Un gigantesco immenso selfie della co-conduttrice Chiara Ferragni, un Amadeus "sboomerizzato" e finalmente con un profilo Instagram e un Presidente della Repubblica per la prima volta al Festival, con tanto di standing ovation e inno di Mameli cantato da Gianni Morandi. La serata d'apertura della 73esima edizione del Festival di Sanremo, condotta per la quarta volta da Amadeus, potrebbe essere sintetizzata così. Con Sergio Mattarella che dal palchetto laterale assiste all'inaugurazione per poi abbandonare la sala poco dopo, con Roberto Benigni che celebra il settantacinquesimo compleanno della Costituzione e un'assenza, quella di Fiorello, che peserà almeno fino al termine della serata quando appare in collegamento dal Glass di via Asiago a Roma, dove il suo show Viva Rai 2 fino al 10 febbraio si trasformerà eccezionalmente nel dopofestival.
L'inno di Benigni alla Costituzione
"Festival della consapevolezza", lo ha ribattezzato il direttore di rete Stefano Coletta, ma ad un primo assaggio sembrerebbe essere l'edizione della stanchezza, certo fisiologica, dopo tre anni in cui Amadeus gli ha saputo ridare vitalità conquistandosi meritatamente il titolo di "rottamatore". Roberto Benigni e il suo discorso sulla Costituzione è la cosa migliore che si sia potuta vedere in questa serata; irrompe sul palco dell'Ariston con il suo incedere dinoccolato e non risparmia nessuno, nemmeno il Presidente: "Lei è al suo secondo mandato, Amadeus è già al quarto e ha prenotato il quinto, ma è costituzionale?", scherza nell'iniziale scambio di battute con il direttore artistico del festival. Poi sfodera le sue doti da mattatore e ci ricorda che "la musica leggera ha un posto enorme nella storia sentimentale dell'umanità" e che in fondo la Costituzione è legatissima all'arte, anzi "è un'opera d'arte che canta. Canta la libertà e la dignità dell'uomo. Ogni parola sprigiona una forza evocativa e rivoluzionaria proprio come le opere d'arte, perché è uno schiaffo a tutto il potere e ci dice che un mondo migliore è possibile".
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"La Costituzione - continua - è un sogno fabbricato da uomini svegli. E può accadere solo una volta nella storia di un popolo. Dobbiamo avere il coraggio di affrontare il futuro con gioia, questo ci hanno insegnato i padri costituenti", che definisce dei "visionari", uniti da un unico desiderio: "poter scrivere la Costituzione più bella che si potesse avere". Un fiume in piena, strabordante come sempre, anche quando ricorda il suo articolo preferito, così semplice e bello che "sembra scritto da un bambino". È un inno alla libertà di pensiero perché, dice, l'articolo 21 "è l'architrave di tutte le libertà dell'uomo, è il più semplice e il più forte. Dice 'Tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero'. Sembra banale, ma se l'hanno scritto si vede che ce n'era bisogno. Ci ha liberati dall'obbligo di avere paura". L'invito finale è a "leggerla, viverla e farla entrare in vigore ogni giorno". Gli applausi finali suggellano quello che con ogni probabilità è destinato a essere uno dei momenti più alti di una prima serata che entra nel vivo con le prime canzoni in gara, quattrodici in tutto, senza particolari colpi di fulmine.
Operazione nostalgia: i Pooh omaggiano Stefano D'Orazio
Premio sincerità ai Coma Cose che con L'addio, ballata che racconta la loro crisi di coppia, portano all'Ariston il momento più vero di queste prime ore di festival. Il prezzo da pagare poco dopo sarà la riesumazione dei Pooh: Roby Facchinetti, Dodi Battaglia, Red Canzian e Riccardo Fogli si esibiscono in un medley e omaggiano il batterista della band scomparso nel 2020, Stefano D'Orazio, che si materializza sul palco attraverso un video. Esibizione commovente e dal gusto nazionalpopolare, del resto siamo a Sanremo, ma non proprio impeccabile e qualcuno sui social ironizza: "Il corsivo lo hanno inventato loro". Lo spettacolo continua tra un siparietto più o meno riuscito, e l'altro, ma con un ritmo ben più lento di quello degli anni precedenti: Morandi ironizza sulle sue canzoni brutte, Amadeus esce dal teatro e se lo scorso anno gli era toccato raccattare i Maneskin a bordo di un trenino, questa volta scorta fino al palco esterno allestito per l'occasione Piero Pelù, che ripete la gag di tre anni fa e ruba una borsetta dal pubblico sventolandola poi durante l'esibizione.
Il monologo di Chiara Ferragni e la furia di Blanco
Che fine ha fatto in tutto questo Chiara Ferragni, co-conduttrice della prima e dell'ultima serata della kermesse? Eccola al suo battesimo del fuoco, mentre dà le spalle in cima alla temuta scalinata dell'Ariston, avvolta in uno scialle con la scritta "pensati libera", un monito per tutte le donne. Poi con incedere disinvolto raggiunge Amadeus e Gianni Morandi: "Sono mesi che mi esercito e faccio le scale del mio condominio", dice e viene subito da pensare in che diamine di condominio viva! Visibilmente tesa, con voce tremante e dizione non impeccabile il primo cartoncino va via; l'emozione denuncia una certa sincerità anche nel monologo di cui è protagonista, peccato che però si risolva in un siparietto tremendamente autoreferenziale con tanto di foto di famiglia al seguito. Nessuno a Sanremo sfugge al monologo, il suo è una lettera che Ferragni scrive alla se stessa bambina "che Chiara ha scritto tutta da sola", precisa Amadeus al termine di un lunghissimo discorso sull'autodeterminazione delle donne, sul sessismo, sul sentirsi mai abbastanza. "Il corpo di noi donne non deve generare odio e vergogna. - esordisce - Ogni volta che penso a te mi viene da piangere, non so bene neanche il perché, forse perché mi manchi, vorrei farti vedere quella che oggi è la mia vita. È una bella sensazione essere apprezzati da milioni di persone, ma la cosa più importante è che penso di piacere finalmente a me stessa. Ma c'è una cosa che mi fa stare male in qualunque fase della mia vita: non sentirmi abbastanza. Voglio dirti che sei abbastanza e lo sei sempre stata. Tutte quelle volte che non ti sei sentita abbastanza bella o intelligente, lo eri. Ricapiterà altre volte, questo è uno di quei momenti, è normale che lo sia. Le sfide più importanti sono sempre con noi stessi. Da donna dovrai affrontare tante battaglie: dal dover lavorare il doppio di un uomo per farti prendere sul serio al non poter vivere liberamente nel tuo corpo perché se lo nascondi sei una suora, se lo mostri sei una troia".
C'è spazio anche per la riflessione sulla maternità e sul sentirsi "quasi sbagliata ad avere altri sogni al di fuori della famiglia" perché "la nostra società ci ha insegnato che quando diventi madre hai una nuova identità già prestabilita e identificata: sei solo una mamma. Quante volte la società fa sentire in colpa le donne perché stanno lontane dai figli? Sempre. E quante volte accade con gli uomini? Mai. Noi donne siamo abituate a farci piccole di fronte a uomini insicuri e te lo dice una che ha accettato persino che qualcuno si prendesse il merito di averla inventata". Commozione, applausi e via verso il fuori programma destinato a diventare il momento stracult di questo festival, con Blanco che durante l'esibizione non sente la voce in cuffia e sfoga la rabbia sulle fioriere dell'Ariston, distruggendole tra i fischi del pubblico. Il risultato è un Morandi con scopa in mano per aiutare gli addetti ai lavori a ripulire il palco in fretta e furia. Chapeau ad Amadeus che riesce a gestire la situazione e a uscirne con un "era dai tempi di Bugo e Morgan che non succedeva una cosa del genere...". La serata tutto sommato è salva.
La classifica della prima serata
1) Marco Mengoni con Due vite Voto: 7
2) Elodie con Due Voto: 6
3) Coma_Cose con L'addio Voto: 8
4) Ultimo con Alba Voto: 4,5
5) Leo Gassmann con Terzo cuore Voto: 3
6) Mara Sattei con Duemilaminuti Voto: 5
7) Colla Zio con Non mi va Voto: 4
8) Cugini di Campagna con Lettera 22 Voto: 6
9) Mr. Rain con Supereroi Voto: 4,5
10) Gianluca Grignani con Quando ti manca il fiato Voto: 6
11) Ariete con Mare di guai Voto: 6,5
12) gIANMARIA con Mostro Voto: 6
13) Olly con Polvere Voto: 5,5
14) Anna Oxa con Sali Voto: 4
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