Abbiamo incontrato per la prima volta Mark Gatiss lo scorso maggio, sul set di Sherlock a Cardiff (leggi il resoconto della visita, per poi rivederlo, raggiante, all'anteprima della terza season premiere tenutasi al Bfi a Londra a metà dicembre. Indossava un maglione bianco a collo alto (lo stesso del photoshoot di Empire, organizzato il medesimo giorno), aveva un atteggiamento quieto e signorile e si era fatto trovare, in compagnia del suo co-autore Steven Moffat, adagiato sulle poltrone del salotto del 221B. I giornalisti invitati, ancora un po' sconvolti dal tour in casa Holmes e dall'incontro con Martin Freeman e Benedict Cumberbatch agghindati da John e Sherlock (il primo con il gilet, il secondo con la camicia viola), sono stati accolti quel giorno dall'amichevole richiesta di Moffat che confidava nei presenti per mantenere il riserbo fino alla data convenuta... pena maledizioni su noi e i nostri figli. Prima di iniziare, il bardo scozzese ha aggiunto una premessa sarcastica e spietata in forma di battuta, la stessa ripetuta qualche mese dopo a Londra: "Non chiedeteci se Moriarty è morto davvero: è morto morto, fatene una ragione, non è che lui e Sherlock hanno finto di ammazzarsi reciprocamente!". Dopo questa crudele coltellata al petto, Mark Gatiss, autore di The Empty Hearse (puntata che auspichiamo di vedere in Italia su Joi di Mediaset premium tra qualche mese, della quale trovate qui la recensione) e interprete del suo algido fratello Mycroft, ci ha parlato della serie e in particolare della terza stagione.
La seconda stagione di Sherlock era dominata da un villain eccezionale, Moriarty, la terza su cosa punterà?Per noi è importante superarci, fare sempre meglio senza che l'intreccio perda di senso. Vogliamo che sembri geniale e sorprendente, ma la priorità è sempre la relazione tra Sherlock e John, che poi è quello che adorano i fan della serie. Il pubblico ama l'interazione tra loro due più di ogni altra cosa. Nella terza stagione Sherlock si illude di tornare da John ed essere accolto a braccia aperte, ma si sbaglia, troverà che le cose sono molto cambiate.
Sulla terza stagione incombe l'ombra del terrorismo.
Sì, il terrorismo è qualcosa di sempre presente, in modo più o meno conscio, nelle nostre menti: dobbiamo essere consapevoli che il rischio non è mai scongiurato. Ovviamente i toni della serie non sono mai troppo forti, perché il pubblico a cui ci rivolgiamo comprende anche i giovanissimi e per questo siamo sempre attenti a quello che mostriamo, anche quando si tratta dimostrare un cattivo terrificante come quello di quest'anno, Charles Augustus Magnussen.
Lei è anche un - ottimo - attore: questo lo aiuta nel suo lavoro di sceneggiatore?
Sì, molto, quando scrivo le battute di un personaggio lo faccio tenendo a mente la voce del suo interprete: è molto utile per capire se funziona. Il problema con Sherlock è che ultimamente riservo a Mycroft tutte le battute migliori! Nel corso della seconda stagione non è stato così: in The Hounds of Baskerville, nell'unica scena in cui compaio, non mi sono assegnato neanche una parola.
Fai quello che ami: la cosa più importante è la passione, e vale per qualsiasi film o serie. Questo è un progetto nato dal nostro immenso amore per il lavoro di Sir Arthur Conan Doyle. Non avremmo mai pensato che il successo della serie avrebbe raggiunto tali proporzioni, solo amavamo Sherlock Holmes e volevamo riportarlo in tv. Ho trovato di recente una vecchia e-mail di Steven - colpa del computer, ha riordinato la posta a modo suo - che mi ha fatto ricordare quanto ci tenessimo. Oggi Sherlock è un immane successo e chiunque ne sia coinvolto è estasiato all'idea di collaborare. Siamo riusciti a fare il cast dei personaggi principali con le due persone più adatte per interpretare Sherlock e John.
L'amicizia tra Sherlock e John potrebbe essere più romantica?
No, perché per la fonte, che è sempre Sir Arthur Conan Doyle, non sono gay: la loro è la storia della più grande amicizia della narrativa. Abbiamo inserito nella serie, fin dall'inizio, riferimenti giocosi ispirati al fatto che vivono insieme e la gente presume che siano in coppia. Lo abbiamo fatto per mostrare che al giorno d'oggi è una cosa perfettamente normale, ma non è il loro caso. Non potremmo dirlo più chiaramente. Se mai decidessimo che sono una coppia, sarebbe la fine di queste battute.
Andresti avanti senza uno dei due attori protagonisti?
Oh Dio no, no. No! Qualsiasi cosa accada, la serie resta così, con questi attori. Ci culliamo nell'idea di poter invecchiare assieme a loro a farli arrivare all'età che avevano nei film con Basil Rathbone e Nigel Bruce, cinquant'anni.
Ne siamo deliziati: Benedict era uno uno di quei nomi che giravano da un po' e sapevamo destinato al successo, ma Martin era già bello famoso. La serie ha aiutato la carriera di entrambi, ed è bellissimo che Freeman abbia vinto il Bafta da attore non protagonista per il ruolo di Watson... anche se per noi è un co-protagonista. È bello vedere che entrambi sono tornati da Hollywood nella piovosa Cardiff per girare Sherlock.
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