Una certa dolcezza e un certo umorismo, in mezzo i tempi che cambiano e i lavori che si (re)inventano, provando a sbarcare il lunario in funzione di una dimensione privata il più possibile soddisfacente. Potrebbe non bastare, e dunque oggi è diventato complicato amare, convivere, lavorare, sposarsi. Addirittura, è complicato anche separarsi. Una storia estremamente solita nel panorama reale, quando le bollette scottano e l'estro personale si scontra inevitabilmente con l'affitto da pagare. Per questo, nella nostra recensione di Se mi Lasci ti Sposo, rimarchiamo subito quanto sia apprezzabile la dimensione umana del film tv, che fa parte dell'apprezzata collana Rai Purché finisca bene, giunta alla sesta edizione (gli altri titoli del 2022 sono Diversi come Due Gocce d'Acqua, La fortuna di Laura e Una scomoda eredità), e in onda ogni giovedì di dicembre in prima serata su Rai Uno (i titoli poi sono disponibili su Rai Play).
L'opera, diretta da Matteo Oletto (il suo esordio Zoran, il Mio Nipote Scemo del 2013 non era affatto male), è infatti una graziosa rom-com formato televisivo, che si rifà agli archetipi del genere (c'è una certa influenza francese) ma finalmente rivede le dinamiche di normali coppie che conducono una vita normale. Nessun attico al centro di Roma, nessuno studio legale da portare avanti, nessun nevrosi amorosa. Solo e soltanto la pura e quotidiana normalità, filtrata naturalmente dai toni garbati da prime time Rai, al netto di una naturale semplicità stilistica comunque arricchita dalla scelta di casting e dalla buona regia.
Matrimonio fake
Lo sanno bene Giulia (Sara Lazzaro) e Marco (Alessio Vassallo), coppia in crisi a cui manca anche il coraggio di farla finita. Del resto, separarsi ha un costo: le case si raddoppiano, e con esse le spese. A trent'anni la vita è precaria, impossibile, sconnessa. Lei, insegnante in balia delle supplenze, lui che continua a coltivare il desiderio di diventare un grande scrittore fantasy. Un divario che si allarga sempre di più quando Giulia si stanca definitivamente delle ambizioni di Marco. Del resto, in Italia non c'è tempo e non c'è spazio per i sogni artistici, che rischiano di far perdere l'abbrivio necessario per diventare in qualche modo parte integrante della società. Tra l'altro, come fosse una sorta di grillo parlante, Marco viene spesso seguito da una sorta di coscienza formato cavaliere, che lo indirizza e lo accompagna nelle scelte nevralgiche. Una simpatica e riuscita intuizione narrativa, unita poi alla presenza di Tommy (Emmanuel Dimayuga), un dodicenne cinese - alunno di Giulia - che condivide con Marco la passione per il fantasy. Ma, quanto le strade della coppia prendono direzioni opposte, ecco l'idea di Giulia: fingere un matrimonio solo per racimolare regali e soldi dai parenti. Una chiesa sconsacrata, un disgustoso buffet, un bizzarro prete mica tanto ecclesiastico e il gioco è fatto. Peccato (o per fortuna) che le cose non andranno esattamente come escogitato.
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Questo non è un paese per il fantasy!
Dunque, le regole del format tv Purché Finisca Bene confluiscono, senza troppi scossoni, in Se mi Lasci ti Sposo: una narrazione lineare, buoni sentimenti, una cornice caratteristica che fa da sfondo alla vicenda - e qui troviamo Palmanova, in Friuli Venezia Giulia. Tutto scorre placido e sornione, il lato romantico c'è eppure è filtrato con originalità dal soggetto firmato da Carlo D'Amicis, Davide Barletti, Giampaolo Simi e Wilma Labate. Il contesto è di facile riconoscibilità, e questo aiuta a creare quel climax coinvolgente in ottica comfort movie. Come detto, la realtà di Giulia e di Marco è qualcosa di profondamente attuale, e la verve da commedia cortese risulta adatta agli umori e ai presupposti del format Rai. Aggiungendoci poi la bravura e la credibilità di Sara Lazzaro e Alessio Vassallo, affiancati da Paolo Calabresi (nel film interpreta un irresistibile attore spiantato), Marina Massironi e Bebo Storti.
Insomma, il film tv di Oletto va preso per quello che è: una piacevole visione, nonostante la scrittura viaggi in controtendenza rispetto al classico happy ending. Ossia, in Italia non c'è spazio per i voli pindarici e l'arte non è ancora intesa come un vero e proprio mestiere, sembra dirci Se mi Lasci ti Sposo. Lo spunto di riflessione è ovviamente abbozzato e sfumato, ma c'è. Una considerazione narrativa stridente e alquanto disillusa (forse pure un tantino spiazzante), finendo per strizzare l'occhio a quelle necessità che diventano virtù (o compromessi). La morale? Bisogna accontentarsi, e mettere da parte i sogni: questo non è mica un Paese per il fantasy!
Conclusioni
Chiudiamo la recensione di Se mi Lasci ti Sposo rimarcando quanto sia un film tv caldo, tenero, semplice e lineare. Insomma, un prodotto perfetto per una serata all'insegna dei buoni sentimenti supportato da una buona regia e da un buon cast. Nonostante sia suggerito che in Italia probabilmente è meglio non inseguire i propri sogni fantasy: meglio accontentarsi!
Perché ci piace
- Sara Lazzaro e Alessio Vassallo.
- Finalmente dinamiche normali per una coppia normale.
- La regia. Un film tv ben girato.
- La figura del cavaliere.
Cosa non va
- Un dettaglio stridente: in Italia è impossibile seguire i propri sogni. Meglio accontentarsi.