Dopo l'Olanda e l'Italia, anche gli Stati Uniti si producono in un nuovo adattamento de La cena, agghiacciante romanzo di Herman Koch. Dopo aver sollevato polemiche per il suo ritratto tormentato dell'alta borghesia olandese, The Dinner ha stimolato la lettura critica di Oren Moverman, coinvolto nell'adattamento prima come sceneggiatore (a firmare la regia avrebbe dovuto essere la diva australiana Cate Blanchett) e poi anche come regista. Moverman firma un adattamento che, se da una parte resta fedele al testo di partenza, dall'altra si prende numerose licenze per esplicitare la critica nei confronti di una classe sociale e dei suoi comportamenti malati.
"Ho scelto di intitolare il mio film come il libro da cui è tratto" spiega Oren Moverman. "Il titolo di un film è il film in un certo senso. La differenza è che il romanzo è tutto ambientato durante una cena, mentre nel mio film vi sono circa 15 minuti che aprono una riflessione sulla società americana. Il resto della storia è concentrato durante la cena, il tutto scandito dalle varie portate, proprio come nel romanzo di Herman Koch".
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Famiglie all'inferno
The Dinner ruota attorno a una riunione di famiglie in cui una coppia di fratelli e le loro mogli discutono sul da farsi dopo aver scoperto che i loro figli hanno ucciso una senza tetto per gioco dandole fuoco. Nel corso della cena, emergeranno conflitti, tensioni e drammatiche rivelazioni. Richard Gere interpreta un politico rampante che sta per candidarsi a Governatore, mentre Steve Coogan è il fratello Paul, insegnante di storia ironico e sensibile che però ha ereditato dalla madre una tara mentale, una forma di schizofrenia che gli causa reazioni violente. Coogan ammette scherzosamente che stavolta gli è stato affidato "un vero malato mentale, ma anche il personaggio con più dialoghi. Ho douto fare qualche piccolo cambiamento per entrare nello script. Per noi attori questa è stata una sfida incredibile. Paul è arrabbiato con tutti, soprattutto con se stesso. E dirige la sua rabbia contro gli altri. Di tutti i personaggi è il più infernale".
Più sottile il ruolo affidato all'appassionata Laura Linney che interpreta la moglie di Paul, pronta a tutti per difendere la famiglia con le unghie e con i denti. "Se Claire, il mio personaggio, è malata di mente non ne è consapevole. Lei è una donna che farebbe di tutto per la propria famiglia, è pronta a superare ogni limite per difendere il figlio". Riflettendo sulla rabbia che trapela in quasi ogni singola scena, Oren Moverman commenta: "Faceva tutto già parte del romanzo, ma io e Steve Coogan condividiamo un certo tipo di rabbia politica. Tutti i miei film affrontano problematiche sociali, non mi piace fare film facili, voglio scuotere le coscienze. Stavolta il merito, però, è tutto del libro perciò io mi sono concentrato sulla recitazione degli attori e sulla loro comprensione dei personaggi".
L'orrore nel quotidiano: la ricetta di Richard Gere per combatterlo
Se The Dinner è un'opera di critica sociale, curiosamente stavolta il politico interpretato da Richard Gere è l'unico a emergere in modo positivo, l'unico ad avere una reazione etica di fronte al gesto compiuto dal figlio e dal nipote. L'attore spiega: "Non conoscevo il libro e quando mi hanno proposto il film ho scelto di non leggerlo perché volevo concentrarmi sulla visione di Oren. Il mio Stan è legato al fratello in modi molto misteriosi, la sfida era tener vivo il personaggio, mantenere accesso il suo motore. Mi piace ingannare il pubblico, dirottarlo e fargli cambiare idea. Ogni film è un processo creativo, non sappiamo dove ci porterà, ma l'importante è non soffrire la pressione. Oren Moverman e io siamo molto amici. Non so come è successo, ma ci fidiamo l'uno dell'altro. Per me il punto di partenza di tutto è la fiducia. Parte tutto dall'atmosfera che il regista crea sul set". Quando gli viene chiesto se il politico da lui interpretato ha qualche legame con Donald Trump, il liberal Gere scoppia a ridere ed esclama: "Non andrei mai a una cena per Donald Trump, non mi inviterebbero".
Parlando dell'esperienza sul set a fianco dei colleghi, Laura Linney confessa: "Lavorando con Richard Gere sono cresciuta professionalmente. Ogni dieci anni faccio un film con lui per vedere se e quanto sono migliorata. Recitare una storia concentrata in poche ore in cui si sviscerano temi così drammatici è una sfida complessa per un attore e avere Richard al mio fianco mi ha aiutato molto". Quando il discorso si sposta sul cuore del film, l'anima militante del divo Gere emerge. L'attore denuncia: "Il numero di crimini in American è aumentato e subito dopo Donald Trump si è candidato al ruolo di Presidente. In Europa credo stia succedendo qualcosa di simile. Dobbiamo essere attenti a come parliamo con gli altri, a come ci relazioniamo col prossimo. Trump fa leva sulla paura dei terroristi e dei diversi, dei rifugiati. Adesso abbiamo paura dei rifugiati e questo è il crimine più grave, fare leva su questa paura. Non dobbiamo dimenticare che facciamo parte di tutto questo insieme. L'unico modo per combattere la violenza è stringerci gli uni agli altri".