Scrivendo la recensione di Snowpiercer, e per l'esattezza dei primi cinque episodi (che abbiamo potuto vedere in anteprima) della nuova serie che va in onda su TNT negli Stati Uniti e in Europa è disponibile su Netflix, a cadenza settimanale (con due episodi per aprire le danze, complice lo scarto di una settimana tra il lancio americano e quello internazionale), è difficile non pensare alla curiosa, beffarda coincidenza cosmica che lega lo show al materiale di base. Si tratta infatti della trasposizione catodica dell'omonimo film, uscito nel 2013 per la regia di Bong Joon-ho e a sua volta basato su un fumetto francese, Le Transperceneige. Un film che ha rischiato di non vedere mai la luce del giorno, per lo meno non nella versione voluta dal regista, che fu coinvolto in una lunga lite creativa con il distributore americano, Harvey Weinstein, il quale bloccò il lungometraggio per diverso tempo.
Difficoltà simili hanno segnato anche Snowpiercer la serie, inizialmente concepita da Josh Friedman in collaborazione con Scott Derrickson, che ha diretto il pilot. Successivamente, però, Friedman è stato rimosso dal progetto per divergenze creative, e al suo posto è stato reclutato Graeme Manson, già apprezzato in ambito fantascientifico per Orphan Black. Una scelta che non è andata giù a Derrickson, il quale ha annunciato pubblicamente via Twitter di non voler più partecipare alla serie, rifiutando di mettere in pratica i reshoot per il pilot che lui stesso reputa la cosa più bella che abbia mai girato (rimane però menzionato, per contratto, tra i produttori esecutivi). Lo ha sostituito James Hawes, ridefinendo l'identità visiva di uno show in cui il network visibilmente crede, avendo confermato la seconda stagione prima ancora che debuttasse quella precedente (anche se per ora la lavorazione è in sospeso, con due episodi ancora da girare quando è stato imposto lo stop a tutte le produzioni cinematografiche e televisive negli Stati Uniti).
Da Nolan a David Lynch: quanto potere hanno i registi a Hollywood?
Mistero gelido
Come nella versione cinematografica di Snowpiercer, siamo in un futuro post-apocalittico dove l'intero pianeta è in preda a una nuova era glaciale. Ciò che resta dell'umanità è a bordo di un treno che percorre tutto il globo ripetutamente, senza mai fermarsi, da sette anni (nella cronologia dello show, il presente è il 2021). Un treno gigantesco, con centinaia di carrozze, dove la divisione delle classi ferroviarie è anche quella delle classi sociali, con non poco risentimento da parte di coloro che stanno nelle retrovie. Anche gli occupanti della Prima Classe disprezzano coloro che stanno agli antipodi, per una questione di elitismo, ma c'è anche chi li trova affascinanti, come Melanie Cavill (Jennifer Connelly), la voce del treno. Mentre gli occupanti della coda del treno pianificano una rivolta, uno di loro, Andre Layton (Daveed Diggs) viene convocato per indagare su un omicidio, essendo stato un poliziotto nel mondo che fu. Lui accetta l'incarico, per due motivi: potrebbe dargli accesso alle zone necessarie per migliorare la vita delle classi inferiori, e la sua ex-moglie è tra i sospettati.
Parasite di Bong Joon-Ho e gli altri migliori film del regista
Forse per questioni aziendali (TNT è un network specializzato in serie crime, che si tratti di produzioni originali come Animal Kingdom o repliche di materiale acquisito), forse per distanziarsi un minimo dal film, la serie gioca, per lo meno nei primi cinque episodi della stagione inaugurale, sull'elemento di genere, spostando l'attenzione dalla rivolta, che è la macrotrama dell'intero show (si presume), all'indagine, un intrigo orizzontale - letteralmente, dato il luogo dove si svolge l'azione - che introduce il mondo distrutto e ciò che ne resta attraverso formule archetipiche elementari ma non disprezzabili. Questo genera però uno squilibrio tematico in questa prima metà di stagione, che vuole spingersi oltre ma rimane in superficie, smorzando la carica politica e sociale in nome di un molto tradizionale mistero da risolvere. Le carte in tavola per migliorare ci sono tutte, ma prima c'è da superare una sorta di scoglio narrativo, non dissimile da quello che dovranno affrontare i passeggeri delle retrovie cercando di passare da una carrozza all'altra.
Animal Kingdom, la perdita dell'innocenza nel regno del crimine
Un viaggio senza fine?
Dove invece la serie non ha nulla da invidiare al parente cinematografico è sul piano visivo, con un impianto estetico che al contempo omaggia l'illustre predecessore e dà all'operazione un'identità iconografica propria, tra lande desolate e ghiacciate e l'interno, statico e allo stesso tempo molto dinamico, del treno. Un luogo che riflette la natura seriale del progetto, dove la transizione tra carrozze diventa quasi quella da un episodio all'altro, anche se non per forza con una corrispondenza diretta (difficilmente a Manson saranno concessi mille capitoli per raccontare questa storia). E la natura di quel treno, concepito per non fermarsi mai perché l'immobilità sarebbe una condanna a morte, si presta bene a un approfondimento maggiore delle tematiche già esplorate sulla carta e al cinema. Resta solo da vedere se l'approfondimento è effettivamente nei piani degli autori.
Conclusioni
Chiudendo questa prima recensione di Snowpiercer il bilancio è a metà, in bilico, perché se da un lato la componente visiva e gli attori sono all'altezza lo è un po' meno la scrittura, che nei primi cinque episodi opta per una struttura poliziesca abbastanza classica e superficiale. Attendiamo però fiduciosi gli sviluppi nella seconda metà di stagione.
Perché ci piace
- L'apparato visivo non ha nulla da invidiare al film.
- Jennifer Connelly e Daveed Diggs funzionano bene sia in tandem che separatamente.
- L'ambizione dello show è evidente...
Cosa non va
- ... Ma nei primi episodi si perde un po' per strada a causa della trama poliziesca.