Quando Sean Penn e Aaron Kaufman sono andati in Ucraina, a inizio 2021, per girare il loro film Superpower, volevano raccontare la storia di Volodymyr Zelensky in quanto attore comico di successo passato dall'interpretare il presidente dell'Ucraina in una serie tv a diventarlo davvero.
Non potevano immaginare che da lì a un anno sarebbe cominciata una guerra: il 24 febbraio 2022 la Russia ha invaso l'Ucraina. Il conflitto è ancora in corso. In quei mesi tra Sean Penn e Zelensky è nato un rapporto di stima e amicizia, che ha portato alla completa trasformazione del film che inizialmente il premio Oscar aveva in mente. Quel racconto è Superpower, appunto, ed è stato presentato in anteprima mondiale alla 73esima Berlinale.
Il produttore e co-regista Aaron Kaufman spiega subito, in conferenza stampa, che il documentario, ancora senza distribuzione per l'Italia, ha cambiato forma durante il percorso ed ha un punto di vista prettamente americano: "Zelensky per noi è stato una fascinazione all'inizio. Non potevamo immaginare la persona che sarebbe diventato. Lo abbiamo subito visto come un personaggio alla Davide contro Golia. Ha dovuto affrontare un impegno durissimo: il conflitto. E penso abbia dimostrato di essere all'altezza. Con il passare del tempo la storia che volevamo raccontare è cambiata, ma alla base è sempre Davide contro Golia. Non volevamo fare il film definitivo sulla guerra in Ucraina e sulla storia del paese stesso. Superpower ha un punto di vista molto americano, ovvero di persone che non conoscevano così bene il paese e le sue dinamiche. Le persone non sanno davvero cosa sta succedendo lì. È per questo che volevamo far capire perché è importante aiutare l'Ucraina".
Superpower: Sean Penn orgogliosamente di parte
Meno diplomatico Sean Penn, voce narrante e co-regista del film, che alla domanda se fosse disposto a raccontare in un altro film anche la versione di Vladimir Putin risponde senza mezze misure: "No, non farei un film sul punto di vista di Putin. È stato molto chiaro fin da subito per noi che non volevamo trasformare il nostro film in un palcoscenico per le sue menzogne. Avremmo fatto un servizio migliore parlando della guerra. Questo è un film di parte, perché questa non è una guerra ambigua. Putin ha già detto troppo. Non ho quindi intenzione di parlare di lui: è un criminale di guerra. Questo conflitto non si risolverà a parole. In questo momento la risposta umanitaria migliore che possiamo offrire è dare all'Ucraina missili di precisione a lunga gittata. Credo che l'Ucraina oggi sia l'equivalente dei Beatles: dovremmo continuare ad ascoltare i loro dischi fino a che non saranno liberi".
A chi gli chiede se abbia pensato al suo ruolo nella propaganda di guerra l'attore premio Oscar continua a mantenere la propria posizione senza esitazione: "Se fare propaganda significa mostrare come la vita degli Ucraini in questo momento sia stata privata di tutto ciò che la rende degna di vivere, allora sono felice di essere considerato un propagandista. Abbiamo fatto un film orgogliosamente di parte perché questa è la vera storia che abbiamo scoperto. L'arte ha un ruolo importante nelle costruzione della libertà. Per me non c'è differenza tra questi due aspetti della mia vita, che convivono: il cinema e come voglio sostenere chi combatte per la libertà".
Sean Penn e l'amicizia con Zelensky
Grazie alle riprese di Superpower tra Sean Penn e il presidente dell'Ucraina Zelensky è nata un'amicizia: "Sì, il film è diventato molto personale. Dal primo giorno di guerra, dal 24 febbraio 2022, è stato chiaro che l'obbiettivo primario fosse il presidente e la sua famiglia. Per me è stata immediatamente una preoccupazione enorme. Quest'uomo mi ha mostrato cosa significa il coraggio: è il suo volto e quello di tutti gli Ucraini. Facce che potremmo non vedere mai più. Mi preoccupo ogni giorno per lui".
L'attore ha una fascinazione totale per l'ex collega, al punto da non trovargli difetti: "Di Zelensky non mi piace che ci sia un bullo inquietante che mette in pericolo il suo paese. Mi piace invece che non ci sia minaccia in grado di spaventare lui e gli Ucraini". Penn ha anche regalato uno dei suo Oscar a Zelensky: un dono come risarcimento del fatto che l'Academy non abbia voluto farlo parlare agli Oscar dello scorso anno. Qualcosa di cui l'attore e regista non fa fiero: "L'Oscar è nel suo ufficio ed è pronto per essere fuso quando vuole. È un piccolo gesto simbolico tra due amici. Simboleggia la mia vergogna nei confronti dell'Academy, che ha preferito mostrare Will Smtih dare uno schiaffo a Chris Rock invece del più grande simbolo vivente che unisce cinema e umanità. Peggio per loro".
Sull'ingresso dell'Ucraina nella NATO la sua posizione invece è più sfumata: "Gli equilibri internazionali sono complicati. Ma da quello che ho visto c'è bisogno di aiutare l'Ucraina dandole tutto ciò che sta chiedendo. In questo caso non stanno chiedendo le truppe NATO, ma un sostengo concreto. Bisogna fare ogni sforzo per difendere questo paese invaso".
Visto il suo impegno ha mai pensato di buttarsi in politica? Anche qui le idee sono molto chiare: "Mi ricordo che hanno fatto la stessa domanda al scrittore irlandese Brian Behan: ha risposto che non potrebbe mai essere un politico perché ha soltanto una faccia".