Gareth Edwards è un talento da continuare a tenere molto d'occhio, una scheggia impazzita a Hollywood capace di unire un'anima molto indie alle mastodontiche dimensioni del blockbuster. Lo aveva già dimostrato con il suo Godzilla, uno dei più interessanti kolossal degli ultimi anni, ricco di implicazioni diverse e con una sceneggiatura di livello decisamente più alto rispetto allo standard di quel tipo di film. Ma d'altronde di essere un regista dalla mente aperta e dalle grandi possibilità lo aveva già dimostrato con il suo folgorante esordio, Monsters, fanta-horror che nascondeva in realtà un film politico durissimo nei confronti delle politiche sull'immigrazione americane e in generale un atto d'accusa nei confronti del sistema capitalistico.
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Gareth Edwards e la Disney: la strana coppia
Proprio per questo la scelta di Gareth Edwards da parte della Disney per la regia di Rogue One: A Star Wars Story sembrava bizzarra: un regista creativo e visionario e difficile da arginare, molto libero sul set. Una libertà confermata da tutto il cast, che ha elogiato il lavoro di Edwards senza mezzi termini, al contrario, pare, della Disney stessa, che avrebbe fatto rigirare molte scene a Tony Gilroy, anche co-sceneggiatore del film. Se così è, diciamo che Gilroy non ha avuto il carisma sufficiente per far vedere la sua mano, perché Rogue One è un film decisamente di Edwards, a partire dal grande realismo che c'è nelle scene di combattimento, influenzate da quello che è stato probabilmente il più grande film sulla guerra di sempre, Apocalypse Now di Francis Ford Coppola. Ma Rogue One è in generale un film molto cinefilo, che pesca da Sergio Leone, Akira Kurosawa, Sam Peckinpah, e molto altro. Onore al merito quindi a Gareth Edwards, con cui abbiamo fatto una bella chiacchierata a Londra in occasione dell'anteprima europea di Rogue One: a Star Wars Story.
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