Nel panorama degli anime moderni, tra feroci battaglie, mondi fantasy e romantiche storie d'amore, ogni tanto spunta un titolo più particolare, che si concentra invece sulla vita di tutti i giorni e sullo sviluppo dei personaggi. Sakuna: of rice and ruin, disponibile in streaming su Netflix, aggiunge allo slice of life anche un'ambientazione intrigante e tutto il fascino di un'esistenza rurale e, per quanto dura, ricca di bellezza e gioia.
Una dea viziata diventa contadina
La vita non potrebbe andare meglio per Sakuna, giovane divinità del raccolto che può godere dei favori della somma divinità Kamuhitsuki. Ma il merito del suo benessere non è tanto di Sakuna, quanto del duro lavoro sei suoi genitori, la precedente dea del raccolto e il dio della guerra, che prima di sparire misteriosamente hanno lasciato in eredità alla figlia ingenti quantità di riso da donare come tributo alla regina degli dei.
Grazie a questo Sakuna può vivere di rendita, godendosi il lusso e la beata spensieratezza nel Regno Celeste, in compagnia della sua migliore amica Kokorowa, dea delle invenzioni, e dello spiritello Tama, manifestazione - sotto forma di cagnolino puccioso - della mitica spada infranta del dio della guerra.
Quasi troppo bello per essere vero, e infatti tutto precipita quando un pittoresco gruppo di umani in fuga entra accidentalmente nel mondo degli dei, Sakuna non riesce a farli tornare indietro e, per di più, il gruppo provoca anche la distruzione del deposito delle offerte divine.
La punizione della regina delle dee non tarda ad arrivare: Sakuna viene bandita del Regno Celeste e costretta a trasferirsi nell'inospitale Isola dei Demoni assieme agli esuli umani, proprio dove i suoi genitori avevano vissuto e poi erano scomparsi. Qui Sakuna e i suoi compagni dovranno impegnarsi per procacciarsi il cibo, cominciare a coltivare il riso partendo da zero e, come se non bastasse, difendersi dalle orde di demoni malvagi.
Inizialmente incapace di adattarsi alla nuova e dura vita, e mentre indaga sul mistero della scomparsa dei suoi genitori, Sakuna stringerà legami sempre più forti con gli umani e imparerà il valore del duro lavoro nei campi.
Tra battle e farming in Sakuna: of Rice and Ruin
Sakuna: Of Rice and Ruin (in originale Tensui no Sakuna Hime) nasce nel 2020 come un action/role-playing videogame dallo studio Edelweiss. Nel gioco assumiamo i comandi di Sakuna alternando fasi di esplorazione e combattimento a sezioni di simulazione in cui bisogna gestire le risorse e gli strumenti a disposizione per aumentare la produzione e la qualità del cibo, aumentare i poteri della protagonista e così via.
L'anime è prodotto dalla celeberrima P.A. Works (Appare-Ranman!, Kuromokuro) e riprende in maniera molto fedele il character design dei personaggi, qui affidato a Mio Fujishima, e anche il dualismo tra le fasi più d'azione, con Sakuna impegnata a esplorare e combattere, a quelle più tranquille della nuova e stancante vita della piccola e capricciosa dea e dei suoi compagni.
Proprio la parte, per così dire, di farming è quella che colpisce maggiormente: tutti i passaggi, i riti e le difficoltà della coltivazione del riso, dalla preparazione dei semi all'estenuante passaggio della semina, dalla cura dei campi all'uso del... concime naturale (in uno dei momenti più riusciti della serie) vengono trattati con attenzione e persino devozione, come è naturale che sia per l'ingrediente fondamentale della tradizione nipponica, in cui per indicare il riso in bianco e il concetto stesso di "pasto" si usa la stessa parola: gohan.
Bei personaggi e colori pastello
Probabilmente il difetto maggiore della serie è proprio l'essere così strettamente legata al folklore e alla cultura giapponese. Non solo per l'approccio animista e scintoista, per cui praticamente ogni entità o perfino concetto può incarnarsi in una divinità, ma soprattutto per l'estrema importanza che la coltivazione del riso ha nella vita stessa del popolo nipponico. Il durissimo ma necessario lavoro nelle risaie, fatto di sudore, dolore e sacrificio, rappresenta l'ossatura stessa su cui è stata fondata l'identità del Giappone, più ancora dell'estetica romantica e sanguinaria dei samurai.
Di conseguenza può apparire straniante assistere a interi episodi basati sulla necessità di estirpare erbacce e controllare l'irrigazione dei campi, ma per fortuna la serie può contare su una messa in scena efficace, con la regia del veterano Masayuki Yoshihara e la direzione artistica di Tamako Kamiyama.
Le animazioni, con un sostanzioso supporto della CG, restano fluide e piacevoli, ma la vera forza della serie è nei personaggi e nelle relazioni tra loro: dalla pestifera e viziata Sakuna al goffo Tauemon, samurai per nascita, bandito per necessità e contadino nell'animo, dalla suora esploratrice Myrthe alla piccola e misteriosa Yui fino allo scontroso Kinta, tutti i protagonisti si completano bene l'uno con l'altro, offrendo diversi approcci e spunti alla narrazione, mettendo addirittura in secondo piano la trama vera e propria legata alla missione di Sakuna a favore di uno scorcio, al tempo stesso realistico e magico, della vita nell'antico Giappone.
Conclusioni
Sakuna: of rice and ruin può essere un piacevole diversivo rispetto ai "soliti" anime basati su combattimenti o love story. A patto, naturalmente, di apprezzare storie dalla narrazione più rilassata e attenta più alla descrizione dei personaggi e della loro vita quotidiana che ai pugni o ai palpiti d'amore.
Perché ci piace
- Il design dei personaggi.
- La storia si prende il suo tempo.
- Tutto il fascino della cultura giapponese ai suoi albori.
Cosa non va
- Può essere effettivamente straniante assistere a intere puntate basate sulla coltivazione del riso.