Sir - Cenerentola a Mumbai, recensione: l’inaspettata sorpresa indiana

La recensione di Sir - Cenerentola a Mumbai: un film che è tutt'altro che la solita favoletta

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Sir - Cenerentola a Mumbai: Tillotama Shome in una scena del film

È impossibile scrivere la recensione di Sir - Cenerentola a Mumbai senza dire innanzitutto: è successo ancora.
Ancora una volta qualcuno ha deciso che mettere un titolo sciocchino e melenso potesse aiutare a vendere meglio un film, a facilitare la scelta al potenziale spettatore fornendo un'etichetta immediatamente riconoscibile. Cenerentola a Mumbai, che sia la storia di un amore impossibile tra una domestica e il suo ricco datore di lavoro, dove nonostante le difficoltà alla fine vivranno felici e contenti? Ecco, no, non è proprio così.

Non la solita favola

Che Sir sia un film molto più meritevole del titolo che gli hanno appioppato, lo si capisce dalle primissime scene. Perché quando la macchina da presa passa intorno alla protagonista e indugia su di lei seduta di fianco sulla sella di una moto come le donne italiane sulla Vespa negli anni Sessanta, è immediatamente evidente che il tono non sarà esattamente quello della solita favoletta trita e ritrita, ma che la volontà sia quella di raccontare un'esperienza umana fortemente connotata nella cornice che la ospita, l'India. Sir - Cenerentola a Mumbai, è un film semplice che sarebbe un errore guardare sotto la sola e semplicistica lente della storia d'amore, che pure a modo suo c'è, ma che non è mai il vero fulcro della storia scritta e diretta da Rohena Gera.

Ratna e Ashwin a Mumbai

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Sir - Cenerentola a Mumbai: Tillotama Shome in un momento del film

La trama di Cenerentola a Mumbai ruota attorno a Ratna (Tillotama Shome), una giovane vedova di un villaggio indiano che lavora come domestica a Mumbai nella casa del facoltoso Ashwin (Vivek Gomber) e della sua fidanzata, ma ha due sogni ben precisi: riuscire a far diplomare sua sorella minore permettendole così una vita diversa dalla sua, e diventare una sarta. Ashwin, a pochi giorni dal matrimonio, scopre di essere stato tradito e annulla la cerimonia. Ratna e Ashwin, "serva" e "Sir", si trovano così a dividere il grande appartamento ai piani alti di un ricco palazzo dal quale si vede tutta Mumbai.

La vera anima del film

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Sir - Cenerentola a Mumbai: una scena con Tillotama Shome

L'India, come detto, è un personaggio fondamentale di questa storia. Sebbene vengano mostrati alcuni meravigliosi scorci di Mumbai, questo non è quel genere di film che ti fa innamorare di un posto rapendoti con le sue bellezze, ma lo fa casomai incuriosendo con la sua cultura, i suoi costumi. E così, per esempio, non conviene andare a vedere Sir - Cenerentola a Mumbai da affamati, perché per buona parte del film Ratna prepara delle tipiche pietanze indiane a Ashwin, facendo letteralmente venire l'acquolina in bocca, rivelando il rapporto domestico con la preparazione dei pasti, del tè e dell'acqua e lime, tutte pratiche ordinarie che appaiono però così scolpite in secoli di tradizione.

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Sir - Cenerentola a Mumbai: un primo piano di Tillotama Shome

Dove è realmente puntato il mirino dell'attenzione della regista, è il sistema di divisione in caste di cui molto spesso si parla quando c'è da affrontare l'argomento India. Come nella stragrande maggioranza dei film orientali, anche qui il contrasto tra le vecchie tradizioni e la pervadente contemporaneità è forte, ma da una prospettiva diversa. Se infatti solitamente alle vecchie sane radici che si stanno perdendo, vengono contrapposti i corrotti tempi moderni, qui il vento sembra soffiare dalla parte opposta, mostrando un paese in cui alcune costrizioni sociali del passato comincino a essere anacronistiche e incivili anche per chi non vuole vederlo: il film è ambientato ai nostri giorni, giorni in cui, in migliaia di case di ricchi indiani, ai domestici non è permesso mangiare sul tavolo. E non, ovviamente, nel tavolo con i padroni, ma su un tavolo, qualunque esso sia, e per questo mangiano seduti per terra (e questa dei domestici è persino una categoria "privilegiata" rispetto ad altre, perché regolarmente pagata, seppur bistrattata). D'altro canto il film mostra anche la vita cittadina dei benestanti, che sembra essere la stessa dei londinesi o dei newyorkesi, tra partite di squash, cene in terrazza e serate nei locali.

È in questa difformità, e nel corto circuito che avviene quando una delle due corsie smette di andare nella direzione stabilita, che sta tutto il film. E, va da sé, se c'è una forza capace di compiere l'inversione, quella è l'amore, che c'è, ma è sperato, sotteso, inespresso, incompiuto, negato e poi fuggito. Non proprio una favola. La critica che molto spesso si muove a questo genere di film è che vengono visti dall'occhio borghese del regista benestante (fu la maggior accusa mossa a Cuarón per Roma). In questo caso è vero nei fatti, ma non nella sostanza, ovvero: Rohena Gera è sì una borghese che da piccola ha avuto una domestica in casa e che poi si è trasferita negli Stati Uniti dove ha studiato in prestigiose università, ma il suo sguardo è scevro da qualsiasi forma di pietismo.

Conclusioni

Sir, titolato in italiano con Cenerentola a Mumbai è un film che supera le aspettative che lo scellerato titolo italiano non aiutano certo a incrementare. La perfetta scelta di casting (i due attori, soprattutto Tillotama Shome che non sbagliano un colpo) è accompagnata da una regia pulita e da una sceneggiatura che cresce gradualmente in due direzioni: mostrando le tradizioni indiane e il tacito affrancamento da esse che i protagonisti raggiungono. Si esce dalla sala con la sensazione che un’ora e mezza per la visione di questo film sia un tempo di vita guadagnato.

Movieplayer.it
3.5/5

Perché ci piace

  • L'interpretazione perfetta dei due protagonisti.
  • La capacità della regista Rohena Gera di far emergere due volti così diversi dell'India senza pregiudizi morali.
  • La narrazione è semplice, ma mai semplicistica.

Cosa non va

  • Il titolo che è stato scelto per l'edizione italiana, che rischia di svilire il film.