"Dobbiamo fare altre foto?". Paz Vega indossa un maxi cappotto in contrasto con le temperature fin troppo miti dell'ottobre romano. Appena scopre di aver finito di posare per gli scatti ufficiali di Alice della Città, che ha ospitato l'anteprima di Rita, il suo debutto alla regia, l'attrice e regista si toglie il soprabito e svela un look casual lontano da ogni divismo. Un approccio schietto che manterrà nel corso di tutta l'intervista parlando di un esordio a lungo atteso e di una storia fortemente attuale nonostante sia ambientata nel 1984.
L'idea di diventare regista e un punto di vista specifico
Ambientato a Siviglia in una calda estate in cui la Nazionale di calcio spagnola è impegnata a cercare di ottenere il titolo europeo, il film è raccontato dal punto di vista della sua piccola protagonista, Rita - una straordinaria Sofía Allepuz -, testimone dello sfaldamento della sua famiglia per colpa di un padre violento. "L'idea di diventare regista è stata sempre con me, fin da quando ero bambina e da quando ho iniziato a lavorare nell'industria cinematografica. Ma era solo un desiderio, perché non ho studiato cinema. Ho iniziato a lavorare come attrice quando avevo sedici anni. Dopo tanti anni davanti la macchina da presa, ho sentito che avevo un punto di vista. Ho sviluppato un criterio e ho capito di essere pronta a raccontare una storia attraverso i miei occhi. Ma devo trovare quella giusta", racconta la regista.
"Me ne è venuta in mente una di violenza domestica perché molti anni fa ho fatto un film in Spagna che si chiama Solo mia che trattava proprio questo argomento. Per prepararmi al ruolo ero in una casa con delle vere donne vittime di violenza. Ero estremamente colpita dalle loro storie e ho pensato che un giorno avrei avuto bisogno di parlarne. Così ho pensato di dirigere io stessa un film su questo argomento, ma di cambiare il punto di vista e parlare delle altre vittime di queste storie: i bambini".
Rita: l'attualità di un film ambientato nel 1984
Una carriera lunga e ricca che l'ha vista esordire nel 1997 in una serie tv spagnola e conquistare un posto di primo piano nella cinematografia europea e statunitense grazie a film come Parla con lei di Pedro Almodóvar e Spanglish - Quando in famiglia sono in troppi a parlare al fianco di Adam Sandler passando per i fratelli Taviani con La masseria delle allodole. Ma trovare qualcuno che credesse in lei come regista è stato altrettanto facile?"No, al contrario", ammette Paz Vega. "Da quando ho scritto la sceneggiatura ad oggi sono passati otto anni. Trovare i finanziamenti è stato complesso. Non so se perché: forse il tema è complesso o non credevano in me come regista".
Nonostante la sceneggiatura sia ambientata nel 1984, Rita è un film estremamente e dolorosamente attuale che dimostra come il tema della violenza domestica si perda indietro nel tempo. "Ogni giorno aprendo un giornale in Spagna, in Italia, in America Latina, ovunque, trovi la storia di una donna morta per mano del marito o del compagno. Siamo nel XXI secolo e supponiamo di vivere in una società moderna. È inaccettabile. Ho deciso di ambientare il film del 1984 perché era quella l'infanzia che conoscevo. La storia però è la stessa", sottolinea la regista.
"Così ho scritto della mia infanzia, della mia città, del mio quartiere. Anche se la storia di violenza non è la mia, non è un film biografico. Ma tutto ciò che succede all'interno della famiglia è la mia storia. È come un mix di finzione e biografia in alcuni punti. È una lettera d'amore alla nostra infanzia".
Rita, la recensione: Paz Vega racconta la violenza di genere con gli occhi di una bambina
I riferimenti filmici di Paz Vega
Decidendo di focalizzarsi sullo sguardo di una bambina, Paz Vega sapeva di dover trovare una protagonista all'altezza del compito richiesto. "Abbiamo fatto un lungo cast. Ho visto circa 200-300 bambini. Ho cercato di trovare una piccola ragazza con qualcosa negli occhi perché il mio non è un film di grandi dialoghi, ma sul silenzio. E quel silenzio deve essere pieno di emozioni. Sono stata fortunata di trovare Sofía Allepuz. Aveva solo 7 anni quando abbiamo iniziato a filmare", ricorda la regista che nel film interpreta anche il ruolo della madre Mari (oltre ad essere sceneggiatrice e produttrice).
"Non è stata una mia decisione", ammette. "Non ho scritto il ruolo pensando a me. Ma il produttore mi ha detto che era meglio se ci fossi stata io davanti l'obiettivo così da avere qualche chance in più di vendere il film. Ma è stato molto difficile".
Con la macchina da presa ad altezza bambina, Rita si confronta necessariamente con tanto altro cinema che ha messo al centro uno sguardo legato all'infanzia. "A dire il vero non ho dei veri e propri riferimenti" confessa Vega. "Ma penso che aver lavorato con tanti registi in tutto il mondo mi ha insegnato a raccontare e ad esprimere le mie idee. Cerco di essere molto onesta, di creare un'atmosfera. Per me era molto importante essere realisti e forse alla lontana Rita può sembrare un film neorealista".
Un cambio di focus e una nuova regia
Nella sua attualità Rita mostra anche come nulla nella sostanza sia cambiato dal 1984 ad oggi. "Credo che il problema sia il focus che è ancora su noi donne e non sugli uomini", riflette Paz Vega. "Certe volte i governi mettono in piedi delle campagne che parlano di violenza domestica e si concentrano sempre sulle donne. Ma dobbiamo trovare una nuova prospettiva e chiamare all'appello gli uomini che compiono quelle azioni".
Quasi dieci anni per sedere dietro la macchina da presa, ma Paz Vega sta già pensando ad una nuova storia da dirigere? "Sì, racconto di nuovo una dinamica familiare, ma in un altro Paese, in un'altra cultura", ammette la regista. "I protagonisti sono due fratelli, uno di circa vent'anni e uno di sei. Parla di sogni e desideri, ma anche di morte. Anche se è completamente diverso, alcuni elementi si relazionano con Rita".