STRAW - Senza uscita, la recensione: una madre disperata in un thriller improbabile

Al centro del dimenticabile film una donna esasperata, che dopo una serie di disavventure concentrate nello stesso giorno finisce per rapinare (in)volontariamente una banca. Diretto da Tyler Perry, su Netflix.

Un'immagine promozionale di STRAW

Ogni persona ha un punto di rottura. Un momento nel quale tutte le sfighe più assortite si concentrano ed esplodono, con conseguenze più o meno gravi, spesso limitate unicamente alla sfera personale. Certo quello che capita alla sfortunatissima protagonista di STRAW - Senza uscita supera ogni immaginazione, mettendo in luce sin dai primi minuti le forzature di una sceneggiatura mai credibile, che calca troppo la mano sul patetismo fine a se stesso.

Un Immagine Di Straw
Taraji P. Henson in una scena drammatica di STRAW

Un climax esasperato, già sottolineato dal rumore dei ventilatori e da quel caldo apparentemente opprimente che permea la casa dove vive insieme alla figlioletta. Una bambina con dei gravi problemi di salute, che diventeranno uno degli elementi chiave nella progressiva discesa nella follia di una madre, che ben presto non avrà più nulla da perdere.

STRAW: sempre più a fondo

Taraji P Henson In Una Scena Drammatica Di Straw
Una madre in difficoltà nella nuova esclusiva Netflix

Ma andiamo con ordine e scopriamo di cosa parla questa nuova esclusiva del catalogo Netflix. Al centro della vicenda troviamo per l'appunto Janiyah, una donna esasperata e al verde, che rischia non soltanto lo sfratto ma anche di perdere la custodia della figlia. Mentre la sua padrona di casa le dà un ultimatum, anche a scuola i dirigenti richiedono i soldi per la mensa della bambina e al mancato pagamento, dopo l'ennesima sollecitazione, decidono di chiamare i servizi sociali. Nel frattempo Janiyah non riesce nemmeno a farsi pagare dal suo capo e anzi viene pure licenziata per negligenza dal supermercato in cui lavora.

Dopo essere rimasta coinvolta in un incidente stradale con uno zelante poliziotto bianco e razzista, che l'ha presa di mira, la donna si ritrova alle prese con una rapina proprio nel market dove lavora, conclusasi in tragedia. Sotto shock, si reca quindi in banca per incassare il suo assegno ma lì la situazione prende una piega ulteriormente imprevista...

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Un film improbabile

La Protagonista Di Straw
Una donna pronta a tutto per la sua bambina

No, non siamo noi ad aver fatto eccessivi spoiler, in quanto la sinossi appena esposta è solamente quanto accade nei primi venti minuti, il lungo prologo a quella che poi sarà l'effettiva ambientazione della maggior parte del film, avente per l'appunto luogo tra le mura della filiale. E che prende a piene mani da un grande classico del filone come Quel pomeriggio di un giorno da cani (1975), con tanto di folla tifante a supportare la neo criminale. Ma se nel film con Al Pacino tutto era sotto forma di satira e le motivazioni assumevano contorni più idealistici, qui risulta tutto gratuito.

Tra citazioni ad altri titoli come Un giorno di ordinaria follia (1993) o addirittura situazioni guardanti al più recente Il giorno sbagliato (2020), STRAW - Senza uscita sembra voler forzare lo spettatore a identificarsi in una protagonista che pur è colpevole di sbagli e crimini anche gravi, usando poi come ultima giustificazione quell'assurdo colpo di scena finale che mette il tutto sotto un'alta ottica. Una rivoluzione di quanto visto in precedenza, come se la sceneggiatura avesse consciamente preso in giro il pubblico.

Una banalizzazione senza attenuanti

Una Scena Di Straw
L'incubo ha inizio per la protagonista di STRAW

Non c'è da stupirsi che dietro la macchina da presa, in qualità anche di unico autore della storia, sieda Tyler Perry, nome ricorrente del cinema black conosciuto non solo per la sua prolificità ma anche per la bassa qualità media dei suoi lavori. E STRAW - Senza uscita non fa che confermare i vizi di forma del suo cinema, a cominciare proprio dalla suddetta narrazione che affonda in una ridondante retorica per amplificare il potenziale slancio emotivo. La solidarietà femminile, il discorso sulle periferie e sulle violenze della polizia americana, i diritti della popolazione di colore e le cifre esorbitanti dei farmaci per chi non ha un'assicurazione sanitaria - e molto altro ancora - sono tutti temi complessi che vengono espletati con una superficialità disarmante.

In questo marasma confuso e inutilmente urlato si muove una spaesata, pur volenterosa, Taraji P. Henson, che si ritrova alle prese con un personaggio eccessivamente caricato, con la paranoia che diventa una costante nella visione del mondo di questa donna spezzata da un destino inverosimilmente crudele oltre misura.

Conclusioni

Hanno un che di insostenibile i primi venti minuti, nei quali la malcapitata protagonista interpretata da Taraji P. Henson si ritrova alle prese con una serie di situazioni via via sempre più tragiche e rocambolesche, preliminari a quella non voluta rapina in banca caratterizzante la successiva ora e rotti di visione. Lo stile di Tyler Perry è ampiamente riconoscibile nello scavo schematico dei personaggi e nella faciloneria con la quale introduce argomenti complessi, con i relativi spunti di riflessione che si perdono in personaggi e dialoghi spesso grotteschi. Le citazioni, più o meno volute, a grandi cult a tema cercano, senza successo, di coprire i limiti di una sceneggiatura, e relativa messa in scena, che urlano senza mai parlare veramente al pubblico.

Movieplayer.it
1.0/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • Taraji P. Henson si impegna, ma ha poco spazio di manovra nei panni di un personaggio involontariamente tragicomico.

Cosa non va

  • I primi venti minuti rasentano l'assurdo, così come il colpo di scena finale.
  • Una sceneggiatura esasperata, che affronta temi complessi con una narrazione sommaria.
  • La regia di Tyler Perry guarda a grandi classici del genere, senza averne compreso la lezione.