Le note di un flauto e la melodia di un tema diventato ormai velocemente riconoscibile. Così si chiudeva il quarto episodio della serie disponibile su Disney+ ed è con la stessa suggestione che iniziamo la nostra recensione del quinto episodio di The Book of Boba Fett. In un episodio diretto con talento da Bryce Dallas Howard, gli appassionati di Star Wars non assisteranno solo al ritorno di un amato personaggio (ne dovremmo per forza rivelare l'identità nei prossimi paragrafi), ma anche a tutto quello che rende l'universo creato da George Lucas così amato. E, nel farlo, The Book of Boba Fett imbastisce 50 minuti che rasentano la perfezione, facendo la gioia degli spettatori e infiammando di rinnovato calore il cuore emotivo della saga. Eppure rimane una sensazione forte arrivati ai titoli di coda, che ricorda il tema centrale di un film discusso come Star Wars: Gli ultimi Jedi: forse questo episodio sancisce la morte di un'icona. E il predominio di un'altra.
Un ritorno duplice
La musica nella saga di Star Wars è sempre stato un elemento importantissimo, capace di presentare i temi del film, descrivere i personaggi, aiutare la narrazione, elevare la messa in scena. È un linguaggio che caratterizza tutto il corpus di opere a marchio Star Wars e che non fa eccezione in questo quinto episodio, dove subito, con poche e decise note, vediamo il ritorno del nostro Mando. L'episodio sarà tutto incentrato su di lui, tanto da sembrare un "Capitolo 17" sotto mentite spoglie. Il nostro Din Djarin, dopo gli eventi del finale della seconda stagione di The Mandalorian che l'ha visto separarsi da Grogu, è tornato alla sua routine di sempre, quella di cacciatore di taglie. L'episodio si apre con questo "ritorno alle origini" riportando subito l'universo televisivo di Star Wars in una dimensione ormai fidelizzata. Sarà solo il primo di una lunga serie di momenti che insinueranno un pensiero preciso nello spettatore, dando la sensazione di ritrovarsi in un ambiente domestico e, allo stesso tempo, sentire che le pagine della storia della saga si riempiono di nuovo inchiostro. Scena dopo scena, l'episodio non solo farà il punto della situazione su un personaggio che - diciamolo onestamente - ci mancava e ha con sé un appeal unico, ma approfondirà certe dinamiche legate alla mitologia e alla lore della galassia lontana lontana. Un doppio ritorno, quindi, sia legato a una vecchia conoscenza che alla riappropriazione di un senso dell'epica, di un universo in costante evoluzione e vivo. Soprattutto, interessante.
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Il piccolo grande schermo
Che sia una puntata con una marcia in più rispetto alla media della serie lo si percepisce dalla messa in scena, questa volta davvero curata sin nei minimi dettagli, dagli effetti visivi molto curati e da una regia che centra tutti gli obiettivi. Bryce Dallas Howard ridona a questo prodotto, un po' troppo altalenante e non del tutto riuscito, la magia di Star Wars che i fan e il marchio si meritano. Sembra giocare tutto un altro sport rispetto al collega Robert Rodriguez: torna la velocità dei mezzi, torna l'azione fisica che dà peso ai movimenti e agli oggetti (un intero combattimento è basato sulla fatica di muoversi, sui colpi che vanno a segno duramente, sul fiatone degli sfidanti), torna soprattutto quel legame emotivo ed empatico verso le vicende. È qui che The Book of Boba Fett fa provare una sensazione che mai fino a questo momento era riuscito a regalare: la percezione di aver bisogno di uno schermo più grande per godersi al meglio le vicende. Merito anche di una sceneggiatura che sembra più equilibrata, tra momenti più cupi e drammatici e altri più distesi che non stonano tra loro. Infine, fa piacere ritrovare quel senso del racconto anche attraverso il silenzio delle parole e la presenza di semplici immagini.
Uccidere il passato
Si potrebbe dire, con una punta di malizia e superficialità, che quest'episodio sia così riuscito perché gioca con la nostalgia. In questo caso, nei confronti del Mando che proprio quest'anno ha ceduto la sua terza stagione (in corso di riprese) per questo The Book of Boba Fett. A nostro parere si tratta di una definizione errata, perché crediamo non si possa definire tutto "nostalgico", specie se l'opera in questione ha solo un paio di anni di vita e non è ancora terminata. La verità, più semplice e diretta, è che Mando e l'universo intorno a lui si sono dimostrati molto più interessanti del mondo stantio e polveroso di Boba Fett. Il Credo di Mandalore vede una regola aurea che riguarda la Spada Oscura, o Darksaber che a dir si voglia: bisogna guadagnarsela in combattimento per vedere garantito il potere dei mandaloriani. In questo scontro tra icone, tra Boba e Mando, tra vecchio e nuovo, il vincitore è nettamente uno. Forse, come diceva Kylo Ren nel discusso Star Wars: Gli ultimi Jedi, che per primo aveva fatto intendere come la saga dovesse proseguire, bisognerebbe lasciar morire il passato, ucciderlo se necessario, perché "è il solo modo di diventare ciò che sei". Dopo questo bellissimo episodio, in cui Boba Fett è del tutto assente, non serve appartenere al lato oscuro per capire che solo attraverso i nuovi personaggi, ormai diventati a loro volta nuove icone sostituendo quelle vecchie, Star Wars può tornare a far battere il cuore. Abbiamo davvero bisogno di continuare a guardare al passato, riportando in vita i morti, quando davanti a noi abbiamo un futuro luminoso?
Conclusioni
A conclusione della nostra recensione del quinto episodio di The Book of Boba Fett non vogliamo negare di aver applaudito una volta giunti ai titoli di coda di questi 50 minuti. Quasi una puntata stand-alone, dedicata completamente al nostro Mando, che si riappropria di ciò che rende vivo l’universo di Star Wars. Diretta con maestria da Bryce Dallas Howard e con un ottimo equlibrio di scrittura tra dramma, momenti distesi, azione e mitologia legata al lore della saga, l’episodio dimostra come il futuro del brand sia nei nuovi personaggi, tanto che l’assenza totale di Boba Fett non solo non viene percepita, ma sembra migliorare l’intera narrazione.
Perché ci piace
- L’episodio regala ottime sequenze, con una scrittura equilibrata tra dramma e momenti distesi.
- Si torna a respirare l’atmosfera epica a cui Star Wars ci ha abituato, con parecchie novità riguardanti la sua mitologia.
- Ottima e ispirata la regia di Bryce Dallas Howard che sembra richiedere uno schermo più grande di quello televisivo.
- Il fascino di Mando non fa rimpiangere la totale assenza di Boba Fett, dimostrando che la saga ha molto da dire seguendo i nuovi personaggi.
Cosa non va
- Si potrebbe recriminare che l’episodio non sembra appartenere al “Libro di Boba Fett”.