Dopo la depressione che lo ha bloccato per qualche anno paralizzandone la vena creativa, il danese Lars Von Trier fa ritorno a Cannes più agguerrito che mai, capace di rispondere a ogni obiezione con un garbato filo di voce difendendo il suo film, provocando scompiglio tra i giornalisti presenti alla conferenza stampa, già sufficientemente provati dall'esperienza della visione di Antichrist, e affermando di essere il miglior regista del mondo. A fiancheggiare il cineasta tutto genio e sregolatezza i due interpreti del film, il veterano Willem Dafoe e la coraggiosa Charlotte Gainsbourg, che qui a Cannes gioca in casa.
Mr. Von Trier, perché ha deciso di realizzare questo film? Può giustificare questa sua scelta?
Lars Von Trier - Non penso di dovermi giustificare per aver fatto un film. Qui siete tutti miei ospiti. E' quello che sento. Io lavoro principalmente per me stesso e ho fatto questo piccolo film perché lo volevo fare, non per un pubblico perciò non sento di dovere spiegazioni a nessuno.
Ma se aveva possibilità di scegliere tra una serie di progetti quello da portare a questo festival come mai ha optato proprio per questo?
Lars Von Trier - Non ho mai avuto scelta. Sono nelle mani di Dio, mi dispiace... e io sono il miglior regista del mondo.
Ho amato molto Le onde del destino e i film del Dogma, le scelte registiche, l'uso della luce e della macchina da presa nei suoi film. Ma questo lato di Lars Von Trier che è emerso è veramente strano, inusuale. Lo vedremo ancora?
Lars Von Trier - Forse si. Non so cosa farò nel futuro.
Antichrist è dedicato al regista russo Andrei Tarkovsky. Può spiegare il perché di questa scelta?Lars Von Trier - Tarkovsky è un Dio. Guardare un suo film mi manda in estasi, provo quasi una relazione religiosa nei suoi confronti da molto tempo. Io appartengo alla generazione successiva a lui e a Bergman. Mi sento molto debitore di Bergman, anche se lui invece non si sentiva particolarmente legato a me.
Il film è estremamente violento e disturbante. Come si prepara un'attrice a un ruolo di questo tipo?
Charlotte Gainsbourg - Io penso di essere pronta a tutto. Queste erano scene piene di violenza e sofferenza, sono indubbiamente difficili da girare, ma non credo che sia necessaria una particolare preparazione.
Vi sono legami tra la visione della donna nel suo cinema e nell'opera di Strindberg?
Lars Von Trier - Amo molto Strindberg, soprattutto per la sua capacità di esplorare i legami che sussistono nei rapporti tra uomini e donne, ma anche per il suo saper essere allo stesso tempo estremamente serio ed estremamente divertente.
Ha trovato una qualche forma di armonia nel girare questo film? E' stato terapeutico?
Lars Von Trier - No, non credo. Girare un film è routine, non è una terapia. Aiuta solo nella misura in cui una persona è in grado di tornare al lavoro.
Lei prima ha detto di essere il più grande regista al mondo. Vi sono altri registi che apprezza o alcuni in particolare che ritiene sopravvalutati?
Lars Von Trier - Sono tutti sopravvalutati. Io ho una consapevolezza che proviene dal mio mestiere. Probabilmente questa è una sensazione che ogni regista ha, o forse no, non saprei dire. Beh, in realtà non sono proprio sicuro di essere il miglior regista al mondo, diciamo che lo sento.
L'ironia cupa presente nel film è voluta?Lars Von Trier - L'ironia e il dramma provengono dalla medesima fonte. Quando giro un film possono manifestarsi indipendentemente.
Cosa significa per un attore essere diretto da Lars Von Trier?
Charlotte Gainsbourg - Per me è stata un'esperienza estremamente intensa. Non abbiamo parlato molto, ma sentivo che lui era speciale.
Willem Dafoe - E' stato un sogno. Charlotte ha ragione, non abbiamo parlato molto, ma ho apprezzato molto la sua compagnia e il suo sense of humor. Lars è un grande regista, capace di trarre dagli attori...
Lars Von Trier - ...il loro meglio (suggerisce a bassa voce a Dafoe, n.d.r.).
Willem Dafoe - Il suo metodo è particolare. Non permette alcun tipo di preparazione prima delle riprese. Tu entri in una stanza e inizi a recitare senza sapere se sarai nudo o vestito, dove dovrai stare e dove sarà la macchina da presa. Giorno dopo giorno inizi a essere sempre più flessibile e aperto a ogni possibilità.
Il film è ricco di immagini bellissime, ma ve ne sono altrettante di estremamente disturbanti, prima tra tutte l'automutilazione genitale della protagonista. Può spiegarci il significato di questa scena?
Lars Von Trier - E' una sorta di incubo, qualcosa legato al sesso e al senso di colpa. La scena è venuta naturalmente.
Juan Antonio Bardem diceva che lavorare con un regista è come lavorare con Dio. Cosa pensa di questa affermazione?
Lars Von Trier - No, non è vero. E' sbagliata. E' fondamentale collaborare con gli attori e con la troupe. Io cerco sempre di essere il più vicino possibile agli attori, di comunicare con loro.
La stampa si sta dimostrando ostile nei confronti di questa sua ultima opera. E' qualcosa che aveva previsto e che magari aveva deciso di provocare volontariamente?Lars Von Trier - Non credo a chi pensa al pubblico mentre realizza un film. E' una catastrofe quando la stampa critica un tuo film, ma mi è già capito. E' un buon punto di partenza per una discussione. Il mio è un cinema che divide, che viene amato o odiato senza mezze misure.
L'estremismo del suo lavoro è discutibile perché il cinema è finzione. Tutto quello che vediamo sullo schermo in realtà non sta avvenendo realmente, un cadavere non è veramente morto perciò parlare di verità estrema non ha un vero senso.
Lars Von Trier - Non sono d'accordo con lei. Nel mio cinema io cerco di raggiungere una sorta di onestà anche mentendo, ma facendolo in modo esplicito e dichiarato come è accaduto con Dogville.