Recensione L'amore ritrovato (2004)

Il film di Mazzacurati delude, non perchè sia girato male (non c'è nessun difetto vistoso), ma perchè è di una piattezza e di una prolissità che oltrepassano più volte i livelli di guardia.

Se l'adulterio diventa banale

Una normale, banale, storia d'amore clandestina: L'amore ritrovato sembra davvero tutto qui. Un altro modo di dire che il film di Mazzacurati delude, non perchè sia girato male (non c'è nessun difetto vistoso), ma perchè è di una piattezza e di una prolissità che oltrepassano più volte i livelli di guardia.

La storia è ambientata nella Toscana della metà degli anni Trenta (ma la vicenda abbraccerà dieci anni della vita dei protagonisti): Giovanni (Stefano Accorsi) è un trentenne che lavora in banca, sposato con un figlio ma piuttosto insoddisfatto e dalla passione inquieta. Fa il pendolare in treno e durante uno dei suoi spostamenti rivede Maria (Maya Sansa), una vecchia e breve fiamma di gioventù. Maria ha un passato piuttosto "allegro", ma la fiamma con Giovanni si riaccende subito e per lei ben presto non sarà solo una questione di sesso.

Da quel momento inizierà una lunga e noiosa serie di "lascia e molla": I due vivranno momenti felici insieme (soprattutto quando lui sarà ufficiale "a disposizione" dopo l'invasione dell'Africa), ma anche parentesi burrascose, dopo che Maria vedrà Giovanni in compagnia della moglie e del bambino. Sarà poi lui a innamorarsi veramente, ma sarà lei a prendere una decisione definitiva sulla loro relazione.

La storia, ispirata a un romanzo di Carlo Cassola, è davvero debole e segnata dall'inizio, senza che affiori nemmeno per un attimo l'aspettativa di uscire dal "tutto già previsto".
La fotografia è curata, come anche i costumi e le ambientazione, eppure manca del tutto la sensazione di trovarsi negli anni della guerra. D'accordo che in primo piano c'era solamente la storia d'amore clandestino, ma a parte quando Giovanni ricorda per un attimo le dure punizioni del regime fascista per l'adulterio, non c'è nessun altro accenno di contestualizzazione storica.

Altra nota negativa è Stefano Accorsi, che purtroppo sembra avere ormai in faccia lo stesso identico ghignetto incantato qualsiasi personaggio reciti e in qualsiasi situazione si trovi. A questo punto, alla luce delle sue prove più recenti, va certamente rivalutata la sua prova urlata de L'ultimo bacio. Se la cava meglio Maya Sansa, che in certe fasi è però un po' troppo solare per le vicende che sta vivendo. Per il resto le solite scene di sesso (ne occorrevano tre in quaranta minuti per spiegare che all'inizio è soprattutto una storia di pura passione più che di testa?), il solito marito che se la spassa senza voler lasciare la famiglia, la solita ragazza innamorata che si ferma solo davanti alla torta di compleanno del figlioletto dell'amato. Più che ritrovato, quest'amore sembra rimasticato.

Movieplayer.it

2.0/5