The Diplomat 2, recensione: la (poca) diplomazia del potere per una nuova stagione ben riuscita

Ritorna su Netflix Keri Russell nei panni dell'ambasciatrice Kate Wyler per un gioco di potere, politica e tradimenti. Senza dimenticare i richiami contemporanei.

Keri Russell in The Diplomat

Per lasciare scorrere i segreti, dar loro il tempo necessario per annidarsi e nascondersi, non puoi farti immortalare nello spazio di un primo piano. Nel mondo di The Diplomat i segreti da custodire, i misteri da svelare, gli inganni da risolvere sono tanti. Dopotutto, siamo nel cuore della politica, tra ambasciatori, primi ministri e segretari che parlano, ma non comunicano, ascoltano ma non si fidano.

The Diplomat Seconda Stagione
The Diplomat 2, la protagonista Kate Wyler

Ecco allora che anche questa seconda stagione della serie ideata da Debora Cahn (già autrice di Homeland e The West Wingsi gioca tutta sull'ampiezza di sguardo, su totali e campi lunghi capaci di cogliere nel proprio insieme ogni tessera possibile di questo puzzle politico. In mezzo, giochi di potere e faglie interne, tra sacrifici e paesi in combutta.

The Diplomat: ambasciatrice non porta pena, ma intrighi

The Diplomat Serie Tv Seconda Stagione Netflix
Ali Ahn e Keri Russell

Tanto si può cogliere dalla cornice di un'inquadratura e da un raccordo di montaggio. L'isolamento di un personaggio come Kate (Keri Russell) che ha bisogno di un campo controcampo per unirsi al marito Hal, al Primo Ministro Trowbridge (Rory Kinnear) o al vice-presidente Grace Penn (la new-entry Allison Janney) si fa allora indice di quanto la donna si senta sola, poco capita, in balia dei propri sentimenti. È lei l'essenza umana in un mondo fatto di macchine e processi calcolatori. Un'umanità resa possibile anche dall'eccellente lavoro di perfezionamento dell'attrice, abile nell'inserirsi ancora più profondamente nei panni della sua Kate.

The Diplomat 2 e i richiami labirintici alla politica contemporanea

The Diplomat Stagione 2 Scena
Il primo ministro Trowbridge (Rory Kinnear)

Corre la macchina da presa di Alex Graves e Tucker Gates: lo fa per non perdersi ogni conversazione, ogni rivelazione. Corre con la consapevolezza che ogni minuto è prezioso, e che ogni movimento, anche quello più superfluo, come una camminata lungo corridoi infiniti, è intriso di significato. E quando si ferma, ci pensa il montaggio a donare dinamicità all'azione, destabilizzando gli spettatori, e innestando in loro quel medesimo senso di disorientamento che colpisce i protagonisti sullo schermo, bombardandoli di informazioni ed emozioni a tratti ingestibili. Ritorna, dunque, in The Diplomat 2 lo sviluppo labirintico di una trama non sempre facilmente afferrabile.

The Diplomat Scena Seconda Stagione
The Diplomat 2, una scena della serie Netflix

I nomi da ricordare sono tanti, gli intrighi e i giochi di potere pure. È facile perdersi in questo percorso a ostacoli, fitto e ombroso. Ciononostante, Keri Russell e la sua Kate tessono un nuovo filo di Arianna fatto di concetti reiterati, e rivelazioni chiare e concise capaci di prendere per mano lo spettatore e orientarlo verso il cuore dell'opera. Perché sotto la superficie, scorre nella serie un sistema nervoso intriso di richiami e metafore con il presente politico. Se l'opera ideata da Cahn risulta infatti così complessa, è perché il mondo che tenta di raccontare è altrettanto incomprensibile: tutto si gioca su movimenti ambigui, tradimenti costanti, ambizioni, che appesantiscono un sistema di per sé intricato.

L'ambasciatrice Wyler è il magnete, il punto di appoggio a cui è istintivo aggrapparsi perché l'unica apparentemente scevra da sete di potere, e dotata di quell'umanità che la spinge a sbagliare, a credere ciecamente negli altri, a sorprendersi e illudersi. La donna si fa insomma riflesso speculare dello spettatore a casa. I suoi gesti, le sue espressioni, sono il perfetto riverbero di quelli del proprio pubblico. La spia di The Americans che si nascondeva dietro la maschera della brava cittadina americana, adesso si tramuta in un'ambasciatrice che tenta di rimanere nell'ombra, di passare inosservata, di non essere nessuno, celandosi dietro l'anonimia di abiti scuri, e di un look sciatto e in un corpo sempre in movimento.

Il gioco delle coppie politiche

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La coppia formata da Ato Essandoh e Ali Ahn

Un corpo, quello di Kate, sempre affiancato da colui di cui si fa complice e nemica, confidente e traditrice. Hal e Kate sono come Cary Grant e Katherine Hepburn nelle screwball comedies della Golden age hollywoodiana: ma dalle loro labbra non sprigionano battute a raffica colme di umorismo e caustiche frecciatine, ma segreti di stato, e qualche, sottile, rimpianto matrimoniale. Keri Russell e Rufus Sewell ritornano a vestire i panni dei loro protagonisti, ma nessuna graffetta servirà per tenere su i pantaloni dei loro completi. A riempire essenze umane altrimenti vuote ci pensa una costruzione psicologica e una preparazione del personaggio più accurata, più convincete di quanto compiuto in precedenza. La tensione racchiusa in una calma apparente tipica di Hal, e la mano che tocca con fare ossessivo capelli e vestiti tipica di Kate, sono gesti reiterati, tic figli di una tensione palpabile, che vanno a rendere reali, fallaci e per questo umani, personaggi perfettamente caratterizzati anche nella loro ambiguità. E così i due ci convincono, proprio come due ambasciatori pronti a convincere i politici della (finta) bontà altrui.

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I coinugi Wyler, aka Keri Russell e Rufus Sewell

Del resto, in The Diplomat 2 sono tutti vincitori, mentre lo spettatore è inondato da nomi e nozioni, prima di un momento di respiro in cui cogliere dettagli e segreti. Proprio come in un colloquio politico, o come in un letto. In fondo, per chi dona la propria anima al lavoro, non c'è casa, non c'è ufficio. Tutto si mescola. Il resto è solo una corsa costante.

Conclusioni

È una seconda stagione molto più centrata, composta e afferrabile quella di The Diplomat 2. La serie Netflix con protagonista Keri Russell non si esime dal bombardare il proprio spettatore di nomi, nozioni e informazioni non sempre facili da recepire. Eppure, grazie alla reiterazione di certi concetti, e lo sviluppo psicologico dei propri personaggi, risulta molto più semplice riprendere il filo del discorso, evitando così di perdersi in un mare abitato da squali come quello della politica. Ed è proprio al mondo politico contemporaneo che The Diplomat 2 intende quanto mai ancorarsi, fino a farsi perfetto riflesso speculare. Un mondo dove tutto è ambizione, tradimento e pochi sprazzi di traballante umanità.

Movieplayer.it
3.5/5

Perché ci piace

  • Le perfomance di Keri Russell e Rufus Sewell.
  • L'uso dei campi controcampi con cui viene spesso isolato il personaggio di Kate.
  • L'aver donato maggior stabilità a una sceneggiatura che in precedenza tanto voleva dire, ma non sempre comunicava.

Cosa non va

  • Il colpo di scena finale, all'apparenza non così d'impatto come quello della stagione precedente.
  • Alcune sottotrame non così forti da essere sviluppate.