RIP, recensione: una buona scrittura per una intrigante e ironica ghost story

Alessandro D'Ambrosi e Santa De Santis confezionano un film che poggia su un buon lavoro di scrittura, e si addentra con ironia nei meandri della ghost story. Al cinema dal 23 ottobre per Filmclub Distribuzione.

Un'immagine di RIP

Ci siamo ritrovati più volte negli ultimi tempi a stupirci positivamente guardando un film italiano, perché ci sembra si stia avendo più coraggio nel realizzare qualcosa di diverso, percorrendo strade meno battute alla ricerca di quel pubblico che sembra essersi nascosto. Soltanto nel contesto limitato nel tempo della Festa del Cinema di Roma l'abbiamo pensato almeno tre volte. Una di queste è con RIP, passato ad Alice nella Città.

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Una scena del film di Alessandro D'Ambrosi e Santa De Santis

Al cinema dal 23 ottobre con Filmclub Distribuzione, il film è l'esordio di Alessandro D'Ambrosi e Santa De Santis e prova, con successo, a fare qualcosa che nel nostro paese si è visto relativamente poco: una ghost story, un film ironico e surreale che attinge a titoli e mood da anni '80 per confezionare una storia che sa sia divertire che far riflettere sulla difficoltà di apprezzare la nostra esistenza... finché non è troppo tardi.

Leonardo e un incontro "spettrale"

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Il protagonista di RIP interpretato da Augusto Fornari

Protagonista di RIP è Leonardo, autore di sprezzanti necrologi disilluso dalla vita, da una quotidianità che l'ha reso cinico e solitario. Una routine a contatto quotidiano con la morte che subisce uno scossone e viene sconvolta da un incontro fuori dall'ordinario e avventuroso con un gruppo di fantasmi che si rivelano contro ogni aspettativa energici e pieni di vita. Tra loro uno in particolare è significativo per Leonardo: quello di suo padre che gli appare giovane, estroverso e soprattutto senza alcun ricordo del suo passato da figura partenza fredda e assente. Ed è nel faccia a faccia con la morte che Leonardo può capire di più della propria esistenza e della necessità di dover superare la paura di vivere e affrontare quello che la vita ha da offrirci, nel bene e nel male.

Il protagonista di RIP, disilluso dalla vita

Una vita a contatto con la morte, dicevamo, a raccontarla, riassumerla con cinismo nei suoi necrologi. RIP ci presenta il suo protagonista Leonardo con un incipit fulminante che mette subito in chiaro due cose: chi sia il personaggio, che vita porta avanti affondando nella solitudine, ma anche la qualità di scrittura dell'opera, che si rivela con dialoghi e testi intelligenti e dissacranti. Poco importa se nel corso dello sviluppo il meccanismo ha qualche cedimento, perché nel complesso il film funziona e il suo script mette l'attore protagonista nelle condizioni di rendere il suo personaggio profondo, tridimensionale e capace di raggiungere lo spettatore.

Rip Sequenza
Un'immagine del film presentato alla Festa di Roma

Ma tutto il cast è amalgamato con attenzione, senza fermarci al solo Augusto Fornari che tratteggia uno splendido Leonardo, perché lo accompagnano in questo viaggio tra i fantasmi anche altri volti più o meno noti del nostro cinema, da Giulia Michelini a Valerio Morigi, Nina Pons, Maurizio Bousso, Caterina Gabanella, Simone Montedoro, Ernesto Mahieux e Antonio Catania. Tutti in parte, tutti efficaci indipendentemente dal tempo a propria disposizione per lasciare il segno nella storia di RIP.

Un ibrido riuscito, tra l'ironia della commedia e il surreale

Alessandro D'Ambrosi e Santa De Santis guidano l'orchestra con un sicurezza e con gusto che dimostrano passiono e strizzano l'occhio a tanto cinema anni '80, costruendo l'immagine e il mondo fantastico del film affidandosi più a trucco ed effetti pratici costruiti sul set che al digitale, muovendosi tra ironia e surreale, per divertire il pubblico con dialoghi e personaggi brillanti a loro agio nel piglio da commedia che domina la scena, ma lasciando allo stesso tempo quegli spunti di riflessione che ci accompagnano, da efficace valore aggiunto, anche al termine della visione.

Rip Fotogramma
Una scena suggestiva di RIP

Più di tutto è importante sottolineare il discorso che emerge dal racconto sulla soddisfazione e felicità in vita, da cercare, perseguire, accettare, evitando quella insidiosa e pericolosa trappola in cui tanti, troppi, cadiamo: di scorgerne la possibilità soltanto quando ci avviciniamo alla morte.

Conclusioni

Una commedia sui generis, un protagonista che funziona, una scrittura approfondita: RIP funziona, diverte e fa riflettere. Uno di quei film che ci piace scoprire e che rappresentano qualcosa di diverso nel panorama del cinema italiano che si adagia fin troppo spesso su strade già battute. Se lo script è ricco di trovate e battute che funzionano, anche la regia di D’Ambrosi e De Santis l’asseconda con guizzi interessanti nel seguire il percorso di un protagonista che parte dal cinismo e cerca di superare quella paura di vivere che lo attanaglia.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
5.0/5

Perché ci piace

  • La sceneggiatura, sia per costruzione del racconto che per dialoghi e testi.
  • L’ibridazione della commedia con la ghost story, che intriga con ironia.
  • Il cast, che sa incarnare il senso generale del racconto.

Cosa non va

  • Un paio di passaggi in cui il ritmo rallenta.