Yemen, 2015. Dopo anni di guerra civile le milizie Houthi, supportate dall'estero, rovesciano il governo locale, riconosciuto a livello internazionale, e prendono il controllo della maggior parte del Paese, inclusa la capitale Sanaa, a Nord, e Aden al Sud. Questo segna l'inizio di una serie di violenti scontri tra lealisti e ribelli. Nel mezzo della guerra, come sempre accade, a pagare il prezzo più alto sono i civili innocenti.
Come vi raccontiamo nella recensione di The Ambush, il conseguente caos afferma la presenza dei diversi gruppi terroristici nella regione, spingendo il governo in esilio a chiedere aiuto ai suoi alleati internazionali. Una coalizione che racchiude varie nazioni del mondo interviene nel tentativo di riportare la stabilità in quel contesto martoriato. L'intervento giunge come risposta a una richiesta d'aiuto del presidente yemenita Hadi ed è rafforzato da una risoluzione del consiglio di sicurezza dell'ONU, con i pattugliamenti per fornire aiuti alla popolazione che sono un impegno quotidiano per le truppe degli Emirati Arabi Uniti. Nel 2018, tre anni dopo, la guerra non ha ancora avuto fine.
Sangue chiama sangue
Con il fronte mediorientale più caldo che mai, con le drammatiche notizie della guerra che ogni giorno caratterizzano i telegiornali, non è un caso che questo film del 2021, che vede al centro del racconto la situazione dello Yemen, quanto mai salita alla ribalta negli ultimi giorni, sia pian piano arrivato nella top 10 di Amazon Prime Video, attirando proprio per via della sua trama l'attenzione del pubblico di abbonati alla piattaforma di streaming. Un film prodotto dagli Emirati Arabi Uniti che ha ottenuto un record di incassi al botteghino in patria e che può contare sulla mano in cabina di regia di uno specialista del genere action quale il francese Pierre Morel, che gli appassionati ricorderanno soprattutto per il primo, iconico, capitolo di Io vi troverò (2008) e per l'adrenalinico From Paris with love (2010), pronto qui ad adattare il suo stile al filone bellico.
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Tutti per uno, uno per tutti
The Ambush racconta, come il titolo anglofono sottolinea letteralmente, di un'imboscata che ha coinvolto un gruppo di soldati impegnati in un pattugliamento di routine, i quali si sono visti attaccati in campo aperto e isolato da un gruppo di ribelli. Una valle desertica che rischia di trasformarsi nella loro tomba: i malcapitati protagonisti potranno contare unicamente sul loro sangue freddo e sul fondamentale arrivo dei soccorsi, mentre sono sotto costante assedio delle forze nemiche, pronti a tutto pur di stanarli e costringerli a uscire allo scoperto. Una storia tragica e intensa basata su una vicenda realmente accaduta e che ha visto per l'appunto protagonisti dei militari in forza all'esercito degli Emirati, rimasti intrappolati in una camionetta corazzata in attesa che i loro compagni sopraggiungessero per condurli in salvo.
Teso ma monotono
Morel sa indubbiamente come dirigere le scene d'azione e anche in The Ambush ha il giusto piglio nel raccontare questa odissea sempre più tragica vissuta dal nucleo di personaggi principali, che si ritrovano per la prima parte del racconto rinchiusi in questa camionetta che, per quanto corazzata, è prima o poi destinata a cedere sotto i colpi nemici. Le ferite di alcuni e i pensieri alla famiglia di altri riempono il lato emozionale di una notevole carica ansiogena e permettono allo spettatore di appassionarsi al loro destino. Laddove l'operazione pecca maggiormente è nella ovvia monotonia dell'insieme, giacché per quasi due ore non si assiste a nient'altro che a una serrata resa dei conti tra buoni e cattivi - con una distinzione va detto anche fin troppo netta - che avviene in questa valle remota sotto il sole cocente, nella speranza di veder sorgere una nuova alba. Il cast autoctono se la cava più che discretamente, anche per via delle ricercate caratterizzazioni per le figure principali e secondarie, che infondono quel necessario senso di fratellanza spesso chiave in operazioni di questo tipo.
Conclusioni
Alcuni soldati degli Emirati Arabi Uniti, in missione nel martoriato Yemen, stanno conducendo un pattugliamento di routine quando finiscono sotto attacco da parte di un gruppo di ribelli. Asserragliati nella loro jeep corazzata, si troveranno alle prese con una disperata lotta per la sopravvivenza, in attesa di quei soccorsi che tardano ad arrivare. Come vi abbiamo raccontato nella recensione di The Ambush, questo action a sfondo bellico firmato dallo specialista Pierre Morel è tratto da una drammatica storia vera e messo in scena con una certa solidità dal punto di vista delle dinamiche tensive e delle interpretazioni. Peccato per una certa monotonia che pian piano galoppa, dovuta anche dall'unica ambientazione e dall'intreccio che è una costante, senza sosta, resa dei conti tra buoni e cattivi in uno spazio e un tempo limitati.
Perché ci piace
- Teso e serrato fino alla fine.
- Ambientato in un contesto geopolitico oggi più attuale che mai.
Cosa non va
- La monotonia del racconto alla lunga rischia di risultare stancante.