"Ciao, io sono una meteora degli anni '80". Questa è l'esilarante autointroduzione di Rocco Tanica, alias Sergio Conforti, pianista di Elio e le Storie Tese. "Sono il Den Harrow con gli occhiali. E' così che voglio essere ricordato!" esordisce il musicista, comparso sul palco dell'Area Movie del Lucca Comics & Games con mezz'ora abbondante di ritardo. Ma si sa che le star si fanno attendere e la star indiscussa di questa giornata della manifestazione lucchese insieme al mitico Frank Miller è proprio lui, Rocco Siffredi in persona. Rocco Tanica, amico ultraventennale del pornodivo con cui condivide il nome, è stato convocato a Lucca con il compito di introdurre Siffredi al pubblico del comics ("introdurre... e non uso questo verbo a caso" ammicca il musicista rivolgendo alla folla in delirio il primo di una lunga serie di doppi sensi) in occasione dell'uscita di Rocco, documentario in cui Siffredi mette a nudo corpo e anima.
Rocco sarà nei cinema dal 31 ottobre al 3 novembre distribuito da Bim. I giovani visitatori di Lucca Comics non sembrano esattamente il tipo di target a cui la pellicola si rivolge, eppure l'amore del pubblico nei confronti di Rocco Siffredi è trasversale. I ragazzi lo idolatrano con cori da stadio, le signore di mezzà età sgomitano per farsi i selfie con lui. Rocco Siffredi se la ride soddisfatto, più che felice di immergersi nel bagno di folla tutta per lui.
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Un documentario terapeutico
Dopo aver visto Rocco, sospettiamo che l'affetto del pubblico sia una forma di riscossa per Rocco Siffredi che nel film confessa l'ostracismo subito dalla propria famiglia dopo la scelta di diventare un pornodivo. "Per girare questo film ho impiegato due anni. Me lo avevano già chiesto prima, ma i tempi non erano maturi per svuotare il sacco. A quarant'anni non avevo molto da dire. Mi erano giunte proposte da registi italiani, ma ho declinato perché non mi fidavo. Il problema è che noi italiani abbiamo tutti il tabù del sesso. Io sono cresciuto in una famiglia tradizionalista con l'idea che avrei dovuto fare sesso con la donna che sarebbe diventata mia moglie e che il sesso serviva a fare figli. Ma "lui" mi ha assalito molto prima di trovare la donna giusta, non mi dava tregua. Le persone intorno a me, però, non mi capivano".
Rocco è un documentario sul porno, un ritratto di un uomo, ma anche un film pieno di dolore in cui aleggia costantemente l'idea dell'autodistruzione. "A sei anni ho visto mio fratello morire" racconta Siffredi. "Sognavo il diavolo perché volevo dar via la mia anima per aiutare mia madre a soffrire meno. Da dieci anni non faccio più questo sogno, forse il diavolo si è preso davvero la mia anima". Il cinema, per il pornodivo, si è rivelato una terapia per alleggerire i suoi traumi interiori: "Temevo di fare un film nel film. Non volevo che ne venisse fuori un'opera finta. I registi mi hanno chiesto di usare il francese, ma io non lo parlo così bene, sarebbe stato innaturale. Così ho imposto l'italiano. Poi ho chiesto di non rifare mai scene. Loro mi hanno seguito due anni e usavano le scene che riuscivano a registrare. Il film doveva finire prima de L'isola dei famosi, ma è stato proprio mentre giravamo che ho iniziato a pensare di andare in televisione. Aprendomi davanti alla telecamera ho capito che mi faceva stare meglio".
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La scoperta del porno
Oltre a esser amici di vecchia data, Rocco Siffredi e Rocco Tanica sono anche coetanei. Crescendo nello stesso periodo, hanno condiviso un percorso comune di scoperta del sesso. Riflettendo su come è cambiata la fruizione del porno, entrambi indicano nell'origine delle loro prime pulsioni i giornaletti porno che andavano di moda nei primi anni '80. "Li trovavo nei fossati mentre andavo al mare, a Ortona" racconta Siffredi. "Quando ho scoperto i giornaletti ho visto che un uomo poteva avere più donne nello stesso momento e ho deciso che lo avrei voluto fare anche io. Non volevo solo la mora, la bionda o la rossa. Le volevo tutte e tre insieme". A lanciare Rocco Siffredi nel giro che conta dell'industria pornografica è stato il pornodivo francese Gabriel Pontello. "Con due ragazzi, anche loro porno attori, sono andato nel locale in cui era Gabriel e me lo sono fatto presentare. Conosceva il mio nome, sapeva che l'italiano con l'uccello grande, così mi ha messo alla prova con due ragazze. Dal giorno dopo ho iniziato a lavorare".
Pur essendo noto per praticare il rough sex nelle sue produzioni, Rocco Siffredi, da estimatore delle donne, rivendica il massimo rispetto nei loro confronti e ribadisce di non amare il porno puro e semplice. "Le attrici non sono sempre disponibili, non hanno la stessa voglia, vanno tranquillizzate, ma al tempo stesso bisogna fare in modo che le persone abbiano ciò che vogliono. Il contesto le aiuta. Basta un vestito, una parrucca, qualcosa che le aiuti a creare un personaggio. Non riesco a guardare un film di pornografia pura in cui le persone si spogliano e iniziano subito a fare sesso. Ci deve essere un motivo per cui la passione si scatena". In Rocco vediamo una girandola di pornoattrici testate da Siffredi per le sue pellicole. "Il casting è il cuore del film se sbagli a mettere insieme la gente sei fregato. E' impossibile fingere il sesso se due persone non hanno chimica. Quando mi dicono di non prendere un'attrice perché è pazza non do mai retta. Sono quelle che ti danno di più perché si lasciano andare sul serio".
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