Alla sua quarta esperienza dietro la macchina da presa, Sean Penn dimostra una maestria crescente con un film visivamente splendido e dal grande impatto emotivo: Into the Wild, la gemma della sezione Première della seconda Festa del cinema di Roma. Purtroppo, nemmeno gli applausi insistenti e ammirati della stampa riscono a vincere il suo atteggiamento scostante, complici anche un paio di bicchieri di troppo mandati giù nella serata di ieri. Ad accompagnare l'orso più talentuoso di Hollywood in conferenza stampa c'è il protagonista di Into the Wild, il giovane e bravo Emile Hirsch.
Complimenti davvero per il film, bellissimo e universale. Come ha scelto il protagonista?
Sean Penn: Avevo visto Emile in Lords of Dogtown e la sua fisicità mi sembrava perfetta per questo soggetto e questo personaggio. Prima di iniziare a girare abbiamo trascorso molto tempo insieme, dovevamo scoprire se aveva fame abbastanza per trascorrere otto mesi nelle condizioni richieste per le riprese. Devo dire che è stato la mia scommessa più riuscita.
Mr. Penn, lei riesce a dare profondità dilaniante a tutto quello che fa, come attore e come regista. Cosa la fa arrabiare come artista e come persona?
Sean Penn: Ci sono infinite cose che mi fanno arrabbiare, ma mi piace pensare che non sia solo questa l'origine della creatività.
Ha mai vissuto un'esperienza simile a quella del protagonista del film?
Sean Penn: Ho familiarizzato con la natura grazie alla mia esperienza con il surf, nell'oceano. Ma niente a questo livello.
Che messaggio ha questa storia per i giovani?
Sean Penn: Diciamo che forse mi piacerebbe vedere i giovani abbandonare i comfort in cui sono cresciuti e che danno per scontati per scoprire chi sono veramente. Niente di rischioso, ma avventure che facciano battere il cuore.
Il film ha diversi livelli di lettura, ma qual è il sentimento dominante che l'ha guidata nel suo lavoro?
Sean Penn: Ci sono due elementi fondamentali. Una porzione della storia riguarda indubbiamente la fuga dalla corruzione della famiglia e del mondo; ma la cosa più importante è la ricerca della verità e di sé stessi. Credo che il film sia anche una celebrazione della libertà.
Hirsch, come avete evitato il rischio di fare di questo ragazzo una specie di santo?
Emile Hirsch: L'equilibrio era possibile mantenendolo autentico, una vera persona e non un martire, quindi presentarlo come lo vedevamo veramente. Non siamo passati sopra le situazioni in cui si dimostrava immaturo o testardo. I suoi difetti servono a renderlo umano.
Come ha lavorato sulla fisicità del ruolo?
Emile Hirsch: Mi sono preparato prima delle riprese, allenandomi costantemente. Sono sempre stato atletico, ma qui si andava oltre, si trattava di affrontare le rapide, il freddo dell'Alaska e i colpi di calore nel deserto.
E' cambiato il suo rapporto con la natura?
Emile Hirsch: La mia percezione della natura è cresciuta nella gioia e nel senso di grandiosità che mi trasmette, ma c'è anche più rispetto per i pericoli sempre presenti. Quando vedi da vicino come possono andare male le cose in un attimo guadagni una nuova prospettiva su molte cose, la tua fragilità innanzitutto. Tutti credono di essere invincibili e invece basta una distrazione ed è finita.
Mr. Penn, nel film, per un attimo, si vede Bush padre, e sembra quasi che il tempo in America si sia fermato...
Sean Penn: Qualche tempo fa sono stato ad un concerto di Bruce Springsteen, e lui ha detto "Hey, guardate dove siamo arrivati! E ora stiamo tornando indietro."