La yakuza trilogy di Takeshi Kitano, Outrage, si conclude con il terzo e ultimo capitolo, Outrage Coda. I due precedenti episodi non sono stati molto apprezzati dalla critica, ma ora che la trilogia è giunta al termine Kitano ha deciso di chiudere con una pellicola più lineare ed elegante. Naturalmente non manca il tradizionale bagno di sangue tra gang rivali e alcuni dei gangster vengono fatti fuori con fantasiose soluzioni così come non manca la sottile ironia che pervade gra parte dell'opera di Kitano. L'attore e regsta, nei panni del suo alter ego storico Beat Takeshi, torna a impersonare l'atipico eroe Otomo, membro della yakuza ligio ai valori tradizionali dell'organizzazione il quale applicherà i propri rigidi principi morali di gangster vecchio stampo in questo vortice di trappole, sparatorie e confronti all'ultimo sangue.
Parlando della sua ossessione per la yakuza e per la violenza grafica nei film, Kitano spiega: "A livello mondiale oggi è pieno di film che parlano di violenza. Il gangster movie è un genere universale. Per quanto riguarda me e i miei film yakuza, se si elimina la presenza delle armi da fuoco, trattano temi abbastanza attuali. Alcuni dei miei personaggi possono sembrare di un'epoca diversa, ma ci sono anche legami forti con la società contemporanea. Nei film costruisco una narrazione in cui la vecchia yakuza si confronta col Giappone moderno". Col passare del tempo il regista sembra aver mutato anche il suo sguardo nei confronti della violenza: "In passato nei miei film mostravo una violenza più stilizzata, quasi teatrale. Poi ho capito che anche la realtà è interessante, quindi ho cercato di rimanervi più fedele".
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L'amore dopo la violenza
Il legame di Takeshi Kitano con Venezia è di quelli a doppio filo. Nel 1997 il regista ha conquistato il Leone d'oro col bellissimo Hana-bi che, di fatto, ha lanciato la sua carriera di autore. E Kitano stesso a ricostruire quello che è stato uno dei momenti più oscuri della sua vita superato grazie al premio veneziano: "Prima di Hana-Bi avevo già realizzato dei film, che però in Giappone erano stati snobbati. Ero considerato un regista poco capace, che al massimo poteva darsi alla stand up comedy. In più mi ero ferito in un incidente stradale, venivo considerato come un essere umano finito. Ero molto depresso, è stato un momento molto difficile. Poi a Venezia ho ricevuto questo fantastico premio e mi sono rialzato in un lampo. Sono tornato a essere un entertainer e la mia carriera è stata rilanciata. Senza la Mostra non ce l'avrei fatta. Qui ho presentato molti film e tutte le volte che vengo non posso che provare un'immensa gratitudine".
Tornando al tema centrale di Outrage Coda, ennesima incursione nell'universo della yakuza, Kitano sembra ormai molto preparato. "Esistono varie tipologie di Yakuza" spiega "anche se adesso vanno scomparendo. Esistono vari tipi di umanità all'interno di questi gruppi violenti. La violenza si contrappone ad alcuni dei temi che ho trattato in passato, ma anche in questo film ci sono persone che cercano di prendersi cura di altre persone. Le azioni dei personaggi sono influenzate da ciò che le circonda, ma devo ammettere che sono un po' stanco di dedicarmi solo alla violenza quindi ho inserito molti elementi umani nel film". Dopo aver realizzato tanti gangster movie, Kitano sembra intenzionato a volersi occupare di temi nuovi. All'orizzonte si profila una storia d'amore. "Il 20 settembre in Giappone uscirà un mio romanzo d'amore. La casa editrice lo sta promuovendo. Se un domani decidessi di farne la trasposizione cinematografica vorrei che non ci fossero troppi divari nei confronti del passato. Quando lo farò sarà più semplice visto che sono io l'autore di entrambe le opere e cercherò di preservare la mia opera".
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Kitano tra passato, presente e futuro
Oltre a fare il regista e l'attore, Takeshi Kitano ha una passione per la pittura che coltiva da anni. Quando gli viene chiesto se i suoi quadri hanno influenzato in qualche modo la composizione grafica dei suoi film, il regista si schernisce: "Mi vergogno a essere chiamato pittore, non mi sento tale, ma mi sto impegnando molto. Non credo che ci sia un influsso pittorico nei miei film, ma se voi lo percepite mi sembra una bella cosa". Parlando del legame di Outrage Coda con le pellicole precedenti, il regista aggiunge: "Quando ho visto la prima volta il film, mi sono reso conto che c'erano punti di contatto con alcuni lavori precedenti, ma a livello grafico è molto diverso, è più realistico. Ho voluto inserire un elemento come il mare, che ritorna costantemente. Si sono dei riferimenti a Sonatine, ma me ne sono accorto a film finito. Stavolta non ho chiesto la collaborazione di Joe Hisaishi perché non volevo che le immagini del film venissero ricordate dalla musica così ho chiesto al compositore composizioni più anonime. So di essere stato cortese, ma volevo solo una musica di accompagnamento".
Ripensando al passato e al suo legame con la letteratura e la cultura tradizionale giapponese, il regista racconta: "Mia madre non amava né l'arte né la cultura. Dopo la guerra in Giappone era obbligatorio studiare matematica, fisica, materie tecniche. I manga e l'intrattenimento venivano negati. All'università ho cominciato a leggere romanzi e ho capito che da bambino non avevo avuto modo di formarmi con la cultura umanistica. Ora finalmente posso farlo, alla fine è andata bene così". L'ultima domanda che viene posta al regista di culto riguarda la sua conoscenza della yakuza, a quanto pare molto accurata. Quando gli viene chiesto se conosce veri membri della criminalità, lui inizia ad agitarsi sulla sedia, poi scoppia in una risata ed esclama: "Lo yakuza più potente che conosco è qui a Venezia".