Il freddo polare di questi ultimi giorni di festival si adatta perfettamente al titolo, alle ambientazioni e allo spirito de La mossa del pinguino, il primo film da regista di Claudio Amendola presentato al TFF nella sezione Festa Mobile Europop. La commedia è ambientata nel 2005 e incentrata sulla storia di Bruno (Edoardo Leo) uno squattrinato sognatore romano che cerca di convincere il suo migliore amico (Ricky Memphis) e due attempati signori di mezz'età (Ennio Fantastichini, campione di bocce e Antonello Fassari asso del biliardo) a formare una squadra di curling con l'obiettivo di partecipare alle Olimpiadi invernali di Torino 2006. Rischiando di buttare all'aria il suo matrimonio con Eva (interpretata da Francesc Inaudi) e il suo rapporto con il figlioletto Yuri, Bruno ce la metterà tutta per portare a termine, sorretto dai suoi compagni di squadra, la sua missione impossibile riscoprendo la gioia di rincorrere un sogno. Il film, prodotto da
Dap Italy e De Angelis Group con il sostegno della Film Commission Torino Piemonte e dell'Istituto per il Credito Sportivo e il patrocinio della Federazione Italiana Sport Ghiaccio (FISG), (girato negli ultimi giorni di riprese a Pinerolo), uscirà nelle sale il 27 febbraio in circa duecento copie distribuito da Videa.
Qual è stato il percorso che ti ha portato alla realizzazione del film? Claudio Amendola: Ho provato a scrivere tante storie in questi anni per fortuna non ci sono riuscito a portarle a termine e sono arrivato a questa sceneggiatura che ho riconosciuto subito essere quella giusta per il mio primo film. No si è mai arenata, è andata avanti. Se non era per Edoardo Leo non lo avrei mai realizzato, è stato lui a scoprire il soggetto, a scrivere la sceneggiatura e a propormela. Poi insieme l'abbiamo di molto rimaneggiata ed eccoci qui.
Quindi l'idea folle del curling non è farina del vostro sacco?Il soggetto iniziale scritto dai ragazzi che hanno vissuto veramente questa esperienza è stato completamente stravolto e romanzato. I quattro ragazzi romani nella realtà si sono arenati per motivi logistici e non sono mai arrivati al punto dove arrivano i protagonisti della storia, era importante per noi che arrivassimo alla conclusione dell'avventura. Questo sport è stato solo il divertente e meraviglioso pretesto per noi per raccontare quattro personaggi, quattro vite che inseguono lo stesso sogno.
Dopo questa prima esperienza dietro la macchina da presa vuoi tornare a fare l'attore o proseguire su questa strada?
Nel cuore spero di riuscire a fare un altro film ma il mio lavoro di attore mi da sicurezza e mi ha regalato tante soddisfazioni e non vorrei mai dover fare una scelta, ma vorrei poterli fare entrambi. Sarebbe molto difficile dirigermi da solo, ho bisogno di qualcuno che mi dica dove e quando sbaglio, e non penso che sarei capace di farlo da solo.
E' la capacità di sapersi adattare, di prendere quello che viene, è quel colpo di reni che consente di andare a segno con i punti ed è l'unico modo per lui di salvarsi da una brutta figura e tentare il tutto per tutto. Nella vita sono stato fortunato, la mossa del pinguino l'ha dovuta fare mio padre più volte, ma ne conosco tante di persone come i nostri eroi del film che se la inventano tutti i giorni per andare avanti.
Come hai scelto gli attori?
Ho lavorato tanto su questo script, ho adattato i personaggi che venivano fuori dal soggetto agli attori ai quali io e Edoardo pensavamo. Con Antonello, che io considero un fratello e con il quale condivido un pezzo di vita, mi ha fatto scrivere il personaggio di Neno in un modo bizzarro ed ho sempre pensato a lui per quel ruolo. Ne conosco lo spessore umano e la sua bravura di attore ed ho voluto chiedere a lui di entrare nell'unico ruolo borderline che richiedesse un certo trasformismo. A Ricky Memphis farei fare di tutto, anche il Papa se fosse necessario, ho fatto due film con lui insieme ed è a mio avviso uno dei migliori attori italiani. Ennio è stato un colpo di fortuna, gli ho mandato la sceneggiatura e lui si è messo a disposizione del mio film con grande generosità. Dirigerli per me è stato molto facile, ci conosciamo e non avrei potuto desiderare di meglio.
L'esperienza di Antonello Fassari com è stata? Antonello Fassari: Sono un po' di anni che faccio televisione e di occasioni al cinema ne sono capitate pochissime, questa è la seconda e la prima che mi ha provocato una forte crisi d'identità (ride). Mi piacciono molto questi personaggi ai margini, è stato bello costruire Neno e fino all'ultimo ho avuto paura che Claudio decidesse di sostituirmi con un altro. La sicurezza con cui Claudio ci ha diretti ci ha fatto dubitare che fosse il suo primo film, e quando stai mettendo in scena una commedia questo è fondamentale. Il curling è uno sport lontanissimo da noi, in tutti i sensi, vi lascio solo immaginare l'esperienza di quattro romani alle prese col freddo, con il fatto che non si può gioire per il proprio punto e neanche gioire quando l'avversario sbaglia ma al massimo salutare con la mano l'avversario. Noi siamo abituati allo stadio alla Roma e al calcio, e vi assicuro che è stata un'esperienza assurda.