Cal, ufficiale di polizia, è anche riservista del corpo dei marines insieme ai suoi inseparabili amici d'infanzia. Devoto alla legge, è pronto a tutto pur di farla rispettare, anche quando ciò vuol dire andare contro ai sentimenti personali. Una sera infatti il fratellastro Oyster fa cadere accidentalmente a terra un ragazzo che lo aveva provocato e questi muore qualche ora dopo in ospedale. Tocca proprio a Cal arrestare il colpevole, per quanto Oyster sostenga di aver agito per legittima difesa. Come vi raccontiamo nella recensione di Semper Fi - Fratelli in armi, i due seguono adesso strade molto diverse. Oyster riceve una pesante condanna e in carcere si trova ad essere vittima delle angherie da parte di subdoli secondini, mentre Cal è di missione in Iraq con l'esercito americano. Al ritorno in patria, saputo della sorte toccata al fratellastro, cerca di rimediare a suo modo organizzando una missione disperata con i suoi commilitoni...
Tutti per uno, uno per tutti
I fratelli del titolo non sono tanto i due principali protagonisti, volti della medesima medaglia, bensì il gruppo di marines del quale Cal fa parte. La locuzione latina semper fidelis indica infatti la fedeltà a un corpo militare e il relativo senso di fratellanza che nasce fra i commilitoni, non a caso coinvolti nell'insensata impresa che caratterizza l'ultima parte del film. Impresa eticamente discutibile nelle sue dinamiche narrative, che cerca motivazioni di sorta in forzature narrative più o meno credibili, che riciclano per l'ennesima volta uno stereotipo tipico dei prison-movie, con la violenza da parte degli agenti di guardia e i detenuti come inermi vittime. Una situazione certamente esistente, ma qui esasperata e resa più gratuita del previsto per convogliare verso determinati eventi.
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Scelte controverse
La sceneggiatura d'altronde non va molto per il sottile e offre un ritratto monodimensionale delle varie figure al centro del racconto, secondarie incluse. La prima mezzora infatti ci introduce alle dinamiche che hanno luogo all'interno del team, esaltando questo prototipo di machismo tipicamente americano che invece di rendere i personaggi interessanti rischia di allontanarli dal grande pubblico, tra battute sessiste e situazioni rocambolesche che lasciano il tempo che trovano. Il dramma viene così svuotato delle enormi potenzialità introspettive e le stesse dinamiche familiari che legano Cal e Oyster non sono mai approfondite in una forma corretta e credibile, rimanendo ancorate a una superficialità di fondo che toglie ulteriore interesse alla storia.
Una visione poco appassionante
Storia che nella succitata mezzora finale innesca la sua anima action, con la messa in atto di quel piano folle che potrebbe costare non solo la vita ma anche l'intera carriera a questo gruppo di marines, venuti meno al loro credo di far rispettare ordine e giustizia per un ideale di fratellanza quanto mai egoistico, con il breve passaggio ambientato in Iraq usato come inevitabile giustificazione morale. Jai Courtney e Nat Wolff si impegnano ma complici le mancanze in fase di script non riescono a infondere personalità ai rispettivi alter-ego. La regia di Henry Alex Rubin, al suo secondo lavoro di finzione dopo il ben più riuscito Disconnect (2012), è qui troppo spenta per emergere sia nelle magniloquenti fasi melodrammatiche che per spiccare in una verve di genere davvero smorta se confrontata ad altre produzioni a tema, fino a quell'epilogo che lascia molto in sospeso senza raggiungere un climax degno di nota.
Conclusioni
Per una storia che parte dalla premessa di dover parteggiare per qualcuno che infrange la legge, quando in realtà dovrebbe farla rispettare, la caratterizzazione dei personaggi è troppo anonima per far sì che il pubblico si affezioni alla loro discutibile e disperata missione. Come vi abbiamo raccontato nella recensione di Semper Fi - Fratelli in armi il film mette troppa carne al fuoco, con la contrapposizione tra chi combatte al fronte e chi cerca di sopravvivere tra le mura del carcere, cercando un dualismo poco ispirato che spreca i potenziali spunti in una sceneggiatura forzata e in una messa in scena anonima, popolata da fantasmi e contraddizioni.
Perché ci piace
- Una storia potenzialmente intrigante...
Cosa non va
- ...che si perde in forzature e contraddizioni.
- Personaggi anonimi e una messa in scena priva di pathos.