Tecla Insolia, intervista: "Bisogna saper prendere posizione. I vent'anni? Un'età vincente"

Mikey Madison, le responsabilità, la musica, le necessità professionali: a pranzo con una delle attrici più importanti del momento, ora al cinema con L'albero di Sara Petraglia (duettando con Carlotta Gamba).

Uno scatto di Tecla Insolia

L'appuntamento è in un ristorante dietro piazza Cavour. Sui muri sono appese le fotografie di nomi importanti, della politica e dello spettacolo. All'ingresso, uno scatto ci colpisce subito: Monica Vitti. È un caso, ma come l'icona che fu della Vitti, anche Tecla Insolia - classe 2004 - ha nell'indole una predisposizione artistica che la rende già attrice internazionale (basta vedere L'arte della gioia di Valeria Golino su Sky).

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Tecla Insolia è Bianca ne L'albero

La incontriamo per un pranzo-intervista abbastanza inusuale: tra una portata e l'altra l'ovvio imbarazzo si scioglie (saranno stati i fritti?), tanto che l'intervista diventa una sorta di chiacchierata. Parliamo degli Oscar, di quanto "Mikey Madison sia un'attrice straordinaria, mai volgare, in un film incredibilmente poetico", e poi finiamo a parlare pure delle solite domande dei giornalisti, di Dawson's Creek e, ovviamente, de L'Albero, esordio di Sara Petraglia in cui Tecla Insolia è protagonista insieme a Carlotta Gamba.

L'albero: intervista a Tecla Insolia

Nel film, la Insolia interpreta Bianca, che condivide una casa al Pigneto con la sua amica Angelica. Dovrebbero frequentare l'università, ma entrambe sono bloccate tra i sogni impossibili e la dipendenza dalla cocaina. Al centro, come racconta l'attrice, una marcata sincerità narrativa. "Per me e Carlotta è stata importante la spontaneità e la sincerità di Sara Petraglia, permettendoci di accedere ai suoi diari".

Ogni grande attrice, tra l'altro, affina la curiosità. Strumento imprescindibile, tanto quanto la libertà. "Il tipo di curiosità che ha scaturito lo script mi ha aiutato a costruire il personaggio. Sono una persona abbastanza introspettiva, ossessiva nello sguardo. Sono entrata in simbiosi con un personaggio stratificato, e ho lavorato con persone a cui voglio bene. In termini di libertà questa idea ci aiutato", spiega Tecla Insolia, intanto che il cameriere ci porta un'ottima pasta di grano duro. Secondo l'attrice, L'albero però "Non è un film generazionale, ci sono dei sentimenti che, a prescindere dalle varie generazioni, esistono. Ci sono dei passaggi che una persona, oltre il contesto storico, affronta. Tutti siamo stati ventenni. Nella totale differenza di questi due personaggi, comunque ragazze agiate, sono i sentimenti ad essere universali, e il modo in cui li guardi".

L'importanza delle posizioni

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Carlotta Gamba e Tecla Insolia in scena

A proposito di generazionalità, un sentimento che oggi sembra pervadere è la totale mancanza d'attenzione. Per l'attrice, il punto focale parte comunque da noi, e dalla nostra volontà: "Credo sia questione di sensibilità, rispetto all'attenzione che fai nelle cose. È vero che siamo circondati e assuefatti, ma allo stesso tempo abbiamo tutti i mezzi e possibilità per poter decidere cosa fare, quante attenzioni porre e in che modo predisporsi rispetto a quello stai facendo. Poi magari inizi un film e sai già che non ti piacerà. Tendiamo sempre a dare la responsabilità a qualcun altro. In prima superiore, avevo la possibilità, a ricreazione, di stare su Netflix con il mio cellulare. Avevo qualcosa di fruibile Io, invece di parlare con i miei coetanei, cosa che non avrei fatto a prescindere, avevo una cosa fruibile in pochi centimetri. Ed è assurdo, se ci pensi".

E prosegue, "Poi crescendo cambi, devi cambiare e devono cambiare le cose a cui tu sei abituato. Quindi è facile dare la colpa o la responsabilità agli altri, ma allo stesso tempo noi siamo con un mix, noi dobbiamo il controllo delle cose che vogliono fare. Anche boicottare, prendere una posizione che tira e dire ciò che si pensa, dire: 'questa cosa è assurda, è sbagliata'. Sarei voluta andare al cinema molto di più anche per questo motivo, ma vengo anche da un paese dove c'è un solo cinema che probabilmente chiuderà il prossimo anno. Venendo a Roma ho scoperto un mondo speciale dove entro nelle sale, e le sale sono piene comunque. Quindi sono anche certi contesti e tipi di realtà che influiscono".

La potenza dei vent'anni

L'altro tema de L'Albero è la dipendenza, affrontata senza cliché: "Non è un tema che conosco, ma mi aveva incuriosito. Avevo molta paura anche di poter ricadere nei cliché, per il tipo di educazione estetica che riguarda la droga nei film. Abbiamo fatto una lavoro di sottrazione, di quotidianità. Sono tutte cose che si muovono all'interno della storia senza essere spettacolarizzate. Come in Trainspotting, è l'immaginazione che gioca un ruolo chiave. Senza mai romanticizzare".

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Uno scatto dell'attrice

Il debutto di Sara Petraglia, tra l'altro, segue Diciannove di Giovanni Tortorici. Entrambi i film esplorano i sogni e gli incubi dei ventenni. Il cinema italiano si è accorto che esistono anche i giovani? "Siamo fortunate perché possiamo interpretarci", dice Tecla, "La nostra è un'età vincente, in cui puoi diventare tutto. Ed è bello rappresentarla in tutte le sue sfaccettature".

A proposito, è palese quanto Tecla Insolia, e la nuova generazione d'interpreti, abbiano qualcosa in più rispetto a quelle precedenti. "Io ho un percorso diverso da quello che ti ho fatto, in realtà, un'attrice una persona che ha studiato recitazioni. Io ho iniziato a studiare recitazione a Fondino, in una piccola scuola che aveva aperto quando avevo 10 anni, è amatoriale la mia formazione. Mi ritengo molto fortunata, perché per le pochi esperienze fatte fin ora ho avuto la possibilità di interfacciarmi con ruoli complessi. Però un po' impari a nutrirti delle esperienze degli altri. Cioè impari, se non a rubare, ad ascoltare e cercare di immaginare cosa avresti fatto. Ho semplicemente preso parte a delle cose che non sono concrete, che non esistono, ma che costruiscono qualcosa in me. È una questione di necessità. Non è quesione di avere fame o un non saper fare altro, è proprio un modo di espressione che ho imparato e che non voglio lasciare, che non voglio abbandonare, non esisterei se non prendessi parte a questo mezzo comunicativo".

La volontà di essere attrice

Il talento, oltre la motivazione, dunque. "Penso a X Factor, ci sono questi ragazzi che ripetono di aver fame. Non riesco a comprendere questa cosa, accanirsi per ottenere ciò che si vuole. Bisogna prima ascoltare, partire da un proprio bisogno. Mi piacerebbe potermi affidare, continuare a fare questo mestiere e affidarmi sempre alla sincerità, alla novità di questa cosa che penso sia molto pura da proteggere. Pensa, ho iniziato a studiare canto che nemmeno leggevo, è stato il mio primo mezzo di espressione".

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Un primo piano di Tecla

Infatti, Tecla Insolia prima di diventare attrice ha vinto Sanremo Young, partecipando al Festival nel 2020 come Nuova Proposta (vincendo il Premio Enzo Jannacci per il brano 8 Marzo). "Bisogna saper comunicare con calma. Le troppe esperienze che ho avuto con la musica, a posteriori, mi fanno capire non tanto che non fossi pronta, ma che non so so adesso né mai chi sono. Non ho avuto la possibilità né di sperimentare, né di capire se ero portata a fare qualcosa, anche per via delle cose che ho fatto, anche un po' per Sanremo, un po' per tutte le cose che sono venute dopo... Saremo giovani. Le canzoni, le cose che sono uscite, se ci penso oggi dico: perché stanno là? Però ci sono, e quindi se la musica rientrerà nella mia vita ho delle cose da cui so di dover stare lontana. È solo un discorso di comprensione. Perché sì, voglio fare l'attrice consapevolmente, e con una volontà gigante".