L'aplomb britannico è inconfondibile e anche se i suoi alter ego artistici, Johnny English e Mr. Bean, sono la quintessenza della goffagine, Rowan Atkinson resta un attore poliedrico e di grande classe, capace di mettersi al servizio di personaggi esilaranti. A Roma per presentare la sua ultima fatica cinematografica, Johnny English - La rinascita, in arrivo sui nostri grandi schermi il prossimo 28 ottobre in 400 copie, l'interprete di Newcastle si è detto felice di tornare nell'amata Italia e non ha lesinato commenti entusiastici sul film diretto da Oliver Parker, una commedia estremamente godibile e divertente che arriva a otto anni di distanza dal primo film dedicato all'imbranatissimo agente segreto dell'MI7 (Johnny English, per la regia di Peter Howitt) In questo sequel il nostro eroe viene chiamato a salvare il mondo da un complotto di vaste proporzioni organizzato da tre ex spie, una appartenente al KGB, l'altra alla CIA e l'ultima, la più pericolosa e spietata, arruolata proprio nelle file dell'intelligence inglese; il loro scopo è quello di impossessarsi di una pericolosissima arma in grado di controllare le menti degli esseri umani, grazie alla quale poter uccidere il premier cinese e tenere sotto scacco il mondo. Spetterà all'improbabile spia Johnny English, di nuovo in pista dopo il penoso fallimento di una missione in Mozambico e svariati anni di esilio volontario in un monastero cinese, riportare la situazione in equilibrio. Arricchita da un cast internazionale di tutto rispetto, in cui spiccano le due interpreti femmini, Gillian Anderson e Rose Byrne, rispettivamente il nuovo capo dell'MI7 e una psicologa comportamentale che conquisterà il cuore di English, la pellicola di Parker è però costruita su misura per il suo protagonista.
Signor Atkinson, in qualche modo sente ancora forte il confronto con pellicole spionistiche più classiche come quelle di 007 o i nuovi film dedicati a Jason Bourne?
Rowan Atkinson: Rispetto all'anno di uscita del primo Johnny English non ci sono altri film di 007 o della saga di Jason Bourne in uscita, quindi ci inseriamo in un panorama stranamente scarno per quanto riguarda la presenza di agenti segreti. E questo ci lascia una maggiore libertà d'azione. Da quando i film di 007 sono diventati più duri, sembra che ci sia uno spazio maggiore per Johnny English e il suo umorismo.
Assolutamente sì. Quando ho costruito il personaggio di Johnny English la cosa che mi interessava di più era che fosse credibile, naturalmente più credibile di un modello come James Bond. Bond avrà anche dei problemi, ma possiede anche delle doti, delle supercapacità che gli permettono sempre di cavarsela. Johnny invece è più umano. Si sente estremamente fortunato a poter lavorare per i servizi segreti, ma ogni volta che deve compiere una missione deve lavorare il doppio per poter riuscire e per giustificare la fiducia che hanno riposto in lui. Penso che questa pellicola sia di gran lunga superiore al precedente capitolo proprio per questo motivo, perché il protagonista è più reale, più tridimensionale. Ha dei difetti che noi usiamo per far ridere. Ad esempio, lui non pensa di essere totalmente incapace, anzi si giudica un ottimo agento segreto, anche se la realtà è diversa da quello che spera. E' ovvio identificarsi in uno come lui, perché la gente comune non sempre è brava a fare quello che deve fare. Quindi non penso a questo film come ad una parodia, anche se il mondo dell'Intelligence si presta molto alla commedia. Il pubblico non aspetta di sentire la battuta divertente o la situazione buffa, qui c'è una storia, è un thriller comico che richiama James Bond, ma con la leggerezza di Johnny English.
Cosa c'è di nuovo in questo Johnny English?
Alcune caratteristiche del vecchio personaggio sono rimaste, ma si è molto evoluto. La sua vis comica nasce dal fatto che lui non è bravo come crede di essere, c'è quindi un divario enorme tra quello che pensa di sé stesso e la dura realtà. Nonostante questo però è profondamente coraggioso, alla fine è un ottimo agente segreto, molto determinato. Non si ferma fino a quando non ha raggiunto il suo scopo, compiuto la sua missione. E riesce a farsi amare dal pubblico proprio per questo. Quindi diciamo che è cambiato, ma si è saldamente costruito sulle fondamenta del vecchio personaggio.
A quale 007 cinematografico si è ispirato per il personaggio di Johnny English?
Il primo Johnny English era uno alla Roger Moore. C'erano tanti punti di riferimento tra i due personaggi, l'eleganza, l'autocompiacimento, l'essere molto 'british'. In questo caso forse Johnny English è un mix tra Sean Connery e Pierce Brosnan, anche se ammiro molto Daniel Craig. Una cosa è certa e cioè che tutti gli uomini vogliono essere come James Bond e Johnny English è un suo sincero estimatore, il suo è l'entusiasmo fanciullesco del dilettante che lavora nel suo mondo ideale, anche se probabilmente non è adatto.
E' un bel complimento e la ringrazio per questo, ma non posso autogiudicarmi in merito. Per me recitare significa poter raccontare al meglio una storia e se un attore è troppo focalizzato su sé stesso il risultato finale rischia di non essere buono. Un collega una volta mi diceva di sognare il momento in cui poter essere finalmente il migliore attore del cast, il più bravo di tutti, ma questa cosa non può essere vera. Ripeto, lavoriamo per raccontare una storia e tutti devono contribuire. Non mi piace recitare con persone in qualche modo limitate nel loro raggio d'azione e che non possono esprimersi al meglio. Se c'è alchimia si lavora al meglio e se questo mio atteggiamento viene concepito come generosità mi fa piacere.
Le piacerebbe interpretare la parte di un cattivo?
Beh, a Hollywood gli inglesi hanno molte possibilità di fare i cattivi, però non credo riuscirò mai ad andare in questa direzione e l'ho accettato. In realtà in Johnny English avrei dovuto anche interpetare la parte del cugino malvaglio del protagonista. L'idea era molto divertente, ma alla fine ho lasciato perdere. A differenza di Mike Myers non credo che sarei in grado di fare due ruoli nello stesso film e poi mi sarebbe sembrato di tradire lo spettatore, di incrinare la credibilità della storia. Cerco di evitare di dimostrare la mia versatilità.
Non è un mistero che lei sia un appassionato di auto. Com'è stato usare la splendida Rolls Royce automatica che si vede nel film e soprattutto com'è stato correre a grande velocità sulla sedia rotelle 'modificata'?
Allora, partiamo dalla Rolls Royce. Volevo che Johnny impiegasse una macchina inglese diversa dal solito. L'Aston Martin era stata troppo sfruttata e mi sembrava un vero cliché così ho spostato l'attenzione sulla Rolls. Sapevo che c'era un modello nuovo a disposizione con un motore V16 e dopo la nostra richiesta l'hanno messa gentilmente a nostra disposizione. Oggi non è con me, ma l'ho usata per un paio di premiere. E' davvero splendida e si sposa bene alla nuova maturità di Johnny English. Per quanto riguarda la carrozzina vi dico che è stata realmente modificata con un motore da go kart e sfiorava i 60 km all'ora, una velocità notevole per una sedia a rotelle. E' stato straordinario correre su questo giocattolo. In alcune scene sono stato sostituito da una controfigura, ma nella maggior parte c'ero io là sopra. E ho rischiato di cadere visto che il centro di gravità era molto alto.
Assolutamente no. Lo faccio solamente quando accompagno un film in promozione, e farei davvero a meno di sedermi in sala, e quando sono sul set e controllo i giornalieri. Ma anche in quel caso mi separo completamente dal personaggio che rappresento. Tengo separati i due mondi ed è una cosa che sorprende molto i miei collaboratori. Se poi entro in una stanza e al televisore c'è qualcosa di mio, esco direttamente. Figuriamoci, non ho visto neanche l'altro Johnny English!
Qual è secondo lei la commedia più bella mai fatta al cinema e che in qualche modo l'ha ispirata?
Ho sempre amato Le vacanze di Monsieur Hulot di Jacques Tati e ultimamente ho rivisto un film molto divertente, Dirty Rotten Scoundrels con Michael Caine e Steve Martin (in italiano Due figli di... ndr) e l'ho trovato molto buffo.
In questi tempi di crisi ritiene che sia ancora più difficile girare una commedia?
Vediamo prima come reagisce il pubblico. Fino adesso il film è andato bene. In ogni caso sono convinto che i film comici possano essere un antidoto alle difficoltà giornaliere. L'ultima voce alla quale si rinuncia, anche in un momento di crisi economica come questo, è il divertimento. Andare al cinema o ad un concerto, comprare un DVD è davvero importante, abbiamo bisogno di essere intrattenuti. Non posso dire che la mia unica missione di vita sia quella di rendere felici le persone, ma sarei soddisfatto se sapessi aver regalato qualche sorriso in più.
C'è un aspetto della cultura o della società italiana che trova particolarmente comico?
Non conosco la vostra realtà così bene, ma c'è una cosa che ammiro di voi ed è la sanissima flessibilità che avete nel guidare. Voi avete un atteggiamento tutto vostro, particolare. Condivido con voi la passione per le macchine e l'amore per questo tipo di guida. L'italia è il posto dove potersi godere una macchina.
C'è qualcosa di Mr. Bean o di Johnny English nel vero Rowan Atkinson?
Somigliavo a Mr. Bean quando avevo 10 anni, ma spero di aver passato quella fase!