Un ritratto struggente di un'era nonché un bellissimo regalo agli amanti della musica pop. La recensione di The Bee Gees: How Can You Mend a Broken Heart non può non riconoscere le qualità del documentario firmato da Frank Marshall con l'aiuto dell'unico membro ancora in vita dei fratelli Gibb, Barry, frontman e talento creativo del gruppo. Il documentario prodotto da HBO glissa volontariamente sulle asperità della storia dei fratelli Gibb, dall'infanzia selvaggia di Barry a Manchester, dove i genitori si erano trasferiti dall'Isola di Man, alle dipendenze da alcool e droga, che colpirono soprattutto il membro più giovane della famiglia, Andy Gibb, ex teen idol precipitato nel vortice della cocaina e morto a soli 30 anni per un'infiammazione virale del muscolo cardiaco.
A Rob Marshall non interessa un film scandalistico che scavi nei retroscena della vita maledetta degli idoli musicali. Il regista pone al centro del documentario due temi: la musica e la famiglia. The Bee Gees: How Can You Mend a Broken Heart ricostruisce il percorso dei Bee Gees fin dai primi passi della band mossi a Brisbane, in Australia, dove i genitori si erano trasferiti per allontanare Barry dalle cattive compagnie, attraverso le varie fasi della loro produzione artistica. Dall'impatto dell'influenza dei Beatles, che forgia i primi dischi del trio, alla scoperta del Miami sound, che permette ai Bee Gees di realizzare il proprio sogno attingendo al soul e all'r&b per creare un genere unico, dal trionfo del falsetto all'ascesa e al declino della disco music.
Un documentario che si barcamena tra agiografia e nostalgia
Dalla sua casa con vista sull'oceano di Miami, Barry Gibb è il solo membro vivente dei Bee Gees a raccontare l'incredibile avventura che li ha portati a infrangere ogni record, entrando nel novero degli artisti di maggior successo nella storia del pop. Frank Marshall si dimostra particolarmente abile nell'accostare le dichiarazioni di Barry alle interviste d'epoca dei fratelli Robin e Maurice, alle voci delle vedove degli artisti, dei numerosi collaboratori, di star quali Noel Gallagher (che di conflitti tra fratelli ne sa qualcosa), Justin Timberlake, Chris Martin, Nick Jonas, Mark Ronson ed Eric Clapton, che con i Bee Gees condivise il manager e fu proprio lui a consigliare il trasferimento della band negli USA per ripartire dopo una fase di stanca. E poi c'è un uso sapiente dei materiali di archivio, in buona parte inediti, ma l'ingrediente essenziale è la musica dei Bee Gees che invade ogni sequenza con la riproposizione delle hit più celebri del trio.
A Popstar is Born: le stelle della musica sul grande schermo
Nel corso della visione di The Bee Gees: How Can You Mend a Broken Heart appare chiaro l'intento di Barry Gibb di rendere giustizia alla memoria dei fratelli defunti senza mai arrogarsi il merito delle scelte artistiche, che risultano sempre condivise. Il film affronta, però, anche i conflitti che a fasi alterne lacerarono la band, le incomprensioni e la rivalità tra Barry e Robin che portarono a una momentanea rottura, i tentativi di carriera solista di Robin e Maurice sfumati e le difficoltà che la fama comporta. Dopo il successo stratosferico de La febbre del sabato sera, per cui il manager dei Bee Gees, anche produttore del film, chiese alla band di scrivere un paio di brani di quella che diverrà una delle colonne sonore più celebri di sempre, il documentario di Frank Marshall si sofferma su un punto critico della storia, il boicottaggio della disco dance e della cultura ad essa collegata (l'immagine maschile androgina che trionfava all'epoca si rispecchiava nella dance, osannata dalla comunità omosessuale, senza dimenticare le influenze dell'r&b, genere tipicamente black) guidata dal deejay Steve Dahl che, di fatto, si trasformò nel boicottaggio dei Bee Gees.
Le trasformazioni dei camaleonti del pop
The Bee Gees: How Can You Mend a Broken Heart si rivela un tesoro di chicche e aneddoti non solo sulla parabola dei Bee Gees, ma sulla storia del pop anni '70: dalla creazione rocambolesca della drum machine in Staying Alive all'influenza di Eric Clapton su Maine Course, l'LP della svolta. Nel film vediamo l'autore di Leyla commentare sornione: "Se è stato un qualcosa che è iniziato da me, allora è una delle cose più importanti che ho fatto nella mia vita!". Pervaso da una sottile nostalgia, il film magnifica le tre ugole d'oro che hanno fatto innamorare una generazione con hit romanticissime quali More than a Woman e How Deep is Your love, ma mostra anche come, la grandezza dei Bee Gees, sia stata anche la capacità di risorgere dalle proprie ceneri, come l'araba fenice, in più occasioni. Dopo il boicottaggio da parte degli haters della disco dance, nella fase finale del film vediamo Barry Gibb e i fratelli riciclarsi magnificamente come autori per Barbra Streisand, Celine Dion, Dolly Parton, Diana Ross e altre celebri artiste.
Dall'anonimato alla fama e dagli allori delle hit parade all'ostracismo, The Bee Gees: How Can You Mend a Broken Heart, pur senza sfociare nell'agiografia, ritrae la storia di una band che ha fatto epoca. Basta udire le prime note di celebri hit quali Staying Alive o More Than a Woman per provare una voglia travolgente di alzarci e ballare, ma la storia dei Bee Gees condivide con quella di molti altri artisti fasi calanti e periodi oscuri. Lo ammette lo stesso Barry quando commenta con un sorriso amaro: "Quando diventi famoso credi che tutti ti amino, e che ti ameranno per sempre. Ma non è vero".
Conclusioni
Un documentario che sarà felici sia i fan dei Bee Gees sia chi ama la musica e vuole saperne di più sugli anni '70 e l'ascesa della disco dance, come evidenzia la recensione di The Bee Gees: How Can You Mend a Broken Heart Frank Mashall assembla materiali d'archivio inediti e interviste privilegiando la voce (soave) dell'unico membro della band ancora vivente, Barry Gibb, ricostruendo le varie fasi della carriera di una band più popolari di sempre che ha inventato un nuovo genere fondendo l'irresistibile groove dell'r&b con liriche romantiche e melodie ballabili, il tutto condito dall'irresistibile falsetto, marchio di fabbrica della band.
Perché ci piace
- Che si sia fan dei Bee Gees o meno, bastano le prime note delle loro hit più celebri a far scattare la voglia di ballare anche ai più refrattari.
- Frank Marshall fa buon uso del ricco materiale d'archivio costellando il film di chicche per gli appassionati.
- Complice la musica, impossibile non emozionarci e commuoversi di fronte alla parabola dei fratelli Gibb.
Cosa non va
- Il film sfiora l'agiografia glissando sui lati oscuri della storia di Barry, Maurice e Robin Gibb e accennando appena i conflitti familiari e i problemi di dipendenza da alcool e droghe.