Il 30 Aprile del 1989 ci lasciava, troppo presto, un uomo che ha scritto la storia del cinema italiano e internazionale: Sergio Leone. Il regista, sceneggiatore e produttore romano ha dapprima intrapreso una lunga gavetta, ha poi iniziato la sua filmografia personale con il genere peplum e ha quindi riscritto il western, creando un proprio stile ben preciso, pur senza dimenticare i riferimenti culturali del cinema americano. Infine, ha realizzato un'opera che rappresenta uno straordinario testamento cinematografico.
In questa occasione vogliamo riproporvi le dieci scene più belle dei film di Sergio Leone, nelle quali il suo cinema raggiunge l'apice della bellezza. Le sue opere sono oggi riconosciute come dei riferimenti, adorate dagli appassionati e approfondite da altri autori, i quali in diverse occasioni traggono spunto o addirittura citano i film di Sergio, studiandone anche la tecnica registica (uno su tutti, naturalmente, è Quentin Tarantino). In questi dieci momenti sono rappresentate tutte le pellicole di Leone e, nonostante vi sarebbero molte altre sequenze da scegliere, siamo certi che questa selezione sarà gradita ad ogni estimatore del leggendario regista.
Il Colosso di Rodi, la Trilogia del Dollaro (Per un pugno di dollari, Per qualche dollaro in più, Il buono, il brutto, il cattivo), la Trilogia del Tempo (C'era una volta il West, Giù la testa, C'era una volta in America) sono i magnifici sette della carriera da regista di Sergio Leone, escludendo tutte le opere nelle quali è stato direttore della seconda unità (scene di massa, principalmente) aiuto o co-regista (Gli ultimi giorni di Pompei) o ha dato il suo contributo in maniera importante (Il mio nome è Nessuno). Ci concentriamo sui film, quindi, dove il lavoro dell'autore ha rappresentato il fulcro, l'origine dalla quale le pellicole sono state realizzate nella loro maestosità artistica.
1. 'Il terremoto' ne Il Colosso di Rodi
L'eroe ateniese Dario arriva sull'isola di Rodi. Lì il popolo trama contro Serse, per questo il Re ha fatto costruire un colosso dal quale distruggere tutte le navi che entrano clandestinamente nell'isola. Dario si unisce ai congiurati e avrà l'aiuto di Diala, la figlia del costruttore del colosso. La parte conclusiva del film, mentre la rivolta sarà in atto, è quella del funesto terremoto che farà crollare il Colosso e distruggerà Rodi: il simbolo del potere e delle ambizioni (nella storia si colloca nel 226 a.C.).
Il Colosso di Rodi è un peplum imponente, scritto a più mani e al quale Leone diede la propria impronta nella spettacolare realizzazione, con la sequenza conclusiva cupa e drammatica, mentre la forza tragica della natura spazza via le meschinità umana; tema, quest'ultimo, ricorrente nei film epici italiani.
2. 'Il mio mulo si è offeso'
Il magnifico straniero interpretato da Clint Eastwood in Per un pugno di dollari è appena arrivato in paese, in un luogo dove la paura regna sovrana, a causa delle famiglie Baxter (che commercia in armi) e Rojo (che commercia in alcol), le quali si combattono in una guerra infinita per la supremazia. Per portare avanti il suo piano e provocare lo scontro, il pistolero torna da alcuni uomini dei Baxter, che l'avevano oltraggiato poco prima sparando verso il suo cavallo, e, di rimando, dice loro che il suo mulo "s'è le presa per quei quattro colpi che gli avete sparato tra le zampe, e adesso non sente ragioni! [...] Io l'ho capito subito che volevate scherzare, ma lui, invece, si è offeso, e ora pretende le vostre scuse..."
3. 'Quando un uomo con la pistola incontra un uomo col fucile...'
"...quello con la pistola è un uomo morto. Avevi detto così?". Lo scontro finale tra il pistolero americano e Ramon Rojo (interpretato da Gian Maria Volonté) è il culmine di Per un pugno di dollari. Un duello epico che esalta primi piani, primissimi piani e particolari, nelle inquadrature uniche che rappresentano una delle peculiarità del cinema di Sergio Leone.
"Scolpimmo il film. Devo dire che ci divertimmo moltissimo e, ciò che non guasta, ebbi anche modo, finalmente, di sperimentare certe tecniche di ripresa, certe invenzioni formali, che non avevo mai potuto sfruttare prima di allora" raccontò una volta Leone, il quale cercò di convincere, inutilmente, la casa di produzione Jolly Film a pagare i diritti per il soggetto de La sfida del samurai di Kurosawa, dal quale Per un pugno di dollari sarebbe stato tratto (La Jolly pagherà in seguito una penale). "Il film funzionava perfettamente, e presto l'avrebbe dimostrato. Non che ne prevedessi il successo, ma sentivo il film come mio: Per un pugno di dollari era la mia prima opera personale, in tutti i sensi." (brano tratto da Il Cinema Western, Libreria Universitaria Chieti, 1986).
4. 'Colonnello, prova con questa'
Si sono incontrati, prima sfidati e poi alleati, verso un obbiettivo comune. Il Monco (Clint Eastwood) e il colonnello Douglas Mortimer (Lee Van Cleef) arrivano alla resa dei conti finale con lo spietato Indio (Gian Maria Volonté), rimasto solo dopo che i due pistoleri hanno eliminato la sua numerosa banda di criminali e assassini. Uno per interesse (il Monco è un bounty killer), l'altro per vendetta (Mortimer deve vendicare la sorella uccisa), ma sarà proprio il colonnello a sfidare per l'ultima volta l'Indio, appena il carillon che quest'ultimo tiene in mano (e che apparteneva alla donna) avrà finito di suonare. Ma ad allungare l'attesa arriverà il Monco, che con il carillon di Mortimer darà la sua pistola al colonnello, il quale avrà così la possibilità di sfidare equamente l'Indio, che prima lo aveva disarmato. Finale straordinario di Per qualche dollaro in più (1965) sulle note magnifiche di Ennio Morricone, alla seconda delle collaborazioni con Leone, in un sodalizio che ha fatto la storia. Il cinema leoniano non sarebbe lo stesso senza la musica del Maestro romano.
5. L'estasi dell'oro
Il terzo capitolo della Trilogia del Dollaro rappresentò un'ulteriore sfida per Sergio Leone: tre pistoleri, una caccia al tesoro e lo sfondo storico con la Guerra di Secessione, un tema che ha da sempre avuto l'attenzione del regista. Il risultato è un altro capolavoro assoluto. Il buono, il brutto, il cattivo (1966) ha sequenze indimenticabili, le composizioni ancora più straordinarie di Morricone, e un cast che vedeva la conferma di Clint Eastwood (il Biondo) e Lee Van Cleef (il cattivo Sentenza) con l'ingresso di Eli Wallach, che aveva colpito Leone nella parte dell'antagonista Calvera ne I Magnifici Sette di John Sturges (1960). E Wallach, attore poliedrico e imprevedibile, si immedesimò magnificamente nel ruolo di Tuco, né buono né cattivo ma... brutto. E fu proprio lui il protagonista di una sequenza iconica, saggio di regia e di montaggio: quella sulle note de L'estasi dell'oro, quando i duecentomila Dollari che i tre protagonisti stanno inseguendo sembrano davvero a un passo.
6. Il Triello
Ma "duecentomila dollari sono tanti, ce li dobbiamo guadagnare". Il Biondo, Tuco e Sentenza si ritrovano nel cimitero dove è posta la tomba che nasconde il tesoro, e per aggiudicarseli è necessario sfidarsi. Un triello, parola coniata per l'occasione, ovvero un duello che diventa a tre e decreterà chi metterà le mani sui dollari. Una sequenza altrettanto spettacolare, anche questa tratta da Il buono, il brutto, il cattivo, con i piani di Sergio Leone che stringono poco alla volta sui protagonisti, fino ai particolari, per raccontare la tensione e una sfida fino all'ultimo colpo. Non senza sorprese. Il resto è storia del cinema.
7. L'arrivo di Jill
In cerca di una nuova vita e dopo aver sposato in segreto Brett McBain, l'ex prostituta Jill (Claudia Cardinale) arriva in treno da New Orleans a Flagstone, nell'Ovest. Non immagina cosa ancora la aspetta. C'era una volta il West, scritto da Leone con Sergio Donati, da un soggetto del regista romano, di Bernardo Bertolucci e Dario Argento, ha rappresentato l'omaggio al grande western americano (in particolare a John Ford, con la sequenza girata nella Monument Valley) affacciandosi però sulla conclusione ideale di un'epopea raccontata in oltre tre decenni sul grande schermo, con la firma inconfondibile di Sergio.
L'arrivo di Jill in una cittadina che sta conoscendo il progresso economico e infrastrutturale (con il passaggio della ferrovia) e il movimento della cinepresa ad aprire lo sguardo dello spettatore rappresentano un'altra magnifica intuizione registica di Leone.
8. Frank e Armonica
Un pistolero spietato e stanco, un altro in cerca di vendetta. Il duello finale tra Frank (Henry Fonda) e Armonica (Charles Bronson) in C'era una volta il West è sospeso nel tempo: mentre fuori la frenetica rincorsa allo sviluppo va avanti, la resa dei conti tra i due è finalmente giunta, inevitabile.
"Il futuro non riguarda più noi due. Io non sono qui né per la terra, né per il denaro, né per la donna. Sono qui solamente per te: perché so che ora tu mi dirai cosa cerchi da me."
"Rischi di non saperlo mai..."
"Lo so."
E la cinepresa di Leone che gira attorno, come a non voler entrare dentro alla contesa ma fungendo da spettatrice: nel frattempo Jill e Cheyenne (Jason Robards) - il bandito gentile - attendono di conoscere chi tra i duellanti varcherà la porta.
9. L'incontro tra John e Sean
Inizio '900. Juan Miranda (Rod Steiger) è un messicano a capo di un gruppo di banditi del quale fanno parte, tra gli altri, il padre e i suoi numerosi figli. Dopo aver rubato una diligenza, vedono da lontano delle esplosioni. Tra il fumo e la polvere, spunta un uomo su una motocicletta: è John Mallory, detto Sean (James Coburn), un irlandese dinamitardo ed ex rivoluzionario dell'IRA, in Messico per far saltare delle miniere. Ma questo, Juan, non lo sa ancora. Con Sean, vede inizialmente soltanto una possibilità: quella di servirsi delle sue abilità per entrare nei sotterranei della Banca di Mesa Verde, un colpo che Juan studia da tutta la vita.
Giù la testa, che inizialmente Leone non avrebbe voluto dirigere (aveva scelto Peter Bogdanovich, ma la United Artists lo convinse a prendere per sé l'opera) e che avrebbe dovuto avere nuovamente Eli Wallach protagonista (la scelta andò poi su Steiger, mentre Coburn era un attore con il quale da Leone desiderava collaborare da tempo, anche se si era pensato a Robards), rappresenta il film più politico di Leone, che sembrava essersi disamorato del West, per dedicarsi ad altro (compreso il progetto che sarebbe poi divenuto C'era una volta in America). Ma il taglio narrativo che diede al film lo motivò nuovamente. Amicizia, rivoluzione, tradimento: tematiche che in Giù la testa vengono meravigliosamente raccontate, scandite dal tema principale di Morricone. Il primo incontro tra Juan e John è da antologia.
10. Yesterday
David "Noodles" Aronson (Robert De Niro) e Maximilian "Max" Bercovicz (James Woods) sono due amici, divenuti adulti nella New York di inizio anni Venti, nell'epoca del Proibizionismo. La loro carriera di gangster sarà in forte ascesa con il passare del tempo, e, insieme agli amici Patsy e Cockeye, diverranno rispettati e temuti. Finché, nel 1933, gli eventi cambieranno tutto per sempre. Dopo oltre trent'anni Noodles, apparentemente l'unico sopravvissuto a una sparatoria, tornerà indietro per capire com'è andata davvero.
C'era una volta in America: i 30 anni del capolavoro di Sergio Leone
Il testamento cinematografico di Sergio Leone è una pietra miliare della storia del cinema. C'era una volta in America ha richiesto oltre dieci anni di lavorazione e uno sforzo produttivo imponente, quasi unico nel suo genere, per l'assoluta dedizione al progetto da parte del regista romano. La colonna sonora sublime di Ennio Morricone, un cast sontuoso e una straordinaria cura nel dettaglio rendono il film, oggi consegnatoci da Raffaella Leone - dopo l'ultimo restauro - nella versione definitiva di 251 minuti, un capolavoro inimitabile. "Un amico tradito deve sparare, non ha scelta" è una delle frasi chiave dell'opera: è proprio l'amicizia di una vita alla base di tutto, nel rapporto tra Max e Noodles. Per accompagnare la sequenza della partenza - e poi del ritorno - di Noodles a New York, saltando in un solo fotogramma 35 anni, Leone decise di utilizzare come sottofondo le note dell'intramontabile Yesterday. In quel periodo, Noodles è "andato a letto presto".
Tutta la poesia del cinema di Sergio Leone.