Shaun, vita da pecora: un gregge inglese alla conquista del grande schermo

La serie tv, nata nel 2007, diventa un film diretto da Mark Burton e Richard Starzack che punta su una sceneggiatura fatta di situazioni e colpi di scena in cui la noia non è prevista nemmeno come ospite saltuaria.

Meglio vivere cento giorni da pecora o uno solo da leone? Per Massimo Troisi l'ideale sarebbero stati cinquanta da orsacchiotto, giusto per non pensarci più, mentre per Shaun, membro attivo del gregge di Aardman Animation, la disubbidienza sembra essere all'ordine del giorno, alimentata da una vita in fattoria troppo ripetitiva. Così, nonostante nutra affetto per il suo fattore, veste volentieri i panni della pecora nera pronta a trascinare le sue compagne in avventure sconsiderate. Questo andazzo è iniziato nel 2007 sul canale britannico della BBC ed oggi si prepara a continuare in un film.

Shaun, Vita da Pecora - Il Film: un'allegra scena del film animato
Shaun, Vita da Pecora - Il Film: un'allegra scena del film animato

Stiamo parlando, ovviamente, di Shaun, Vita da Pecora - Il Film che, dopo la sua nascita come spin -off dei fortunati cortometraggi animati sulla coppia Wallace & Gromit, anche loro approdati con successo sul grande schermo, ha acquisito sempre più popolarità fino ad ottenere un personale merchandising andato praticamente a ruba tra i giovani spettatori inglesi. A questo punto, considerato anche l'Emmy vinto dall'autore Nick Park nella sezione Children and Young People, la conquista della sala cinematografica era un'impresa quasi scontata. L'interrogativo, però, è sempre lo stesso. Come rendere cinematografica una serie tv per ragazzi di breve durata e dalle caratteristiche molto particolari?

Poche parole, siamo inglesi

Shaun, Vita da Pecora - Il Film: pecore alle prese con la segnaletica in una scena del film
Shaun, Vita da Pecora - Il Film: pecore alle prese con la segnaletica in una scena del film

In pochi anni la pecora Shaun è riuscita a costruire un successo solido, passando alla BBC One e al canale satellitare Toon Disney. Tutto questo grazie ai dei personaggi creati con la tecnica dello stop motion e ad un linguaggio quantomeno particolare. Infatti, totalmente priva di dialoghi, la serie tv lascia che i suoi protagonisti animali si esprimano attraversi i propri versi mentre gli umani, visti da un'ottica animale, emettono solo dei strani e incomprensibili borbottii. Questo, insieme ad una ironia di fondo che trae ispirazione proprio dal un senso dell'umorismo tutto british, è stata la chiave del successo televisivo. E, partendo dal principio che squadra che vince non si cambia, va a caratterizzare anche l'avventura cinematografica. Certo, in questo caso le difficoltà aumentano notevolmente, visto che si tratta soprattutto di adattare lo stile scelto ad una durata ben più lunga dei canonici sette minuti televisivi. Così, per evitare il pericoloso rischio di assopimento in sala, i registi Mark Burton e Richard Starzack hanno puntato molto su una sceneggiatura fatta di situazioni e colpi di scena in cui la noia non è prevista nemmeno come ospite saltuaria. La costruzione di gag, naturalmente, è l'elemento di forza di una comicità che ha scelto di fondare le sue basi in quella tradizionale del cinema muto, dove una scivolata o una torta in faccia riusciva a ottenere un effetto dirompente.

Pecore in fuga

Shaun, Vita da Pecora - Il Film: un'immagine tratta dal film animato degli Aardman Studios
Shaun, Vita da Pecora - Il Film: un'immagine tratta dal film animato degli Aardman Studios

Si sa, che la tranquilla vita di campagna può annoiare, ripetendo un giorno dopo l'altro sempre lo stesso andamento. A questo punto, dunque, è necessario, se non un diritto sacrosanto, concedersi una boccata d'aria fresca, un momento d'evasione legittimo. Questo è quello che deve aver pensato Shaun quando ha spinto le sue compagne di gregge ad addormentare il Fattore, utilizzando il famoso espediente del conteggio delle pecore. Però la realtà spesso prende direzioni impreviste e pericolose, cosi tutti gli animali della fattoria guidati dal cane Blitzer si trovano ad organizzare una spedizione cittadina, alla ricerca dell'uomo privo di memoria. Questo è l'intreccio piuttosto semplice all'interno del quale vengono inseriti dei personaggi capaci di muoversi su più livelli narrativi. Così accanto alla "morale" secondo la quale nel gruppo e nel lavoro in team c'è più forza, si colloca una forte caratterizzazione dei protagonisti pronti a mettersi alla prova con situazioni dichiaratamente cinematografiche come il travestimento femminile in stile A qualcuno piace caldo per sfuggire all'inseguimento di un accalappia cani piuttosto insistente. Tanto per confermare che le animazioni, qualsiasi sia la tecnica adottata e il messaggio più visibile, non sono certo solo cose da ragazzi.

Movieplayer.it

3.5/5