Una famiglia distrutta dal dolore e un mistero che va risolto, questi sono gli elementi principali di cui parleremo anche nella nostra recensione di The Cry, serie tv in arrivo il 24 settembre su TIMVision.
Il progetto è tratto dall'omonimo romanzo scritto da Helen Fitzgerlad e ha come protagonista Jenna Coleman, volto molto amato dai fan delle serie televisive grazie ai suoi ruoli in Doctor Who e in Victoria, e l'attore Ewen Leslie nel ruolo di una coppia che compie un viaggio in Australia e la cui vita va in mille pezzi.
I 4 episodi che sono stati scritti da Jacqueline Perske sono stati diretti da Glendyn Ivin e trasportano gli spettatori in un racconto che fa emergere le emozioni dei protagonisti compiendo dei continui salti temporali tra passato e presente in modo da svelare, tassello dopo tassello, la verità relativa alla scomparsa di un neonato, Noah, caso che purtroppo ricorda in più passaggi quelli relativi alla sparizione di Madeleine McCann e tragici eventi simili. Il progetto, seppur non privo di difetti, riesce a mantenere alta l'attenzione fino alla fine, in particolare grazie alle performance degli attori e alla struttura narrativa che regala più di un indizio durante il racconto.
Una misteriosa scomparsa al centro della trama di The Cry
Joanna Lyndsay (Jenna Coleman), la protagonista di The Cry, è un'insegnante che inizia a raccontare il suo passato e della scomparsa del suo bambino a una psicologa per ordine del tribunale. La giovane ricorda quindi come il suo fidanzato, Alistair (Ewen Leslie) l'ha convinta ad andare con lui in Australia, portando con sé anche il loro figlio Noah di soli tre mesi, per trovare un accordo con la sua ex moglie Alexandra (Asher Keddie) sulla custodia della loro figlia Chloe (Markella Kavenaugh). Joanna accetta nonostante la maternità non si stia rivelando particolarmente semplice da gestire, come dimostra anche il lungo volo in cui il piccolo Noah piange in maniera costante, mettendola in difficoltà a causa del giudizio degli altri passeggeri e della mancanza di collaborazione da parte di Alistair. Arrivata a destinazione di sera, la coppia va a fare la spesa e, dopo essere entrata per pochi minuti in un negozio, chiede disperatamente aiuto perché Noah è scomparso dal retro della macchina dove stava riposando.
A guidare l'indagine sono i detective Peter Alexiades e Lorna Jones che iniziano a valutare le ipotesi di un rapimento e a pensare a un possibile coinvolgimento dei genitori. Alistair inizia così a dare indicazioni a Joanna per evitare che i loro comportamenti possano essere considerati sospetti dalle autorità e l'immagine diffusa dai mezzi di comunicazione sia negativa. Nel frattempo tra i possibili colpevoli la polizia considera anche Alexandra a causa del tradimento del marito.
Joanna inizia quindi ad avere "due volti", andando in pezzi nella vita privata e diventando un'altra mentre il mondo la osserva, pronto a giudicarla e analizzarla con incredibile attenzione.
Jenna Coleman: un'interpretazione ricca di sfumature
I 4 episodi di The Cry sono sostenuti da un'ottima performance di Jenna Coleman che riesce a ritrarre con attenzione le tante sfumature di Joanna, dalla spensieratezza alla disperazione più assoluta, senza dimenticare la razionalità con cui cerca di spiegare la propria prospettiva sugli eventi. L'attrice è molto brava nel portare in scena i due volti e le due Joanna, come spiega il personaggio in una delle scene più efficaci della serie, e gli spettatori sono quindi quasi obbligati a farsi un'idea: colpevole o innocente? La verità, come prevedibile, non ha mai dei confini precisi e prima di raggiungere, come nell'aula di tribunale, un verdetto, gli elementi da tenere in considerazione sono molti e tutti da scoprire.
Un interessante adattamento del romanzo di Helen Fitzgerald
L'adattamento del romanzo di Helen Fitzgerald propone un'interessante riflessione su ciò che accade nella mente di una persona, introducendo concetti come il triangolo drammatico ideato da Stephen Karpman, che fa rientrare le interazioni tra le persone all'interno di uno schema in cui ogni individuo "interpreta una parte", diventando quindi persecutore, salvatore, vittima, o più di una tipologia in contemporanea. Seguendo le indagini sulla scomparsa di Noah ci si inizia a chiedere chi sia realmente la vittima e chi il persecutore, e se esista un salvatore in un intreccio così doloroso. The Cry segue i cambiamenti avvenuti nella vita e nell'atteggiamento dei protagonisti seguendo proprio questo schema, provando però a rendere evidente come sia quasi impossibile giungere a una conclusione definitiva.
Una serie che ritrae la società contemporanea
La struttura narrativa, che nelle scene delle indagini ricorda da vicino casi di scomparsa di minori realmente accaduti, punta inoltre i riflettori sul ruolo dei mezzi di comunicazione che diventano un tribunale virtuale prima che gli imputati si ritrovino realmente davanti a un giudice. Joanna, non appena le telecamere vengono puntate sul suo volto diventa per alcuni una pessima madre, troppo fredda, un'assassina, una bugiarda, una donna che cerca attenzioni o l'esatto contrario. Il peso dello sguardo su Joanna è ben rappresentato e Coleman segue questi passaggi con attenzione, rendendo lo spaesamento onesto e sincero e il distacco ambiguo quanto basta per non poter esser certi della propria opinione.
Gli episodi seguono l'evoluzione della storia in modo coinvolgente, aggiungendo progressivamente i vari tasselli della storia e l'evoluzione di Joanna che, dopo aver lasciato che Alistair prendesse le redini e la guidasse nelle fasi immediatamente successive al rapimento in cui era incapace di affrontare il dolore che la straziava, inizia a rendersi conto di aver lasciato che qualcuno decidesse quasi ogni aspetto della sua vita, da come vestirsi alle sue reazioni emotive. Nascosta a lungo dietro la maschera che ha il suo volto, la protagonista vive un vero e proprio "risveglio" sviluppato con attenzione, senza mai scivolare nei cliché o affrettare le transizioni emotive. The Cry va oltre la semplice rappresentazione di un crimine da risolvere per raccontare i problemi che molte donne devono affrontare quotidianamente, seppur non portate agli estremi della finzione, dal capire come sopportare il peso degli sguardi altrui al compiere delle decisioni complicate mentre si lotta per la propria sopravvivenza, delineando anche i confini morali che non si è disposte a superare.
Un cast di ottimo livello tecnico e artistico
Il cast di The Cry, sostenuto appunto dalla maturità artistica raggiunta da Jenna Coleman, è di buon livello e in particolare Ewen Leslie esce quasi promosso a pieni voti dal compito di mostrare Alistair e la sua personalità carismatica che gli permette di controllare gli altri, e a volte manipolarli, senza difficoltà, pur dovendo fare i conti con delle battute in più momenti stereotipate.
La visione degli episodi rende evidente come gli autori abbiano preferito affidarsi a uno schema, piuttosto scontato, che prevede nella seconda metà una rivelazione in grado di cambiare le carte in tavola e dare quindi una svolta forse decisiva alle indagini, esagerando nel tentativo di mantenere alta la tensione e l'attenzione degli spettatori. La quarta puntata, invece, è costruita bene per dare una risposta alle domande rimaste ancora in sospeso e per raggiungere finalmente la verità, riportando la serie ad approfondire psicologicamente i personaggi.
The Cry può poi contare su una fotografia, curata da Sam Chiplin, che enfatizza a livello cromatico la bellezza un po' selvaggia delle location utilizzate, i costumi scelti con attenzione - anche per quanto riguarda i colori - per seguire l'evoluzione di Joanna e dà vita a delle sequenze oniriche suggestive e di grande impatto emotivo.
Il progetto non è comunque esente da difetti, soprattutto pensando alla sceneggiatura firmata da Jacquelin Perske, ma l'insieme risulta scorrevole e ben calibrato per intrattenere e far riflettere.
Conclusioni
La miniserie, come abbiamo spiegato nella nostra recensione di The Cry, sfrutta nel migliore dei modi l'interpretazione della sua protagonista Jenna Coleman per proporre un racconto intenso, emozionante e coinvolgente dal punto di vista mentale. Il thriller psicologico in quattro puntate, impreziosito dalle splendide immagini che valorizzano le location scelte, trova la chiave giusta per adattare il romanzo da cui è tratto, ricreandone la suspense e la tagliente critica alla società contemporanea.
Perché ci piace
- Jenna Coleman si dimostra un'interpreta matura e regala un'ottima performance.
- La riflessione sul ruolo dei mezzi di comunicazione nella società contemporanea è interessante.
- L'approfondimento psicologico dei personaggi è ben curato e gestito.
- La fotografia valorizza i paesaggi e crea degli interessanti contrasti cromatici.
- Alcune sequenze riescono ad avere un impatto emotivo davvero efficace.
Cosa non va
- La struttura dei singoli episodi risulta ripetitiva e troppo "costruita" per ottenere l'effetto sorpresa.
- I personaggi secondari sono delineati a grandi linee.
- Per chi fosse in grado di cogliere immediatamente gli indizi giusti, la visione potrebbe risultare priva della giusta tensione.