Recensione Baby Mama (2008)

Tra le due attrici c'è un'alchimia eccellente, e la sensazione, in alcuni momenti, è che il film avrebbe potuto crescere imboccando una direzione leggermente diversa, andando a esplorare magari in maniera più coraggiosa i temi che avrebbero dovuto costruirne l'ossatura, la maternità e il conflitto di classe.

Se la cicogna dice no

Nei panni di Liz Lemon, il suo personaggio nella blasonata sit com 30 Rock che ha appena raccolto 22 incredibili nomination ai prossimi Emmy Awards, Tina Fey ha già affrontato il tema della problematica e febbrile ricerca della maternità: per la verità, Liz sembra aver superato la crisi nello show, e Tina è già mamma, ma c'è qualcosa, in lei, che evidentemente ne fa il perfetto prototipo della single in cerca di un bebè. O almeno così la pensa Michael McCullers, regista e sceneggiatore di questo Baby Mama, che le regala il suo primo ruolo da prima donna in un lungometraggio, affiancandola alla storica collega del Saturday Night Live, Amy Poehler.

La Fey è Kate, una manager di successo che, a un certo punto pericolosamente vicino al quarantesimo compleanno, ha iniziato a cercare di concepire un figlio senza successo, per poi scoprirsi praticamente sterile. Si rivolge allora a un'agenzia per adozioni (gestita da una longilinea e serafica Sigourney Weaver), che la mette in contatto con Angie, una giovane donna di umile estrazione sociale e in stato di gravidanza. Le due si accordano perché Kate adotti il nascituro, ma nel frattempo Angie pianta il compagno e si presenta a casa dell'aspirante mamma con tanto di valigie. Mentre fa i conti con le esigenze della sua stralunata e inelegante ospite, Kate trova anche il tempo di incontrare un piacente barista, che le darà modo di riflettere sulla sua carriera e sulla fase critica che sta attraversando.
Baby Mama è una commedia che si inserisce in schemi del tutto prevedibili, cui avrebbe giovato una maggiore volontà di rischiare perlomeno nello script e nei dialoghi. Alcune delle situazioni immaginate McCullers sono divertenti nella loro bizzarria e sfrontatezza, ma a renderle efficaci sono evidentemente solo le interpretazioni: quella di Amy Poehler anzitutto, ma anche le apparizioni piuttosto gustose della Weaver e di Steve Martin. Tina Fey invece appare imprigionata nei panni di una "maschera" della commedia romantica, e sembra abbandonarsi in maniera forse troppo fiduciosa a uno script senza fantasia, che non le lascia le stesse libertà che ha l'incontenibile Poehler. Tra le due attrici c'è un'alchimia eccellente, e la sensazione, in alcuni momenti, è che il film avrebbe potuto crescere imboccando una direzione leggermente diversa, andando a esplorare magari in maniera più coraggiosa i temi che avrebbero dovuto costruirne l'ossatura, la maternità e il conflitto di classe. Peccato che non succeda mai. Almeno, non succede qui: speriamo infatti che il buon successo domestico di Baby Mama (che ha incassato 60 milioni di dollari in USA costandone la metà) significhi che ci saranno altre chance per vedere il tandem Pohler/ Fey - che tanto ha spopolato durante l'ultima stagione televisiva grazie alla riuscita parodia di Hilary Clinton e Sarah Palin - sul grande schermo. Magari con la Fey alla sceneggiatura.

Movieplayer.it

2.0/5