Amanti dello studio Gibli non perdetevi questa recensione di The Deer King - Il re dei cervi: il lungometraggio, infatti, è opera di due animatori che hanno lavorato per lo studio di Miyazaki e che ora affrontano il loro debutto alla regia. Parliamo di Masashi Ando e Masayuki Miyaji, nomi che probabilmente torneremo a sentire e che stavolta ci regalano un film ricco di immagini spettacolari. La storia è ripresa da una serie di romanzi della scrittrice di fantasy e antropologa giapponese Naoko Uehashi e nel raccontare le vicende principali punta a introdurre un ventaglio di tematiche tanto attuali quanto importanti, specialmente in questo difficile momento storico che stiamo vivendo. Qui in Italia The Deer King- Il re dei cervi arriva in sala solo per tre giorni il 27, 28 e 29 giugno 2022 grazie ad Anime Factory, etichetta di proprietà di Koch Media che racchiude il meglio dell'offerta anime, cinematografica e home video.
Una trama piuttosto complessa
Le vicende hanno luogo in una terra governata dalle leggi feudali: Il governo di Zolian ha assoggettato i popoli vicini per costruire un unico grande impero, causando forti scontri specialmente con gli Aquafesi, una popolazione che vive per la maggior parte in modo rurale. Dopo l'invasione ha cominciato a diffondersi una strana quanto letale malattia che viene chiamata febbre dei lupi neri, perché portata proprio da questi animali. Se gli Zolian sembrano non avere scampo dall'infezione, non si può dire lo stesso per gli Aquafesi che invece ne sembrano immuni. Facciamo quindi la conoscenza di Van, un ex guerriero Aquafese ridotto in schiavitù che riesce a fuggire dalla prigionia solo dopo che la miniera dove si trova viene attaccata dai misteriosi lupi. L'uomo viene morso ma sopravvive, portando con sé una bambina orfana di nome Yuna con cui nascerà ben presto un rapporto padre figlia. Ad investigare sulla malattia, invece, è il medico di corte Hossal, convinto che dietro allo strano e letale morbo ci sia una spiegazione scientifica e quindi una cura, ma per trovarla gli servirà proprio il sangue di un sopravvissuto.
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Un film ricco di tematiche
Quella di The Deer King è una trama complessa non solo perché densa di nomi e luoghi, che all'inizio tendono un po' a confondere lo spettatore, ma anche per le numerevoli tematiche che vengono man mano introdotte e trattate lungo tutto il corso della narrazione. Se il rapporto tra Van e Yuna è di sicuro centrale e con esso tutta una riflessione sulla genitorialità e gli affetti, non possiamo non notare come anche altri aspetti meno intimi ma importanti vengano alla luce durante la visione. L'importanza di un approccio scientifico contro la follia della superstizione, il pregiudizio e la pazzia di un colonialismo spietato sono solo alcuni dei temi che trovano risalto nel film e che costituiscono un'ampia e per nulla superficiale riflessione che è vera colonna portante di quest'opera. Quello che Masashi Ando e Masayuki Miyaji vogliono fare è proprio questo: far scaturire nello spettatore un pensiero critico che lo accompagni per tutta la visione e anche dopo.
Problemi di ritmo e immagini spettacolari
Ma il film non è perfetto, è un esordio e i due registi tendono a peccare forse un po' di inesperienza per quanto riguarda il ritmo con cui la storia procede. La pellicola non è di per sé una visione semplicissima, richiede attenzione in diversi passaggi e snodi di trama e un'andatura incostante non giova purtroppo all'attenzione. Senza conoscere, purtroppo, il materiale di partenza ci verrebbe da pensare che la difficoltà maggiore sia stata quella di condensare un vasto immaginario cartaceo in un'opera di più o meno due ore, un'insidia non da poco che non viene superata ma che comunque non va a rovinare più di tanto la visione che risulta in ogni caso piacevole e interessante anche nei passaggi non proprio scorrevoli.
Un elemento che, invece, non potrà non colpire è di sicuro la componente estetica. Il film, realizzato dallo storico studio Production I.G., è di una potenza visiva quasi disarmante. Nel character design, invece, si percepisce tutta l'esperienza dei registi all'interno dello Studio Gibli: l'aspetto e la caratterizzazione dei personaggi può sembrare infatti familiare a tutti coloro che hanno visto e amato i capolavoro Ghibli, un deja-vù che comunque non risulta negativo ma che piuttosto non fa altro che sottolineare l'importante background di chi ha realizzato la pellicola. Le animazioni sono fluide, dinamiche ed estremamente curate, così come i fondali, spettacolari e dettagliatissimi, che non possono non suscitare meraviglia. The Deer King - Il Re dei Cervi è quindi una produzione complessa che comunque riesce a fare il suo dovere intrattenendo, meravigliando e facendo riflettere gli spettatori. Non lo consiglieremmo ai bambini più piccoli, in quanto sono presenti diverse scene di violenza, ma è un titolo che di sicuro può interessare tutti gli appassionati di cinema e di animazione.
Conclusioni
Per riassumere la nostra recensione di The Deer King - Il re dei cervi possiamo affermare che il lungometraggio di Masashi Ando e Masayuki Miyaji (ex animatori dello Studio Gibli) è indubbiamente uno spettacolo visivo notevole. Ottimi sono i fondali e il character design così come le animazioni fluide e dinamiche. Una pecca è però il ritmo, piuttosto incostante, con cui la storia procede e che la rende poco fluida e scorrevole.
Perché ci piace
- I fondali, spettacolari e dettagliati.
- Le animazioni, fluide e dinamiche.
- Le tante tematiche indagate adeguatamente.
Cosa non va
- La narrazione piuttosto incostante nel ritmo.