Nota: la messa in onda del 6 e 7 Marzo 2011 è stata sospesa da parte della Rai a causa delle proteste da parte degli eredi del campione di pugilato alle quali si fa riferimento nell'articolo.
Cominciata con i ringraziamenti e le formalità di rito di qualunque conferenza stampa, la presentazione ai giornalisti del film per la televisione Tiberio Mitri - il campione e la Miss (in onda il 6 e il 7 marzo su Rai1) è stata turbata da alcune polemiche relative agli attriti sorti tra i discendenti del pugile triestino e la produzione della miniserie (realizzata da Raifiction e Massimo Cristaldi), che a quanto pare ha dato adito anche a degli strascichi giudiziari. Un'atmosfera in certi momenti tesa, quasi da ring, che però non è riuscita a scalfire la celebrazione della figura del carismatico boxeur a dieci anni dalla morte; ma anche quella della sua emancipata compagna Fulvia Franco, Miss Italia del 1948, omaggiate con sincera passione dal regista Angelo Longoni. Neppure i due protagonisti Luca Argentero e Martina Stella, il campione e la miss del titolo, si sono lasciati intimidire, ma anzi hanno dimostrato la preparazione professionale e l'autentica partecipazione che si cela dietro la costruzione dei rispettivi personaggi, sulle cui vite si riflettono le repentine trasformazioni dell'Italia del Dopoguerra e della nascita della società dello spettacolo.
Da dove nasce il progetto de Il campione e la Miss?Fabrizio Del Noce: Avevo in mente di realizzare un lavoro incentrato sulle vite di Tiberio Mitri e Fulvia Franco già quando ero direttore di Rai1, ma mi è stato possibile metterlo in moto soltanto una volta giunto a RaiFiction. Il motivo di tanto mio interesse è che si tratta di una storia coinvolgente su due icone che hanno segnato la storia dell'Italia del Dopoguerra, e in cui si riflette l'evoluzione del nostro Paese. Sono in qualche modo lo specchio di una Nazione ancora ingenua e semplice, che si avviava verso il Boom e verso la nascita della società dello spettacolo. Luca Argentero è stata una scelta quasi obbligata, in quanto è uno dei pochi attori giovani, atletici e affascinanti, in grado di personificare il "pugile dalla faccia d'angelo". Martina Stella invece ha insistito per interpretare il ruolo di Fulvia e devo dire che ci ha convinto sin dai primi provini. Spero che, dopo il successo di Atelier Fontana - Le sorelle della moda anche questa fiction possa incontrare il meritato interesse degli spettatori. Provo un certo dispiacere per alcune polemiche sorte con i familiari di Mitri, ma il nostro adattamento segue scrupolosamente le testimonianze autobiografiche del campione, senza nessuna volontà di romanzare il materiale. Massimo Cristaldi, cosa ci può dire del suo esordio nella produzione televisiva assieme alla Rai?
Massimo Cristaldi: Non considero Tiberio Mitri - il campione e la Miss un prodotto televisivo, ma piuttosto un'opera cinematografica che va in onda attraverso il medium tv. D'altronde la realizzazione ha richiesto uno sforzo produttivo ingente, quasi pari a quello di un film per il Grande schermo. Siamo stati attratti dal racconto di questi due personaggi straordinari, perché le loro vite sembrano già romanzesche, senza bisogno di aggiungere elementi di finzione. Ci tengo a ribadire, infatti, che nel trasporre le vicende di Tiberio Mitri e Fulvia Franco ci siamo attenuti a quanto dichiarato dallo stesso pugile nella sua autobiografia, nonché da quanto testimoniato nei documenti ufficiali dell'epoca. All'inizio ci siamo avvalsi anche della collaborazione dei discendenti di Mitri, che avevano anche approvato una prima versione di montaggio del film. Ma poi, inspiegabilmente, hanno ritirato la loro partecipazione e si sono opposti al progetto, forse consigliati da qualcuno.
Come si è approcciato il regista a una storia il cui elemento cardine è senza dubbio la boxe?
Angelo Longoni: Anzitutto ci tengo a ringraziare Cristaldi e la Rai per avermi permesso di realizzare un sogno che desideravo da tempo, quello cioè di dirigere un film incentrato sulla boxe, uno sport che ho sempre amato. Inoltre si tratta di un genere per eccellenza "cinematografico", con cui credo che ogni regista voglia prima o poi cimentarsi. In questo caso mi sono potuto avvalere del sostegno e della collaborazione degli sceneggiatori e del cast, che hanno sopportato anche alcune mie esigenze di perfezionismo (abbiamo provato tutti e dodici gli incontri di boxe avvalendoci di esperti, mentre Luca e Martina hanno lavorato con il dialect coach per apprendere l'inflessione triestina). Fondamentalmente per me Il campione e la Miss si apre a tre chiavi di lettura. In primo luogo è un film che racconta la storia e l'evoluzione dell'Italia del Dopoguerra attraverso i suoi personaggi, uno di umili origini e l'altra piccolo-borghese. In secondo luogo è un bellissimo racconto sportivo, dove la boxe assurge a metafora della vita e del riscatto personale. Infine, è soprattutto una storia d'amore molto passionale e carnale, nata tra due personaggi entrambi dal carattere molto forte, che inevitabilmente ha portato a dei contrasti.
Luca Argentero: Le sedute di trucco sono state a volte spossanti, ma fortunatamente ero supportato da professionisti e ci siamo potuti avvalere di protesi di alto livello, quasi da film americano. Quello di Tiberio è il ruolo ideale per un attore. In primo luogo perché ti costringe a metterti alla prova anche dal punto di vista fisico (cosa abbastanza rara nel panorama italiano). Ma anche perché la sua parabola personale è molto coinvolgente da un punto di vista emotivo. Lo sport mai come in questo caso è stata una metafora della vita. Pur avendo un passato di praticante a livello non agonistico, i primi giorni in cui ho iniziato l'allenamento avevo paura anche solo di guardare il mio avversario; ma poi ho imparato pian piano ad affrontare e a comprendere sul serio la lotta. Ho imparato anche a capire il significato del dolore come elemento di maturazione, avendolo vissuto sulla mia pelle (dato che prima delle riprese mi sono ferito a una costola e dopo ho riportato un'altra frattura sul set). La boxe è una "nobile arte" perché ti insegna a crescere partendo dalle tue ferite, ma anche perché è uno sport in cui c'è un atteggiamento quasi religioso nei confronti dell'avversario e che si basa su regole etiche molto rigorose. Penso che l'obiettivo di ogni attore sia quello di cercare ogni volta di superare i propri limiti e spingersi più in là. Ma l'aspetto che più mi ha colpito di Tiberio è la sua incredibile umanità, che lo rendeva capace di entrate in empatia con tutte le persone che lo hanno incontrato. E per il personaggio di Fulvia?
Martina Stella: Appena ho letto la sceneggiatura ho desiderato subito impersonare Fulvia e mi sono impegnata per dare il massimo sin dai provini. Il suo è un personaggio molto complesso e pieno di sfaccettature contrastanti. Da una parte è una donna davvero innamorata e desiderosa di avere una famiglia, dall'altra è anche molto emancipata e moderna per la sua epoca, e vuole avere successo anche lei nel mondo dello spettacolo. Ho cercato dunque di documentarmi a lungo sul personaggio, scoprendo che sono circolate su di lei molte maldicenze nel mondo dello sport, che le attribuivano ingiustamente la causa della rovina di Mitri. Ho sentito su di me la responsabilità di interpretare una persona realmente esistita, e ho cercato sempre di restituirne un ritratto il più possibile autentico, seguendo le linee guida della sceneggiatura. Mi scuso con i suoi familiari se certe scelte hanno urtato la loro sensibilità.
Come è stata elaborata la vita dei due protagonisti in fase di sceneggiatura?
Alessandro Sermoneta: Le biografie per adesso vanno molto di moda in Rai. Noi di solito seguiamo la regola enunciata anche nel film L'uomo che uccise Liberty Valance, ovvero "se la leggenda è più affascinante della verità, allora stampa la leggenda". Ma in questo caso ci siamo attenuti a un procedimento diverso: essendo le vite di Tiberio e Fulvia leggendarie già di per sé, abbiamo rispettato scrupolosamente gli eventi reali. Anche se abbiamo sottolineato soprattutto come al centro della vicenda, prima ancora dello sport, ci sia una fortissima storia d'amore, nata tra due amanti passionali che avevano entrambi lo spirito di "lottatori".
Elena Bucaccio: Ci tengo ad aggiungere che sono stata particolarmente felice di raccontare un personaggio come quello di Fulvia Franco, la quale era una donna assolutamente non ancillare, ma anzi ha scontato la sua autonomia e indipendenza. Portare in televisione una figura del genere in un periodo come questo, in cui nelle attuali vicende politiche viene messa in discussione l'emancipazione della donna, penso sia una scelta importante e non scontata.
Si vocifera anche che i nipoti avevano chiesto un compenso troppo altro per lo sfruttamento dei diritti di immagine... Massimo Cristaldi: Su questi aspetti preferirei non pronunciarmi, anche perché sulla questione è attualmente in corso un procedimento giudiziario.
L'editore di una nuova biografia di Tiberio Mitri sostiene anche che nei prossimi giorni manderà un'ingiunzione giudiziaria per impedire la messa in onda della fiction.Fabrizio Del Noce: La messa in onda della serie era stata programmata per novembre, ma abbiamo voluto dare il giusto tempo alle autorità giudiziaria per pronunciarsi sulla faccenda. Dal momento che fino adesso non c'è stato alcun pronunciamento, la messa in onda avverrà regolarmente.
Angelo Longoni: Vorrei concludere solo dicendo che pochi giorni fa è stato celebrato il decennale della morte di Tiberio Mitri. Sono molto amareggiato del fatto che non si possa semplicemente ricordare una persona senza polemiche e che non si riesca a rispettare l'anniversario di una figura così importante senza ricorrere a bassezze e meschinità per meri interessi secondari.
Per finire vorrei chiedere ad Argentero se preferisce il film Toro scatenato, oppure Lassù qualcuno mi ama. Luca Argentero: I professionisti della boxe dicono che il film più veritiero sull'argomento sia Cinderella Man. Ma, in relazione alla figura di Mitri, nonostante il campione abbia combattuto con il "Toro scatenato" Jack La Motta, penso che le somiglianza maggiori siano con Lassù qualcuno mi ama, perché ha un protagonista un po' guascone e perché anche in quel film la storia d'amore ha un valore preponderante.