato vita a pietre miliari del settore, capaci di dimostrarsi più coraggiose ed efficaci di tanti, troppi film di genere.

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In principio era Resident Evil

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Una di queste pietre miliari è datata 1996 e targata Capcom: Resident Evil arrivava su console pronto a rivoluzionare un genere, facendo nascere il survival horror. C'erano già stati altri giochi di genere, da Splatterhouse a Alone in the Dark (anch'esso diventato un - brutto - film), ma il lavoro di Capcom dimostra di essersi saputo guardare alle spalle, al passato, e intorno, attingendo a suggestioni e tecniche che andavano al di là del gioco. Ne era artefice Shinji Mikami, che di recente è tornato all'horror con un nuovo lavoro che è tornato alle radici del genere, facendosi apprezzare dagli appassionati pur non essendo ugualmente dirompente. Parliamo di The Evil Within, che a metà ottobre è tornato nei negozi con un seguito che da quella base parte per cercare di fare un passo ulteriore, per offrire al giocatore un'esperienza di gioco meno lineare e più complessa.

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Il ritorno di Castellanos

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Torniamo a vestire i panni di Sebastian Castellanos a tre anni dagli eventi del Beacon Mental Hospital. Castellanons ha lasciato il dipartimento di polizia di Krimson City ed è segnato dalle esperienze passate, nonché dalla perdita della moglie Myra e la figlia Lily in un incendio, ma la sua sofferenza è interrotta dall'agente Mobius Juli Kidman che lo contatta per rivelargli che la figlia è ancora viva, che la sua morte è stata simulata ed ora c'è bisogno del suo aiuto per salvarla. Portato in una struttura segreta del Mobius, Sebastian viene a sapere che Lily è stata usata come fulcro di un nuovo sistema STEM che simula e ricostruisce una tipica cittadina della provincia americana, ma ora che la ragazzina è sparita, questo costrutto virtuale, chiamato Union, è finito fuori controllo, si sta letteralmente sfaldando e cadendo a pezzi, i suoi abitanti sono diventati dei pericolosi mostri e la degenerazione ha lasciato spazio alle macabre visioni di alcuni folli.

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Tutte le suggestioni dell'incubo

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Più che ai capostipiti del genere, la struttura di gioco di The Evil Within 2 è vicina a quella dei più recenti Resident Evil 7 o Outlast, ma è condito da suggestioni e citazioni provenienti direttamente dal mondo del cinema: muovendosi, infatti, per le strade cupe e decadenti di Union, è facile scorgere suggestioni da The Mist o Silent Hill, andando però anche oltre queste influenze più intuitive, verso la crudezza di pellicole come Seven o l'onirica perversione di un The Cell - La cellula o dell'anime Paprika - Sognando un sogno. Pur partendo da ispirazioni identificabili e consolidate, il mix che ne risulta finisce per essere originale e intrigante, capace di immergere il giocatore nella storia ed avvolgerlo in un'atmosfera che omaggia tanto del genere di appartenenza, ammiccando sia ad alcuni capisaldi dell'horror giapponese che alcuni rami di quello occidentale.

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L'importanza della storia

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Angosciante ed opprimente, la storia di The Evil Within 2 guida il giocatore di capitolo in capitolo mettendolo faccia a faccia con la follia che popola Union, costringendolo ad affrontare non solo i suoi abitanti mutati e sanguinari, ma anche alcuni mostri che spiccano per la creatività nel loro macabro aspetto, veri e propri capolavori di perverso design che non sfigurano al confronto delle altrettanto malate sculture di Stefano Valentini, un serial killer che si è infiltrato in Union e con quale saremo costretti ad avere a che fare nel corso del nostro cammino alla ricerca di Lily. Più convincente, quindi, del suo primo capitolo, il gioco di Tango Gameworks è un'esperienza piacevole e coinvolgente per gli amanti del genere, con un look, un'atmosfera e un livello di sfida (almeno uno dei boss, che non citiamo per non anticipare lo sviluppo del plot, non è per nulla semplice da sconfiggere) che permettono di ignorare alcune legnosità nel gameplay che non rovinano l'esperienza di gioco.

Movieplayer.it

3.5/5