Il protagonista del film è senza ombra di dubbio l'Overlook Hotel. In questo luogo sono immersi i personaggi, umani e non, e da questo luogo essi ne usciranno cambiati, come gettati dentro ad una centrifuga di morte.
L'albergo è figurativamente presentato come una serie di stanze segnate profondamente dalle più stranianti simmetrie. I personaggi sono spesso ripresi e delimitati da elementi squadrati o, comunque, da rette, quasi mai da curve. Il fatto può voler sottolineare, per contrasto, l'assai fragile stabilità dei personaggi, minati dalla solitudine e da quel che si muove nella solitudine stessa.
Questa dicotomia simmetria-asimmetria la troviamo paragonando le immagini esterne (su elicottero) dell'incipit del film ed il resto delle immagini: la sequenza iniziale - la macchina da prese sistemata su di un elicottero - è tutta all'insegna delle forme libere, vaste, aperte della natura, dal baluginare scomposto della superficie del lago ai contorni più o meno secchi delle montagne e degli alberi. Se non fosse per la musica assai claustrofobica, si direbbe una scena serena, un travelling quasi documentaristico. Le immagini seguenti, quelle interne all'Overlook Hotel o quelle che riguardano ambienti subito esterni ad esso (il labirinto) sono invece caratterizzate da una simmetria rigida, inquadrante, quasi espressionistica.
Andiamo per ordine ed esaminiamo i luoghi principali dell'Overlook Hotel:
Le cucine: quello che stupisce e spaventa è la loro esagerata vastità, sottolineata dalla stessa Wendy Torrance, che seguendo Halloran nella visita guidata dice: E' la cucina più grande che abbia mai visto" e ancora Fa paura, è un enorme labirinto. Mi dovrò riempire le tasche di briciole di pane per non perdermi. E' una cucina-labirinto. Halloran tranquillizza Wendy, dicendole che la maggior parte degli oggetti di quella cucina non avrà bisogno di usarli. E' una mezza bugia, perché non solo Wendy userà un coltello per difendersi da Jack, ma utilizzerà la stessa cambusa per le provviste per richiuderci il marito impazzito. La scena che ci presenta le cucine è girata in maniera da farci girare la testa: un carrellata all'indietro (in realtà chi retrocede è Garret Brown, operatore ed inventore della Steadicam) senza stacchi, quasi una processione.
La camera 237: se ci bastano pochi istanti per renderci conto che l'Overlook Hotel è un luogo pericoloso e malsano, è la camera 237 che s'insinua in noi spettatori come luogo pericoloso per eccellenza all'interno dell'hotel. E' lo stesso Halloran che informa, non senza qualche imbarazzo, il piccolo Danny del pericolo di quella stanza. Non solo: Halloran impone al bambino un divieto assoluto d'entrata in quella stanza ed il divieto è uno degli elementi cardine della struttura fiabesca. Si tratta della camera nella quale abitò il vecchio guardiano Grady nell'inverno di molti anni prima, non è il luogo dove uccise le figlie (che vediamo insanguinate nel corridoio) ma probabilmente il luogo dove uccise se stesso. Tutto ciò non importa: la stanza numero 237 è il luogo del divieto e tanto basta per renderlo pericoloso. La camera 237 riprende gli elementi icono-plastici di tutto l'albergo: la simmetria delle inquadrature e degli arredi, i colori contrastanti, ma non solo: nella stanza Jack compie un movimento speculare e contrario a quello che compirà più tardi avanzando sullo scalone verso la moglie Wendy. Jack retrocede di fronte alla vecchia decomposta che ride sguaiatamente mentre cerca di abbracciarlo così come avanzerà, sornione, verso la moglie per ucciderla. La stanza 237 ribalta i comportamenti a proprio favore. Nel romanzo di King la stanza proibita era la 217. I proprietari dell'albergo dove è girata questa scena di Shining, pregarono Kubrick di cambiare numero alla stanza per evitare che i clienti si spaventassero dall'associazione col film e col racconto horror. Kubrick scelse il 237 visto che non esisteva nell'albergo una stanza con quel numero.
Il labirinto: l'Overlook Hotel è un labirinto, come abbiamo visto. Labirintici sono i suoi corridoi, che Danny percorre col suo triciclo, labirintiche sono le cucine. Il labirinto è la figura centrale in un film come Shining, non solo per i motivi a cui abbiamo già accennato sopra, ma anche e soprattutto perché è in un vero e proprio labirinto - quello fuori dall'albergo - che Jack perde la vita inseguendo il figlio Danny, che invece ha la vita salva. Shining è un film sul contorto labirinto della psiche umana e non può fare a meno di labirinti reali, figurativamente reali, per parlare di follia e di comportamenti deviati. Il labirinto vero e proprio, fuori dall'Hotel, è uno dei giochi preferiti di Danny, che sembra muovervisi dentro con la stessa disinvoltura con la quale percorre i corridoi dell'albergo in sella al triciclo. Non è quindi un caso che cerchi lì dentro la via di fuga dal padre inseguitore: Danny ha ancora coscienza di se e di quello che fa, conosce palmo a palmo il labirinto (della sua mente). Jack no, Jack si è smarrito ancor prima d'entrarvi, smarrimento del proprio ego, della propria fisicità, smarrimento totale dei ricordi e degli affetti. C'è una scena davvero interessante e fuorviante che riguarda il labirinto. Jack, scopertosi in crisi d'idee per un romanzo, si aggira spiritato per la hall dell'albergo, sino ad accostarsi al plastico che riproduce in scala il labirinto all'esterno dell'albergo. Nella scena precedente abbiamo visto Danny e la madre camminare mano nella mano, divertiti, nel labirinto vero e proprio. Quello che accade adesso è appositamente fuorviante. Un'inquadratura oggettiva ci mostra Jack che guarda il plastico dall'alto: la direzione del suo sguardo è chiaramente perpendicolare al plastico appoggiato al tavolo. Immediatamente dopo, una vertiginosa inquadratura dall'alto ed in movimento (carrello verticale) ci mostra il labirinto vero e proprio e, minuscoli al suo interno, Danny e Wendy che camminano mano nella mano. Lo stacco tra le due inquadrature è accompagnato da un commento musicale inquietante che ha già qualificato precedenti momenti di suspense del film e che contribuisce a rendere questo passaggio straniante. E' un raccordo di sguardo quello che lega le due inquadrature? In questo caso il punto di vista è palesemente quello di Jack, ma chi è Jack, allora? Ha acquistato ormai poteri di veggenza totale su ciò che accade nel misterioso albergo? Oppure, e più semplicemente, si tratta di due inquadrature oggettive riconducibili ad un'istanza narrante che "vede" e "sa" più di Jack? E' proprio questa ambiguità che fa funzionare il passaggio narrativo.