Dopo aver vinto il premio alla miglior sceneggiatura al Festival di Cannes 2019, arriva finalmente nelle sale italiane, il 19 dicembre, Ritratto della giovane in fiamme, film scritto e diretto da Céline Sciamma.
Ambientato nel '700, Ritratto della Giovane in fiamme racconta la storia di Héloïse (Adèle Haenel), ragazza appena uscita dal convento costretta dalla madre (contessa interpretata da Valeria Golino) a sposarsi, e Marianne (Noémie Merlant), pittrice a cui la nobildonna ha commissionato il ritratto della figlia, che sarà mandato al futuro sposo.
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Marianne osserva a lungo Héloïse, di cui cerca di fare il ritratto di nascosto: i colori, gli sguardi, i silenzi, i paesaggi dalla bellezza mozzafiato contribuiscono ad avvicinare le due donne, il cui rapporto è legato al dipinto. Abbiamo parlato di questa storia d'amore molto particolare in una intervista con la regista Céline Sciamma e Valeria Golino, che ci hanno spiegato quanto siano importanti i silenzi e lo sguardo dell'altro.
La video intervista a Céline Sciamma e Valeria Golino
L'importanza dello sguardo dell'altro in Ritratto della giovane in fiamme
Le due protagoniste di Ritratto della giovane in fiamme si conoscono soprattutto osservandosi, cercando lo sguardo dell'altra: qualcosa che, con l'uso massiccio dei social network, si è in parte perso nelle relazioni sociali. È qualcosa che sta impoverendo i nostri rapporti? Per la regista: "Non avevo quest'idea in testa, né quella di commentare il contemporaneo come qualcosa di degradato. Non mi piacciono queste divisioni: credo che ci siano delle dinamiche positive nell'idea di rappresentare se stessi. Finalmente viviamo in un'epoca che vede il ritorno dell'arte del ritratto e dell'autoritratto: possiamo anche vederla in questo modo. Non so quale sguardo sia vero e quale falso: io provo sempre ad amare il contemporaneo, perché se non lo si ama non si può fare questo mestiere."
Per Valeria Golino invece: "Io vorrei essere ottimista come Céline: il fatto che, in ogni momento, ciò che succede dall'altra parte dello schermo sia sempre più importante di quello che mi è vicino in quel momento mi turba."
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Il suono dell'amore è quello dell'intimità
Nel film c'è un uso interessante del sonoro: il rapporto tra le due protagoniste è scandito da silenzi e poi esplode con tutta la forza dell'opera. Qual è quindi il suono dell'amore? Per Sciamma: "Ho provato a lavorare molto sul silenzio: non è facile l'uso del silenzio al cinema. Non basta non mettere nulla, è necessario popolare il silenzio, abitarlo. Da una parte è il suono dell'amore, nel senso che si può lavorare sul suono della pelle, soprattutto la respirazione, il fiato, ma il suono al cinema è anche ciò che si ascolta. Quindi questo silenzio crea nel pubblico in sala un altro livello di attenzione per ciò che accade. Dunque per me queste sono le due facce della dinamica sonora di un film: ciò che si sente e in che modo si ascolta. Per me il suono dell'amore è il suono dell'intimità: ovvero della respirazione e della pelle, abbiamo lavorato molto su questo, soprattutto sugli effetti sonori."