Sanremo 2024: da Mahmood ad Angelina Mango, i 5 migliori videoclip musicali del Festival

La playlist di Sanremo 2024? Brani eterogenei capaci di parlare a un pubblico ampio e diversificato. E per chi è cresciuto con MTV, i videoclip sono fondamentali: ecco allora i 5 migliori video musicali dei brani presentati al Festival.

Sanremo 2024: da Mahmood ad Angelina Mango, i 5 migliori videoclip musicali del Festival

Ci sono essenzialmente tre modi per giudicare soggettivamente un brano, perché alla fine sì, la musica è tutta una questione di gusto personale. Capita dunque che un brano ti entri già in testa, ti colpisca anima e corpo, lasciando che gli ascolti successivi non facciano altro che confermare il tuo giudizio iniziale. Poi c'è un secondo caso: al primo ascolto una canzone ti lascia alquanto interdetto, se non fosse che riproduzione dopo riproduzione, questa cresca sempre più per poi colpirti come un ricordo tenuto lontano e ricomparso al primo momento di debolezza. Terzo caso: il brano non ti piace e così sarà ora e sempre nei secoli dei secoli e amen.

Sanremo 2024 John Travolta

Eppure, (r)esiste ancora una quarta possibilità che si attiva silente e inconscia nella mente di chi ha fatto parte di quella generazione cresciuta con la TV sempre accesa e sintonizzata su MTV. Un pubblico che reputa un brano musicale dotato di un elemento non più e solo accessorio, ma imprescindibile alla sua resa finale come il videoclip che lo accompagna. Affiancare, cioè, un video musicale di impatto, perfettamente in sintonia con una canzone già di per sè emotivamente forte, musicalmente coinvolgente, o da un significato testuale profondo, non può far altro che esacerbare i suoi punti di forza imprimendola per sempre tanto nella memoria personale, quanto quella collettiva. E così, se un brano ritenuto alquanto mediocre e/o sufficientemente interessante, viene accompagnato da quello strumento mediatico che va a giocare con la memoria visiva ed emotiva come un videoclip, non può che ancorarsi e crescere sempre più all'interno dell'ascoltatore/spettatore. Grazie a un videoclip, quindi, possono compiersi due dei processi sopra citati: il consolidamento emotivo di un brano, oppure la sua rivalutazione, e tutto per un giusto gioco di montaggi, raccordi, inquadrature e storytelling alla seconda che va ad armonizzarsi, o a contrastare, con quello di primo livello del brano di riferimento.

Mare Fuori Sanremo 2023
Sanremo 2024: il cast di Mare Fuori

E Sanremo 2024 è stato ad alto tasso di eterogeneità: i brani proposti spaziano dal gusto dance, a quello più melodico, segnati da ritmi martellanti, o da linguaggi di caratura dialettale come quella napoletana. Eppure, a spingere sentimentalmente ancora di più tali brani è anche l'originalità o il comparto visivo del videoclip che li accompagna. Ricordando nuovamente quanto difficile sia valutare in maniera oggettiva un brano musicale data l'alta componente soggettiva che questo contiene e preclude, per un critico - specialmente cinematografico - è molto più giusto e professionalmente etico, basarsi sulla qualità del videoclip che questo racconta. Vediamo allora quali sono i cinque migliori videoclip dei brani presentati al Festival di Sanremo.

1. Tuta Gold - Mahmood

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Mahmood

L'atmosfera da banlieue parigina, la cinepresa incapace di star ferma di Attilio Cusani, un montaggio dinamico e martellante: quella di Tuta Gold è una commistione di ingredienti amalgamati alla perfezione e perfettamente inerenti non solo al testo che traducono visivamente, ma anche al sound da cui si lasciano dominare, sostenendosi a vicenda. Il videoclip di Tuta Gold di Mahmood è un'esperienza visiva che rasenta il cortometraggio. Una danza scatenata alternata a momenti di ampio respiro, dove ogni beat, nota, o verso cantato, viene enfatizzato trascinando lo spettatore in un universo urban, fortemente rimembrante le atmosfere à L'odio. Un sottosuolo fatto della stessa sostanza di cui è fatta la periferia cittadina, di quella zona nord attraversata in jeep con i fra, che Attilio Cusani riesce perfettamente a restituire grazie a inquadrature inclinate e ralenti alternati a montaggi martellanti, senza snaturare o depotenziare il pezzo di riferimento, ma anzi, esaltandolo in ogni singolo punto, evidenziando la caratura di un brano destinato a diventare successo.

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2. L'amore in bocca - Santi Francesi

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X Factor 2022: i Santi Francesi si esibiscono nel corso della finale al Forum di Assago

È il 1924 quando René Clair realizza Entr'acte, galleria di quadri disordinati, nati da associazioni mentali del tutto scollegati logicamente gli uni agli altri, ma che una volta uniti donano quel senso di follia e libertà che lo stesso autore voleva restituire, così da sottolineare l'imprevedibilità della vita e la mancanza di senso nella nostra quotidianità. Non raggiungerà (e probabilmente non vuole nemmeno raggiungere) la liricità della poetica dadaista, eppure quel raccordo di frammenti così lontani, eppure vicini, di attimi che paiono sfuggire, come un senso di un amore lasciato in bocca, o di un inseguimento di un filo di lana lungo percorsi rocciosi e scoscesi, raccoglie molto dell'eredità di questa confusione interiore à la Clair, con dettagli ed elementi poeticamente rimembranti l'opera di Jean Vigo, o le peregrinazioni (anche emotive) dei personaggi di Ingmar Bergman. Un racconto fatto di tante tessere mentali come tante istantanee fotografiche scattate con la forza del surrealismo su pellicola onirica, che esula dal tipico racconto lineare propostoci spesso dai videoclip di brani sentimentali che fanno dei Santi Francesi la vera rivelazione (fino adesso ancora troppo sottovalutata) di questo Sanremo 2024.

3. Onda Alta - Dargen D'Amico

Dargen Damico
Dargen d'Amico in una foto alla 74esima edizione di Sanremo

In un'epoca dettata dall'individualismo e da un carattere egocentrico alimentato dal potere dei social, Dargen D'Amico fa ancora una volta a meno della controparte umana per raccontare il proprio brano. Come fu per Dove si balla, il videoclip di Onda Alta gioca tutto sull'elementarità di un Visual concept animato, così da puntare sull'universalità del racconto e al suo richiamo a una sfera infantile destinata a soccombere. Senza l'ausilio, cioè, di protagonisti umani, il regista Stefano Bertelli decide di affidare all'animazione il compito di sottolineare ogni parola del testo di Dargen per farla risaltare al di là della musica allegra e movimentata che la accompagna. E così, le forme semplici dai colori brillanti che compongono uno scenario idilliaco e ludico, vengono travolte dalla forza motrice di mezzi on movimento, svuotando ogni elemento di un proprio senso e lasciando che l'onda alta si abbatta sull'innocenza determinando la fine dei giochi. Una tabula rasa determinata dai conflitti e dagli sfruttamenti ambientali che segna e minaccia per sempre l'esistenza della vera protagonista del video: una ranocchia costretta ora a cercare casa altrove, vera e propria metafora in chiave metonimica delle condizioni estreme di vittime innocenti a opera di titani sanguinari.

4. TI muovi - Diodato

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Diodato: una foto del cantautore

La cinepresa si muove indisturbata in un unico piano sequenza all'interno di una sala d'aspetto dal gusto vintage dove il peso delle paure, dei tormenti, schiaccia sulle sedie uomini e donne ognuno con le proprie storie, ognuno con sguardi rivolti verso il basso, o dominato da gesti improvvisi e sorrisi timidi. Poi, man mano che il brano di Diodato prende il volo, e il ritornello si eleva a quell'emozione che tutto (s)muove e libera, ecco che anche questi personaggi iniziano a danzare, recidendo catarticamente quel cordone ombelicale che li teneva ancorati a un dato ricordo, a una data sensazione, a un dato pensiero. Diodato e il resto dei suoi protagonisti, si abbandonano alla forza di un'emozione, la stessa che scorre tra le note della sua canzone, sfiorando il pubblico come una dolce carezza, e lasciandolo libero di alzarsi, volare, senza stacchi di montaggio, ma in un unico, leggero, confluire di note e pensieri. Un racconto semplice, eppure poetico; ed è proprio grazie anche a questa liricità espressiva, coadiuvata dal linguaggio terapeutico di una danza corale, che il videoclip diretto da Giorgio Testi and Filippo Ferraresi riesce a toccare le giuste corde e abbattere le nostre mura difensive, prendendo per mano il brano che accompagna e lanciarlo diretto verso il cuore, senza ostacoli corporei, o razionali, facendolo battere, muovere, danzare.

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5. La noia - Angelina Mango

Angelina Mango
La Conferenza Stampa: un momento della puntata con Angelina Mango

La vestizione dell'innocenza con abiti bianchi, prima che tutto venga investito dalla "noia" e dalla sua lotta perpetrante all'interno di un animo che corre veloce nonostante i traumi e "le perle di saggezza". Colto in un ambiente domestico dai sapori mediterranei, tra il sacro e il profano, il mito e il folklore paesano, La Noia di Angelina Mango affida la propria forza iconica a un videoclip colmo di rimandi classici, mitologici e artistici, immortalato da inquadrature capovolte, inclinate e in fish-eye. Sembra ripercorrere il Lanthimos de La favorita, Giulio Rosati, per poi declinare il tutto in chiave preraffaellita con Angelina nei panni di una Gorgone eterna, i cui capelli si fanno rami di alberi pronti a graffiare la pelle come corone di spine. Un motivo di elementi che si ingarbugliano, si annodano e intrecciano come perline tra i capelli, che dal comparto visivo passa a quello musicale, dove l'armonia cambia costantemente, facendo a pugni con quella noia che prende e rende immobili le persone. Uno scarto al limite del parossismo che lo stesso video riesce a esaltare, complice la contrapposizione di colori accesi e abiti sgargianti, con un testo profondo e volto a combattere con la musica quella noia che, come Medusa, tutto pietrifica dall'interno trasformandolo in buio dell'anima.