Corone di fiori, danze rituali e una pioggia di petali multicolori accolgono l'arrivo di Shahrukh Khan sul red carpet romano. L'attore indiano, protagonista di Il mio nome è Khan, è una delle star più amate di Bollywood, una di quelle che scatenano le reazioni inconsulte di orde di fan innamorate, e anche qui a Roma possiamo avere un assaggio dell'isteria collettiva sollevata dalla sua presenza. Tra il pubblico presente all'incontro spuntano qua e là sari variopinti, gli stessi indossati dalle ballerine che roteano con grazia sul red carpet incantando il pubblico assiepato intorno alla passerella. L'eccitazione aumenta man mano che si avvicina il momento dell'ingresso di Khan e quando l'attore compare sul palco tra il pubblico femminile, indiano e non, si scatena il delirio. Shahrukh Khan inaugura la chiacchierata con un lungo discorso di saluto rivelandosi un gran chiacchierone e fornendo un saggio delle parole italiane conosciute, eppure l'attore assicura di essere, nel privato, un uomo solitario. "I fan mi accolgono sempre con calore, ma io sono molto lontano dallo star system. Una parte di me lavora nel cinema e fa cose che in molti apprezzano, ma nel privato c'è un'altra persona, riservata e solitaria. I miei amici pensano che sia schizofrenico, mia moglie mi chiama Shahrukh 1 e Shahrukh 2. Quando mi trovo in pubblico mi piace confrontarmi con la gente, mi piace che le persone che vengono a vedermi stiano bene, si divertano e abbiano un contatto con me. Voglio essere sicuro che le persone mi possano salutare, che siano contente di incontrarmi. Quando però sono solo, non rispondo neanche al telefono, devo concentrarmi, devo restare con me stesso. Spesso mi chiudo in una stanza e fisso per ore il soffitto. Se non mi prendessi il mio tempo non riuscirei a lavorare né a sostenere la pressione".
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La carriera di Shahrukh Khan nel mondo dell'arte inizia con la pubblicità. Da principio l'attore vuole girare spot, poi gli viene offerta la possibilità di lavorare in TV e accetta. Nel 1990, quando la madre muore, l'attore riceve l'offerta per girare un film a Mumbai. "Ho avvertito i miei amici dicendogli che sarei tornato a casa dopo un anno. Ora dopo vent'anni i miei amici mi dicono ancora: "Avevi detto che saresti tornato dopo un anno. Che fai?" Io sono nato a Delhi, ma a Mumbai ho trovato grande calore, grande sicurezza e continuo a lavorarvi. In India mi sento protetto, Non so se mi recherei a lvorare in Occidente, Per un regista occidentale è difficile scrivere un film che vada bene per me, Non sono un grande ballerino come John Travolta, non mi sento poi così bello e non credo di avere molto da offrire a Hollywood. La mia pelle è scura, non so che film mi potrebbero offrire all'estero, perciò mi interessa di più lavorare nel mio continente. Non voglio lasciare l'India, voglio che il resto del mondo venga a vedermi lì, a casa mia".