Tailandia in fiamme
Presentato nella sezione notturna del Far East Festival, ed accolto con grande entusiasmo dal pubblico, Born to Fight è il nuovo film di Panna Rittikrai, maestro dell'azione e del cinema di serie b tailandese, nonchè stuntman professionista, catapultato a sorpresa nel cinema ad alto budget dopo il successo planetario del precedente Ong Bak - Nato per combattere, accolto con discreto successo anche dalle nostre parti. Mantenendo immutato lo stile giocoso e frizzante del suo precedente titolo, Ritthikrai firma quindi un film di azione vorticoso pieno di superstar locali (su tutti il divo del cinema d'arti marziali Dan Choopong) e campioni dello sport dal bugdet record di 1.250.000 dollari americani; in realtà una cifra decisamente bassa in confronto a quello che vedrete sullo schermo sotto il profilo della spettacolarità.
La storia, ambientata in un villaggio che si ribella ad una sanguionosa iniziativa di un gruppo terrorista con al seguito tanto di bomba atomica, è solo un pretesto per dare vita ad un incredibile sequenze di scene di azione, dove fondamentale è stato il contributo degli stuntman, giustamente omaggiati nei gustosi titoli di coda. Dopo un inizio pirotecnico, che può far pensare di stare per assistere ad una versione scanzonata di Trappola di cristallo con l'eroe infiltrato in una banda di sanguinari terroristi, il film vira verso un action-movie più corale che fonde vari elementi, su tutti una comicità visiva ricca di momenti esilaranti. Una fusione in cui la cifra stilistica assolutà è l'eccessività. Un'eccessività comunque molto godibile, perchè sorretta su quella tipica genuinità sanguigna del cinema popolare, di cui la Tailandia rappresenta attualmente un eccellente e proficuo esempio.
Non aspettatevi quindi, lavoro sulla psicologia dei persanaggi o sulla verosimiglianza delle situazioni, ma solo sano e diveritito intrattenimento puro, dal ritmo indiavolato e dalla tecnica notevole. Ad ogni modo, per quanto sbilanciato sotto il profilo visivo, il film ha comunque una sua originalità narrativa nel miscuglio di metageneri inseriti nel plot. A sorreggere l'impianto prettamente coreografico dello stile di Ritthikrai (la cui passiamo per i film di Bruce Lee e per la tecnica John Woo è decisamente evidente)un naturale istinto al demenziale che ricorda in molte occasioni il cinema di Stephen Chow tra gli altri. In sostanza, visto sotto questo profilo del divertissement (ad opinione di chi scrive il più idoneo per analizzare un titolo del genere) Born to Fight è un gioiellino che ci sentiamo di consigliare vivamente.