Simone Massi: “L'animazione tradizionale appartiene al Secolo passato”

La nostra intervista a Simone Massi, regista, animatore e autore italiano, parlando di animazione tra passato, presente e futuro.

Una scena di Invelle

Il suo stile visivo è inconfondibile e con il lungometraggio Invelle del 2023, Simone Massi ha fatto un sunto di quello che è il suo cinema e il suo modo di raccontare. I suoi racconti tratteggiano il mondo contadino e la storia attraverso luci e ombre ed un tratto vivo e mutevole che lo rendono assolutamente riconoscibile. Una lunga carriera fatta di corti d'autore e collaborazioni importanti, che sancisce Massi come uno dei registi e animatori più influenti in Italia, oltre che un autore in grado di raccontare con incredibile sensibilità la complessa semplicità della vita contadina.

Dopo essersi occupato anche delle sigle della Mostra del cinema di Venezia, il suo nuovo lavoro è stato quello di realizzare anche quella della Mostra internazionale del nuovo cinema di Pesaro, quest'anno alla sua 61esima edizione che si svolgerà dal 14 al 21 giugno. Grazie a questo abbiamo potuto rivolgergli qualche domanda, in un discorso sull'animazione che oscilla tra passato e presente.

Un tratto dinamico e riconoscibile

Dopo Venezia ti sei occupato della sigla della Mostra internazionale del nuovo cinema di Pesaro, a cosa ti sei ispirato per questo ultimo lavoro?

Mi sono ispirato al cinema degli albori per omaggiare a un festival unico nel suo genere, sperimentale, coraggioso, indipendente e libero.

Invelle 2
Una scena di Invelle

In tutti i tuoi lavori il tratto prende vita in modo estremamente particolare, sembra quasi agitarsi inquieto per uscire fuori dallo schermo. Ti ritrovi in questa affermazione? A cosa ti ispiri e a cosa aneli quando crei una sequenza animata?

Mi ritrovo in questa affermazione, certo. Per quel che riguarda le sequenze: non è possibile progettarle a tavolino e l'atto creativo avviene sempre in maniera spontanea e naturale. Probabilmente incide il tipo di formazione che ho avuto e le mie animazioni si rifanno al meccanismo di rievocazione della memoria, ai racconti orali e alle filastrocche. Probabilmente è così, il tipo di cinema che faccio si nutre di storie di un mondo passato e prova a restituirle in forma di sogno.

Il mondo contadino, ancora poco raccontato

Racconti spesso la vita rurale, quali elementi, fanno scaturire in te la fascinazione per questo tipo di racconti?

Perché il mondo contadino è pochissimo raccontato e ancor di più perché è quello che conosco meglio e che ha segnato il mio immaginario di bambino. Il fatto poi che sia un'epoca remota, fatta di fantasmi e macerie, lo rende un terreno perfetto su cui muovermi per cercare, trovare e ricostruire, come ho provato a dire nella risposta precedente.   Siamo in un periodo nel quale l'innovazione tecnologica è argomento caldo in diversi settori, come sta reagendo, secondo te, il mondo dell'animazione e come si colloca in tutto questo l'animazione tradizionale?

Come sta reagendo non lo so ma posso immaginarlo: un giovane autore vive dentro la sua epoca e prende quello che gli offre, come è sempre stato e come probabilmente è giusto che sia. L'animazione tradizionale appartiene al secolo passato e penso sia destinata a sparire nel giro di qualche decennio, perché imperfetta, fuori tempo, fuori moda e fuori mercato.

Attualità, presente e futuro

La strada dei Samouni: un'immagine animata del documentario
Un'immagine del documentario La strada dei Samouni

Ti sei occupato delle animazioni del documentario in tecnica mista "La strada dei Samouni" che raccontava la storia di una famiglia  nella periferia di Gaza. Cosa ne pensi, se ne vuoi parlare ovviamente, della situazione attuale?

Penso che non ci sia niente di nuovo, purtroppo. Ho smesso di seguire i media anche per questo, per la sofferenza del dover assistere a massacri, per il disgusto della propaganda che li giustifica, per la frustrazione del non poter far niente per evitarli. Per l'impossibilità di essere liberi.

L'animazione è un mezzo espressivo potente, credi che a livello globale stia cambiando in qualche modo la sua percezione?

Qualche timido segnale mi pare che arrivi in questo senso. Un risveglio tardivo, visto che il cinema d'animazione ha centotrent'anni ma è anche vero che questa è l'arte per eccellenza della tenacia e della pazienza.

Una domanda sul futuro: puoi parlarci dei tuoi prossimi progetti?

Al momento sto lavorando a una ricerca storica sul mio paese, Pergola, e sul suo territorio. Non me l'ha commissionato nessuno e di conseguenza è un lavoro in perdita, una scelta fatta per passione e per non stare fermo, visto che non ho raccolto l'interesse di nessuna casa di produzione. Conclusa la ricerca vedremo cosa fare e soprattutto con chi. Sono passati trent'anni dal mio esordio nel mondo del cinema disegnato; nello stesso tempo ho fatto anche una precisa scelta di libertà che non ho mai rinnegato. Mettere la persona e la sua libertà al primo posto porta a delle conseguenze, a non fare troppi progetti e a vivere alla giornata.