The Diplomat è una delle migliori serie Netflix. La protagonista Kate Wyler è uno dei personaggi femminili meglio scritti (ed interpretati) dell'ultimo decennio. Il political drama è uno dei più onesti ritratti di un rapporto uomo-donna nella società contemporanea. Peccato che nel catalogo sempre più affollato della piattaforma bisogni scavare per trovare i gioielli, ma qui siamo di fronte ad una scrittura brillante.

Non a caso una quarta stagione è già in produzione: il colosso dello streaming non ha intenzione di lasciarsi sfuggire uno dei suoi titoli d'intrattenimento più sorprendenti. La terza stagione, ovviamente, non è da meno, anzi alza ulteriormente il tiro. Impossibile? Vedere (e leggere) per credere.
The Diplomat 3: una terza stagione che non perde un colpo (di scena)
La serie Netflix riprende, come da tradizione, pochi minuti dopo lo sconvolgente finale della precedente. Il Presidente degli Stati Uniti è morto proprio mentre era al telefono con Hal (Rufus Sewell) che gli stava dicendo come la vicepresidente Grace Penn (Allison Janney) abbia cospirato insieme agli inglesi e ordinato un attacco che si è rivelato essere terroristico. Lei diventa quindi automaticamente la nuova Madam President e a questo punto la strada per la vicepresidenza dovrebbe essere spianata per Kate (Keri Russell).

In questa serie però, come sappiamo, i colpi di scena sono all'ordine del giorno, oltre che ben congeniati. Non si faranno attendere cambiando continuamente le carte in tavola. Attraverso una regia ed un montaggio estremamente sincopati che non lasciano un attimo di respiro per i coniugi Wyler. La coppia si ritroverà ancora una volta nell'occhio del ciclone diplomatico pronta a sistemare una serie di delicate questioni intercontinentali, oltre a provare ad abituarsi ai loro possibili nuovi ruoli, che si fanno più concreti.
Matrimonio politico: una riflessione onesta e lucida sulle coppie di oggi

The Diplomat non pone più solamente un matrimonio sotto la lente d'ingrandimento, ma due. Da un lato quello dei protagonisti, uniti nel divorzio, divisi nel matrimonio. Un elemento che riemerge a galla ancora una volta e fa mettere loro in discussione tutte le scelte fatte, e da fare. L'incredibile abilità eloquente e la troppo spesso scarsa autostima di lei, l'impulso di lui nel voler essere sempre in prima linea anche quando non gli compete li rende una delle coppie più oneste ritratte oggi nella serialità, soprattutto in posizioni delicate e di potere come in questo caso.

Dall'altro lato c'è il matrimonio della neo-presidente Grace e del First Gentleman Todd (Bradley Whitford, in una reunion dai tempi di West Wing): apparentemente pronti a qualsiasi ostacolo da affrontare insieme, mai pensando di arrivare davvero al grado più alto del mondo libero, e che ora dovranno fare i conti con le conseguenze. La serie si conferma così una delle più lucide e crude analisi e riflessioni sulla vita di coppia, da sciorinare tra pubblico e privato, e sul ruolo dell'uomo e della donna nella società di oggi, che sia in politica o nella vita di tutti i giorni.
Tutte le ipocrisie della società americana e inglese vengono sbugiardate in questo show, perché partono dai piani alti per arrivare fino a quelli più bassi. Senza dimenticare l'elemento romance e (family) drama, dove forse eccede un po' in questa stagione ma sempre intrattenendo piacevolmente. Tanto che questa serie potrebbe andare tranquillamente in onda su un canale generalista (ABC) con appuntamento settimanale, visti anche i perfetti cliffhanger di fine episodio.
Una serie fatta di dialoghi, ma anche di fatti
La forza della diplomazia sta nell'uso delle parole più che della forza, ed è proprio lì il fulcro del racconto. La carta vincente sono due protagonisti esplosivi insieme - che ora diventano quattro per un poker d'assi - confermando il talento di Keri Russell nello scegliersi i ruoli, dopo Felicity e The Americans (recuperatela subito, a proposito di matrimonio e politica).

Non mancano comunque i fatti in The Diplomat ma è nello scambio di dialoghi a raffica e al fulmicotone che si racchiude la forza del political drama. Tanto che il titolo - solo inizialmente tradotto con La diplomatica - potrebbe non riferirsi più solamente al personaggio di Kate ma anche a quello di Hal. Non c'è l'uno senza l'altro, prendendo uno si acquista necessariamente il pacchetto. Nel bene e nel male. Ed è proprio per questo che la serie ci piace così tanto e continua a stupirci ed intrattenerci.
Conclusioni
The Diplomat 3 è un perfetto prosieguo di quanto seminato nelle prime due stagioni. Keri Russell e Rufus Sewell si confermano una coppia esplosiva e vengono affiancati da un'altra altrettanto "pericolosa" ovvero Allison Janney e Bradley Whitford, che si ritrovano da West Wing. Un poker d'assi per una riflessione politica su tutte le contraddizioni odierne, dal Regno Unito agli Stati Uniti, e su tutte le brutture di coppia nel dover accettare i ruoli di uomini e donne oggi nella società occidentale, solo apparentemente evoluta. I colpi di scena, la regia e il montaggio continuano ad essere perfettamente assestati tanto che, se fosse andata in onda a cadenza settimanale, l'avremmo goduta ugualmente. Ma la forza rimane nella scrittura, dato che parliamo di diplomazia.
Perché ci piace
- La scrittura e il montaggio.
- Keri Russell e Rufus Sewell (soprattutto lei).
- Si aggiungono due ottimi Allison Janney e Bradley Whitford.
- I colpi di scena, mai scontati.
Cosa non va
- Il lato romance e family è meno presente ma potrebbe scontentare chi voleva qualcosa di puramente politico.
- Alcuni (pochi) momenti morti.