Shiva Baby, la recensione: umorismo e disagio in una giornata di lutto

La recensione di Shiva Baby, il film d'esordio di Emma Seligman con l'attrice rivelazione Rachel Sennott, disponibile dall'11 giugno in esclusiva su Mubi.

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Shiva Baby: Rachel Sennott in una scena del film

Non accade spesso di trovarsi di fronte a un'opera prima che mette in luce un nuovo talento che, siamo sicuri, avrà molto da dire in futuro. Iniziamo così la nostra recensione di Shiva Baby, per sottolineare sin da subito il talento di Emma Seligman, la regista di questo film disponibile dall'11 giugno in esclusiva sulla piattaforma Mubi. Sia chiaro, questo breve film, evoluzione di un omonimo cortometraggio scritto e diretto dalla stessa regista, non è perfetto e ha tutti i piccoli problemi che caratterizzano un esordio cinematografico low budget. Ma è anche un film che ci fa conoscere una nuova autrice, molto intelligente, che non può lasciare indifferenti. All'apparenza semplice, Shiva Baby nasconde una voce forte che lo rende irresistibile.

Il disagio in tempo reale

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Shiva Baby: Rachel Sennott in un momento del film

La trama del film parte da una premessa molto semplice: Danielle è costretta dai suoi genitori a partecipare a uno shiva, un momento appartenente alla tradizione ebraica in cui, dopo un funerale, ci si ritrova nell'abitazione della famiglia del defunto. Danielle è una ragazza bisessuale, femminista che si guadagna da vivere attraverso il sugar dating ovvero tramite incontri sessuali a pagamento con una persona più anziana di lei. Non ha un gran rapporto con i suoi genitori e si sente imbarazzata a partecipare a questi riti tradizionali. Allo shiva, oltre a incontrare vari parenti e amici pronti a giudicarla per le sue scelte professionali e relative agli studi, Danielle incontrerà anche la sua ex ragazza Maya e il suo sugar daddy Max, scoprendo che è sposato con una bellissima imprenditrice ed è padre di una bambina di 18 mesi. Costantemente a disagio e prigioniera controvoglia di un rito che non le appartiene, Danielle darà il via a una serie di dialoghi, bugie e comportamenti strani ed equivoci per cercare di non deludere nessuno e, allo stesso tempo, cercare di essere sé stessa.

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Un horror con l'umorismo

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Shiva Baby: una scena del film

La scelta di Emma Seligman è quella di rimanere ancorati a Danielle. È ai suoi primi piani e alla sua figura che lo sguardo della macchina da presa trova vitalità, sfocando spesso tutto il resto e circondando la protagonista di falsi sorrisi, frasi di circostanza e giudizi pronunciati attraverso gli sguardi o a denti stretti. Inizia lentamente per poi assuefare sempre di più: il film ci regala 77 minuti di continuo disagio, con una costruzione che aggiunge tensione e malessere. Fino a prendere le caratteristiche di un vero e proprio horror. Una colonna sonora dissonante, tipica dei film dell'orrore accompagna le scene e gli incontri che Danielle è costretta ad affrontare, avvolgendo lo spettatore con un senso di claustrofobia sempre maggiore.

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Shiva Baby: Rachel Sennott in un primo piano

Potrebbe essere un film che soffoca, ma l'intelligenza della regista è quella di renderlo, alla fine dei conti e nonostante il tono generale, una commedia. Tra equivoci (in cui i personaggi credono che gli altri sappiano cosa stiano nascondendo e si comportano in maniera strana), imprevisti e personalità eccentriche, anche in assenza di vere e proprie battute comiche, Shiva Baby riesce a trasformare un momento luttuoso in un contesto da teatro dell'assurdo. Lo fa in maniera molto raffinata, con quel tipico umorismo di stampo ebraico che tenta di far ridere sia attraverso il cervello che di pancia. La commistione di tono funziona perfettamente e rende quest'esordio cinematografico davvero interessante.

La sorpresa Sennott

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Shiva Baby: Rachel Sennott in una sequenza

Essendo un film con un cast di personaggi vario (per quanto siano sei i personaggi principali), Shiva Baby fa dell'unione la propria forza. È proprio attraverso i vari volti, dal più giovane al più anziano, che si crea un microcosmo all'interno dell'unico ambiente in cui il film per gran parte si svolge, dove la somma delle parti è maggiore dei singoli. Non possiamo però non citare la straordinaria prova di Rachel Sennott nel ruolo di Danielle. Si tratta di un'attrice emergente, giovanissima, ma che nasconde nei suoi venticinque anni il volto di ogni ragazza che lotta contro la tradizione e cerca di affermarsi. In una commedia degli equivoci che è allo stesso tempo un film dell'orrore, Rachel Sennott è capace di usare il volto e il corpo, il tono di voce e il modo gesticola per trattenere (e allo stesso tempo mettere in scena) lo sconforto dell'essere presente e, di conseguenza, lo sconforto dell'esistenza stessa.

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Shiva Baby: Rachel Sennott in una sequenza del film

È in questa prova attoriale assolutamente da vedere che il film acquista ancora più forza, trovando una facile empatia con il proprio pubblico. Danielle diventa una semplice ragazza che, proprio per la sua duplice natura, risulta anche straordinaria. Una vera e propria sorpresa perché il teatro dell'assurdo fa presto a diventare, salvo le dovute esagerazioni, un quadro di vita vissuta e l'emancipazione di Danielle si trasforma in un urlo esistenziale che le nuove generazioni cercano. In questa rottura tra la tradizione, le regole e i confini stabiliti, Shiva Baby (gioco di parole tra Sugar Baby e lo Shiva, ma anche descrizione della figlia di nemmeno due anni di Max) ha la forza rivoluzionaria di chi mette in mostra il disagio. Che c'è, esiste e va raccontato, seppur filtrato dall'umorismo.

Un film per tutti?

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Shiva Baby: Rachel Sennott in una scena

In una scena del film Danielle e Maya stanno discutendo prendendo come riferimento la moglie di Max. Per Maya si tratta di una donna bellissima, di successo, un modello di vita a cui aspirare. Danielle, invece, la trova mediocre, poco affascinante e nemmeno troppo fisicamente attraente. Due punti di vista che si scontrano e che, nel loro diverso sguardo verso il mondo (perché in questo conflitto di visioni si racchiude la stessa personalità delle ragazze), denotano il senso del film stesso. Come tutti i film più coraggiosi e personali, anche Shiva Baby non accetta mezze misure nonostante sia un film che cerca in tutti i modi di rimanere in un equilibrio perfetto. Così, la bionda moglie di Max diventa lo stesso film, tra chi lo troverà molto divertente e geniale e chi, invece, lo descriverà come mediocre e sufficiente. In questo non aiuta l'assenza di una vera e propria scena memorabile, di un momento che spicca sugli altri tanto da stamparsi senza indugio nella mente dello spettatore. Preferendo un lento accumulo di situazioni più o meno comuni invece di avere una definitiva scena esplosiva da ricordare, Shiva Baby ha forse sin troppa fiducia nel proprio pubblico che rischierà di farselo piacere, ma senza ricordarne bene i motivi.

Conclusioni

A conclusione della nostra recensione di Shiva Baby vogliamo, però, tessere le lodi di quest’opera prima. La regista dimostra di avere una voce coraggiosa e soprattutto chiara e forte. Unisce tensione e divertimento, la commedia al clima horror, per una storia che racconta il disagio generazionale. L’attrice protagonista permette allo spettatore una facile empatia grazie al volto e a una performance davvero memorabile. Non è presente una scena chiave memorabile e l’umorismo è molto sottile: questo potrebbe scontentare un certo tipo di pubblico che potrebbe trovare Shiva Baby sin troppo normale. Tuttavia, si tratta di un film che non lascia indifferenti.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
2.5/5

Perché ci piace

  • La performance della giovanissima Rachel Sennott, assolutamente imperdibile.
  • Il film unisce commedia degli equivoci, teatro dell’assurdo e tensione da cinema horror in un equilibrio davvero riuscito.
  • Emma Seligman si presenta con un film che nasconde una voce vera e forte. Un ottimo esordio che lascia ben sperare per il futuro.

Cosa non va

  • Senza una scena chiave memorabile e con un umorismo poco immediato, il film potrebbe risultare non indimenticabile, scontentando un certo tipo di pubblico.