Roma Web Fest apre i battenti con un'affluenza di pubblico inaspettata, una grande partecipazione degli addetti ai lavori e tanta creatività nell'aria. La prima giornata (l'evento si conclude domenica 29, sempre nella location del Teatro Golden nella Capitale) si è articolata su vari livelli.
Le web series presentate in questi giorni spaziano dal genere sci-fi all'horror, da produzioni amatoriali a nomi già noti, come una di quelle presentate oggi, The Last Day di Marco Costa con Matteo Branciamore (Marco de I Cesaroni). Divise per blocchi, ecco quelle proiettate durante la giornata: G&T, Job/sick, Stuck - The Chronicles of David Rea, The Ushers, Non Cresce L'Erba, Gli Scarabocchi Animati di maicol&mirco,Run Away The Series, Aglien, Revolution, Arrivederci, Mr. Coat, Gay ingenui, MASH UP!, Tutto va ben? e Youtuber$ - The $erie$.
Janet De Nardis (direttore artistico) e Maximiliano Gigliucci (direttore generale) hanno raccontato l'universo della rete e la sua evoluzione assieme agli ospiti, i volti più amati di Youtube come Matteo Bruno (aka Cane Secco di Freaks!) e gli esperti del settore come Manlio Castagna (vice-direttore artistico del Giffoni Film Festival), Daniele Borgia (executive producer di Fox Channels Italia) e Emiliana De Blasio (coordinatrice scientifica del CMCS, Centre for Media and Communication Studies "Massimo Baldini", presso la LUISS "Guido Carli" e moglie di Ivan Silvestrini). Domani è tempo di Fashion Film, mentre domenica arriveranno le premiazioni con la giuria al completo (unico assente giustificato Luca Argentero, in Egitto su un set).
Dove ci sta portando il panorama del web? Matteo Bruno: Io sono pessimista di natura ma ho fiducia nel web, anche se in Italia ci vuole ancora un po' di tempo prima che ci sia una produzione che scelga direttamente il web come piattaforma. Dalla mia esperienza ho visto che quando entrano in gioco pubblicità e sponsor si rischia il patatrac. Da un lato noi abbiamo la "sindrome da Grande Fratello", va bene purché ci si faccia vedere e si parli di noi, ma poi quando si chiede un fund crowding come quello che sto portando avanti io allora si fa fatica a racimolare anche 15 mila euro. Eppure ho 170 mila fan su Facebook: se ognuno di loro mettesse cinquanta centesimi si ritroverebbe nei titoli di coda nel progetto e il gioco sarebbe fatto!
Alcuni passi da giganti e di giganti sono però stati già mossi nel web... Daniele Borgia: Fox ha messo piede nel web nel 2009 con FlopTV, che ha scelto una linea comica. Il mercato italiano, a differenza di altri Paesi, resta difficile e l'approccio continua a sembrare complesso e farraginoso, ma qualcosa sta cambiando. Il web, d'altronde, offre una libertà totale: da noi, bestemmie a parte, si può fare di tutto.Emiliana De Blasio: Concordo: io ho scoperto questo mondo favoloso nello stesso periodo e ricordo ancora Enrico in viaggio di nozze che scriveva Stuck!
Il futuro è rose e fiori per le webseries? Manlio Castagna: Io in realtà vedo un progressivo disinteresse su Facebook nei confronti delle webseries. I ragazzi non hanno voglia di contenuti diversi: sono i produttori a sentire quest'esigenza. Le webseries non lottano più tra loro ma con lo streaming. Nell'ultima edizione di Giffoni Film Festival, Naya Rivera di Glee ha mobilitato 12 mila fan, mentre altri ospiti del calibro di Sacha Baron Cohen neppure un decimo del suo pubblico. Eppure quando è andata in onda la prima puntata della stagione cinque in America e abbiamo chiesto il giorno dopo ai fan se fossero emozionati per l'arrivo in Italia a 24 ore di distanza quasi tutti l'avevano già vista.
Cosa fa la differenza? Manlio Castagna: Prodotti come Lost in Google, pensati con una caratteristica specifica per il web. Noi di Giffoni abbiamo prodotto una webseries, She died, ma ammetto che non era un granchè. Il motivo? Non era pensata per il mezzo! Purtroppo vedo troppa gente che non riesce a produrre per il cinema e ripiega sul web, come quelli che non riescono ad abbordare la bellona e si buttano sull'amica meno affascinante. I festival diventano come gli aristocratici di Dickens o Downton Abbey a Natale, che danno pochi spiccioli ai poveri ma senza sporcarsi troppo le mani: vogliono essere giovani a tutti i costi ma hanno un buio dentro. Ecco perché invece dovrebbero essere come gli operatori del WWF, volti a promuovere un genere e a proteggerlo.
Alla luce di queste considerazioni, che bilanci si possono fare per questa giornata, a partire dall'affluenza? Maximiliano Gigliucci: Il bilancio del primo giorno ha ripagato dell'impegno di questi mesi di lavoro. La manifestazione ha raccolto 2000 adesioni/accrediti e oggi sono arrivati anche 500 studenti di alcune scuole superiori romane. I ragazzi hanno partecipato attivamente e le sale erano piene. Cinema e TV non si sono tirati indietro, soprattutto nel pitch, ossia il momento in cui abbiamo fatto incontrare 11 film maker con altrettante produzioni (come Rai Fiction, Lux Vide, Lotus e Cattleya). Ognuno di loro ha avuto 15 minuti per presentare il progetto a ciascun interlocutore in maniera separata. Si sono tutti messi in gioco o con un'idea o con progetti concreti, corredati di relativi costi. Si è creata una realtà familiare in un clima spontaneo, pieno di entusiasmo.