Anche un androide ad altissima tecnologia utile, servizievole e perfino super sexy, può diventare molto pericoloso in certe situazioni. Subservience, appena uscito sulla piattaforma streaming Amazon Prime Video, è l'ennesimo monito che arriva dal cinema a stare attenti all'Intelligenza Artificiale portata agli estremi. Certo, le ambizioni del distopico film diretto da S.K. Dale non sono così alte, qui si voleva soprattutto produrre a basso costo un thriller-horror fantascientifico con venature erotiche.

Ma se la riuscita dal punto di vista artistico è altalenante, e nelle parti più convincenti funziona soprattutto grazie a un'ottima performance di un'inquietante e sexy Megan Fox, quello che resta è proprio il messaggio della tecnologia sempre più invadente e pericolosa, che ovviamente non è originalissimo e inizia a essere anche abusato, ma che in questo caso trova per emergere una variante tutto sommato divertente.
La trama di Subservience: una robot-domestica tuttofare

In Subservience Nick (Michele Morrone) lavora in un cantiere, è sposato con Maggie (Madeline Zima) e insieme hanno due figli, Isla e Max. Un giorno però la donna ha un problema cardiaco e finisce in lista per un trapianto. Con la moglie costretta a lungo in ospedale, per Nick diventa molto duro crescere anche i figli e accudire casa e così, anche su suggerimento della figlia Isla, decide di comprare acquistare una domestica IA (Megan Fox), in pratica un androide dalle perfette sembianze umane che è qualcosa di più una sorta di evolutissimo robot.

L'avvenente macchina, infatti, non è solo capace di fare le pulizie di casa, ma anche badare ai figli e a tutte le loro necessità, anzi ne salva subito uno da una situazione pericolosa guadagnando la fiducia della famiglia. L'androide Alice, nome datole dalla piccola Isla, à fra l'altro molto sexy e desta qualche turbamento in Nick. Poi, anche a causa di un maldestro utilizzo da parte dell'uomo, Alice inizia a mostrare progressivamente un'autocoscienza, diventa prima invasiva, poi gelosa e possessiva, per finire a fare azioni violente che metteranno in pericolo l'intera famiglia.
Il solito tema delle macchine attratte dal lato oscuro

Diciamo la verità: forse adesso, almeno riguardo a prodotti cinematografici, si sta un po' esagerando con la storia dei robot impazziti che sfuggono di mano al controllo dell'uomo. Certo, ogni giorno di più si parla di Intelligenza Artificiale e dei suoi risvolti sempre più inquietanti, pertanto ci sta di cavalcare l'onda. Però il tema delle macchine che si ribellano, dimenticano tutto il bene che avrebbero dovuto fare e sono attratte dal lato oscuro, comincia a essere un po' troppo abusato.

Una storia iniziata tanto tempo fa, da Hal di 2001: Odissea nello spazio a Il mondo dei robot, ma anche film recentissimi che ripercorrono la storia da varie angolature, e citiamo solo M3gan e Companion come esempi, rappresentano il costante richiamo a stare attenti alla tecnologia. In questo caso abbiamo una domestica tuttofare che a causa di un tilt si vede sempre più stretta in quei panni e vuole essere qualcosa in più, magari mamma, anzi meglio amante e addirittura moglie. Tutto pur di fare quello che secondo lei è il bene per l'utente primario, ovvero quello che l'ha acquistata con precisi fini.
Una Megan Fox sexy e inquietante
Va sicuramente riconosciuto che Megan Fox è perfettamente in parte, è inquietante e a suo agio nel ruolo, riesce a essere tremendamente sexy pur essendoci solo circuiti sotto una carne violata dalla plastica, ma allo stesso tempo è fredda e glaciale nei giudizi e nelle emozioni, determinata e violenta per ottenere a qualsiasi costo il suo scopo. Quanto al film invece, riesce a trasmettere angoscia con una certa efficacia, perché fa riflettere su come basterebbe poco per perdere il controllo su tutto.

E quando le macchine sviluppano un'autocoscienza, prendono purtroppo tutti i difetti che noi umani mostriamo ogni giorno. Certo, ci sono esagerazioni di ogni tipo, qui addirittura ci sono più robot che umani a svolgere i vari lavori. Anche se questo porta anche a un'altra riflessione parallela, quella della progressiva perdita di posti di lavoro causa l'invasione della tecnologia nella nostra quotidianità, che porta a favorire macchine sempre più efficienti e veloci.
Seconda parte fuori controllo e la minaccia di un sequel

Alla fin fine Subservience diverte, inquieta, fa riflettere, ma sicuramente tutto questo poteva farlo meglio. Purtroppo infatti il film di S.K. Dale slitta pericolosamente nella seconda parte per deragliare del tutto alla fine. Proprio come succede ad Alice, perde totalmente il controllo, la storia scappa di mano e passare in un battibaleno da un androide che ha qualche suo problema personale a un pericolo incombente su scala planetaria, francamente è un po' troppo. Tra l'altro, a vicenda felicemente risolta, non viene risparmiato nemmeno lo strascontato finale aperto che lascia presagire un orda di robot al comando della terra. O forse solamente un sequel.
Conclusioni
Invasione della tecnologia nel quotidiano e pericoli dell’Intelligenza Artificiale: l’ennesimo monito arriva da questo altalenante thriller-horror distopico uscito su Prime Video con protagonista una Megan Fox formato androide tuttofare: è bellissima e perfetta anche per accudire i bambini in attesa che la loro mamma torni a casa dall’ospedale, ma il robot parte per la tangente, sogna nuovi ruoli e diventa un serio pericolo per la famiglia che doveva aiutare. Buoni spunti ma nella seconda parte il film smarrisce la strada.
Perché ci piace
- Una Megan Fox in parte e molto efficace nel ruolo.
- Il tema dei pericoli dell’Intelligenza Artificiale fuori controllo.
- La riflessione sulle conseguenze della AI sui posti di lavoro.
Cosa non va
- Il tema delle macchine che decidono di fare di testa propria inizia a essere davvero abusato.
- Nella seconda parte il film deraglia e perde il nucleo attorno al quale girava.
- Il finale minaccia un potenziale futuro sequel.