Ancora con gli occhi accecati dai bagliori digitali in 3D nel cielo di Stalingrado, con gli echi dei bombardieri e delle mitragliatrici ancora nelle orecchie, abbiamo incontrato produttore e regista, accompagnati da parte del cast, di questo Stalingrad 3D, primo film girato in Russia con questa nuova tecnologia (poi convertito anche in IMAX), vero e proprio kolossal che in patria ha polverizzato qualsiasi altro precedente incasso ed ora si prepara, cosa inedita per i film russi che raramente varcano i confini, ad assaltare anche gli altri mercati (ma anche in Cina è già un successo). Fedor Bondarchuk, regista figlio d'arte (il padre Sergei vinse l'Oscar per il miglior film straniero con Guerra e Pace nel 1967) ha accettato la sfida di applicare le nuove tecnologie ad un tema tradizionale del cinema sovietico come quello bellico, per di più rispolverando una pagina così delicata come quella della battaglia di Stalingrado, episodio chiave della seconda guerra mondiale e ferita ancora aperta nella memoria della Russia e di tutta la ex Unione Sovietica. Ancora più ardua la sfida dei produttori, che hanno investito un budget enorme (per la Russia, un film del genere ad Hollywood sarebbe costato almeno tre volte tanto) con la scommessa di varcare per la prima volte i patri confini ed avere successo non solo nei paesi di lingua russa. Sfida di cui ci hanno parlato durante il nostro incontro.
Iniziamo dal produttore, cosa può dirci su che tipo di sfida ha rappresentato produrre oggi un film come questo, un'opera di queste dimensioni mai realizzata prima in Russia? Alexander Rodnyansky: Molto raro che un film russo esca dai confini del nostro paese. La Russia è il quinto mercato per i film di Hollywood, mentre un film in russo normalmente viene visto e quindi incassa solo in Russia o nei paesi di lingua russa. Per questo fare un film di questa portata con questo budget ha rappresentato sicuramente una sfida rischiosa per noi. In Russia i risultati sono ottimi, Stalingrad 3D è diventato il più grande incasso di tutti i tempi, ma come dicevamo volevamo un film che potesse andare bene anche al di fuori del nostro paese, e ci siamo riusciti in Cina, dove il film è un grande successo. L'altra sfida, oltre quella produttiva, è stata quella artistica, di adattare le nuove tecnologie come l'IMAX e il 3D ad un soggetto di cinema bellico molto tradizionale.Cosa vuole dire dunque oggi andare a riaprire una pagina così drammatica per la storia della Russia come quella della battaglia di Stalingrado, e soprattutto la difficoltà di raccontarla oggi anche alle nuove generazioni? Fedor Bondarchuk: Il tema della Seconda Guerra Mondiale è in effetti ancora molto delicato e molto sentito oggi in Russia. In questo senso è un film pionieristico, non solo per le tecniche usate ma anche per il tema che tratta, è il primo a riproporre l'argomento in maniera così diretta; e per questo sapevamo già che sarebbe stato esposto a molte critiche. In Russia in questo momento tutti parlano di questo film, è un evento pubblico, ognuno vuole dire la sua in merito, non sei nessuno, sulla stampa, su Internet, se non hai dato il tuo giudizio su questo film. E inevitabilmente i giudizi sono stati molto contraddittori: per lo più in Russia si è detto che si tratta di un film di puro entertainment, dove mancano la documentazione storica e la drammaturgia. Curioso che in Cina tutti dicano esattamente l'opposto: che è un film non adatto ai giovani perché non troppo attraente visivamente, ma ad un pubblico adulto e maturo, per la storia che racconta e i temi trattati. Il target di pubblico che avevamo in mente in effetti era molto ampio, quindi in un certo senso questo dimostra che il film che abbiamo realizzato era quello che avevamo in mente.
Questo è un film di guerra, ma sono presenti anche elementi appartenenti da altri generi: ci sono elementi classici dei film d'azione, dei wuxiapian cinesi, in altri momenti somiglia ai western anni 70. E' un mix voluto appunto per raggiungere un pubblico più ampio?In effetti non c'è un genere preciso nel quale catalogherei questo film, è un film bellico ma sicuramente ci sono elementi di molti generi che si mescolano. In alcune scene sicuramente è evidente il richiamo ai film western, soprattutto in quella finale quando si fronteggiano i due comandanti. Mi vengono in mente piuttosto vari aggettivi con cui definirei il film: epico, allegorico, simbolico.
Del tema dell'episodio della battaglia di Stalingrado si è evidentemente molto detto, scritto, parlato. Ma qual'è il suo punto di vista sulla storia, quello che voleva far uscire dal film?
Sicuramente non volevamo fare un documentario, il film non si propone di narrare gli eventi da un punto di vista storico e realistico. E' decisamente un punto di vista più surreale che realistico: quello che volevo che si percepisse però era la forte drammaticità di quegli eventi, trasmettere la concentrazione di forza, energia e dramma concentrate in quel preciso momento storico, spaziale e temporale.
Quello che ci interessava era poter arrivare al grande pubblico. Oltre a rappresentare un a sfida stimolante dal punto di vista artistico ed estetico per un regista, le nuove tecnologie consentono di fare si che un film possa attirare ed essere visto da una fetta di pubblico molto più grande.
Alexander Rodnyansky: Tutta la storia del cinema e una storia di sviluppo e di progresso tecnologico. Questa innovazione diventa ancora più evidente se applicata ad un genere, come in questo caso quello bellico, col quale non era mai stata usata prima. Volevamo dare la possibilità alla nuove generazioni di accostarsi a questo episodio così importante per la storia del nostro paese, e nello stesso tempo fornire una nuova mitologia sia a loro che a tutte le famiglie russe che direttamente o indirettamente sono state toccate e segnate da questo evento.